Si è tenuta presso il Palazzo Verità Poeta la cerimonia finale del prestigioso Prix Galien Italia, un’iniziativa nata in Francia negli anni ‘70 e oggi considerata alla stregua di un “Premio Nobel” in campo farmaceutico.

Pier Luigi Canonico, professore emerito e presidente del Comitato indipendente di Esperti che ha curato le valutazioni dell’anno corrente, ha dichiarato: «Nel tempo, il Prix Galien si è affermato non solo come il più prestigioso riconoscimento alla ricerca e all’innovazione in campo farmacologico, ma anche come un autentico motore di crescita per la salute pubblica. Oltre al suo impatto sulla ricerca e sull’innovazione, il premio ha svolto un ruolo cruciale nel favorire l’accesso dei pazienti a terapie sempre più efficaci, sicure e sostenibili. Attraverso il riconoscimento della ricerca che coniuga eccellenza scientifica e beneficio clinico, il Prix Galien promuove una cultura della cura centrata sulla persona, richiamando l’attenzione sulla necessità di integrare le esigenze e le preferenze dei pazienti nei processi decisionali clinici e di sviluppo. Il Prix Galien aspira sempre più ad essere un ponte tra ricerca farmacologica e industria farmaceutica, favorendo il dialogo, la collaborazione e il trasferimento di conoscenze e innovazione dal laboratorio al paziente. È in questo equilibrio tra scienza, impresa e valore umano che risiede la sua forza e la sua attualità».

Osimertinib: un approccio centrato sul paziente

È stata la terapia bersaglio osimertinib ad aggiudicarsi il Prix Galien Italia 2025 per la “Categoria Real World Evidence”. La molecola – si legge in una nota – «ha cambiato la pratica clinica del trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) con mutazione di Egfr».

In Italia, il cancro del polmone resta la principale causa di morte per tumore. Solo nel 2024 sono stati diagnosticati 44.831 nuovi casi, dato che evidenzia l’impatto di tale patologia. Osimertinib ha introdotto un approccio terapeutico innovativo, mirato e centrato sul singolo paziente.

Ricerche scientifiche hanno evidenziato un miglioramento degli esiti clinici in tutte le diverse fasi della malattia (da quella precoce fino all’avanzata/metastatica). In particolare, è stata riconosciuta alla terapia la reale efficacia e il buon profilo di tollerabilità già emersi dagli studi registrativi. Nel corso degli anni si è quindi confermato come un pilastro terapeutico lungo tutto il percorso clinico del paziente con carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) con mutazione di Egfr.

Osimertinib rappresenta un punto di svolta nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) con mutazioni attivanti del gene Egfr, migliorando significativamente prognosi e gestione clinica.

Il farmaco è progettato per inibire in maniera selettiva e irreversibile il recettore Egfr mutato, mantenendo efficacia anche in presenza della mutazione di resistenza T790M, che rappresenta uno dei principali meccanismi di fallimento delle terapie di prima e seconda generazione.

La sua capacità di penetrare nel sistema nervoso centrale, agendo anche sulle metastasi cerebrali, insieme all’ampio impiego in diversi setting clinici e al profilo di tollerabilità favorevole, confermato da dati di real-world evidence, ne consolidano il ruolo di standard terapeutico a livello internazionale.

Nuove evidenze per l’innovazione

«Questo riconoscimento conferma il valore di un percorso scientifico e collaborativo che non si è mai fermato – ha affermato Francesca Patarnello, Vice President Market Access & Government Affairs di AstraZeneca Italia – Con osimertinib abbiamo continuato a generare evidenze anche dopo la rimborsabilità, dimostrando come i dati real-world possano consolidare e ampliare i risultati dei trial clinici. I benefici osservati nella pratica, anche in popolazioni più complesse, confermano e superano le aspettative di clinici, players e pazienti, ribadendo il valore che l’innovazione farmaceutica produce per il sistema. Per il futuro – ha aggiunto – sarà sempre più importante sviluppare modelli di rimborsabilità che valorizzino le evidenze durante il ciclo di vita del farmaco, integrando in modo strutturato le valutazioni regolatorie e di Hta (Health technology assessment). Premiare la Rwe – ha concluso – manda un messaggio forte: l’innovazione non termina con l’approvazione del farmaco, ma continua attraverso la generazione di nuove evidenze».

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