In un’informativa riferita al Movimento Nazionale Liberi Farmacisti  (MNLF) si legge che Federfarma «sta valutando d’intraprendere apposite negoziazioni con altre rappresentanze di lavoratori comunque abilitate a sottoscrivere il Contratto collettivo che impegnerebbe i titolari di farmacia a corrispondere i dovuti aumenti salariali ai dipendenti.- Inoltre, nella nota si afferma che – all’esito delle prime informali interlocuzioni, dette negoziazioni sarebbero basate su presupposti ben distanti da quelle delle tre sigle sindacali sopra indicate (CGIL-FILCAMS, CISL- FISASCAT, UIL-TUCS: 360 euro richiesti, 180 offerti)».

A seguito di queste parole, il MNLF ha definito l’azione di Federfarma come un tentativo di  trasformare il rinnovo del contratto dei farmacisti privati in un’operazione di dumping contrattuale, pensata per tutelare le imprese a scapito dei professionisti.

La posizione appare in linea con l’accordo firmato lo scorso 17 giugno 2025 tra la stessa Federfarma e l’UGL Terziario che stabilisce la condivisione del vigente CCNL dei dipendenti delle farmacie private.

L’UGL Terziario, sindacato vicino al Governo, rappresenta lo zero virgola tra i farmacisti dipendenti di farmacia private.

A detta del MNLF l’operazione appare costruita per fungere da deterrente a un rinnovo del CCNL equo e dignitoso con i sindacati confederali.

Federfarma ha giustificato la propria posizione con la precarietà economica di alcune farmacie. Tale giustificazione si scontra, secondo il MNLF con la realtà dei fatti e l’obbiettività dei dati.

Il MNLF ricorda che nel 2011 dopo 22 mesi di ritardo del rinnovo del CCNL ci fu un aumento di 107 euro + una tantum, nel 2021, dopo 8 anni di ritardo del rinnovo ci furono 80 euro senza una tantum. I dati sono stati citati per evidenziare come dopo 15 anni l’offerta di 180 euro di Federfarma non coprirebbe nemmeno il 50% della perdita del potere d’acquisto dei lavoratori.