Il 9 novembre scorso è stato presentato nella Capitale il Rapporto Meridiano Sanità sulla salute globale e sullo stato di salute del sistema sanitario italiano.
Il rapporto, curato dal Think Thank di The European House – Ambrosetti, ha evidenziato, nei suoi 10 capitoli, le maggiori criticità e le principali sfide di salute da dover fronteggiare, fotografando la situazione sanitaria in essere.
Il Rapporto ha, al contempo, fornito anche un’overview sulla difficile situazione economica e la conseguente incertezza che caratterizza l’attuale momento storico che, stando alle stime, determinerà un impatto significativo sullo stato di salute della popolazione, quantificabile, a livello globale, in 2,1 anni di vita persi, complici pandemia, conflitto russo-ucraino e inasprimento delle tensioni geopolitiche.
Un altro elemento emerso con forza nel corso dei lavori è stato il crescente e indissolubile legame tra salute, clima e ambiente, che pone sempre più al centro della riflessione la necessità di un approccio One Health che consideri la salute umana all’interno di un sistema più ampio di cui fanno parte anche la salute animale e l’ambiente.
Tra i principali argomenti trattati: la salute all’interno della Comunità, il percorso verso gli indicatori di salute SDGs – Sustainable Development Goals dell’Agenda ONU 2030, l’antimicrobico resistenza, il valore delle politiche di prevenzione.
Uno specifico capitolo è stato poi dedicato alla Missione 6 Salute del PNRR e ai settori industriali che sono alla base del Sistema Sanitario Nazionale: i farmaci e i dispositivi medici.
Non solo sanità per il miglioramento della Salute
Dal rapporto, e ancor più dagli interventi che si sono susseguiti in una intensa giornata di lavori, è emerso come la salute non sia soltanto il frutto di determinanti biologici ma anche di un mix di elementi altri: sociali, economici, politici.
La salute è difatti interconnessa strettamente con l’ambiente in cui si vive, come pure la pandemia Covid-19 ha messo in risalto evidenziando le differenze che dividono il Nord e il Sud del mondo. Basti in tal senso pensare alla qualità dell’aria e ai fattori ambientali che da soli impattano per il 25% del ‘burden of disease’ globale.
Nell’ambito dei Sustainable Development Goals del 2030 la cattiva qualità dell’aria rappresenta un punto particolarmente critico per il nostro Paese all’interno del contesto europeo. Secondo le ultime stime della European Environmental Agency, infatti, il 17% dei decessi per inquinamento registrati in Europa si verifica in Italia (1 su 6).
Pandemia, povertà ed esclusione sociale: coniugare interventi sociali e sanitari
Il Sustainable Development Report 2022 ha evidenziato che la pandemia ha segnato una battuta d’arresto sui fattori di crescita sostenibile.
Ma non basta. Inoltre, sempre con riferimento al medesimo anno, il rapporto Istat ha evidenziato che la povertà in Italia ha sfiorato il 10%, con 1,4 milioni di under 18 che vivono sotto la soglia di povertà. Si tratta di elementi su cui riflettere, per i quali sono necessari interventi complessi.
Non a caso nel 2021 l’Italia si è posizionata tra i primi 6 Paesi per popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale, con 1 cittadino su 4 che viveva al di sotto del 60% del “reddito mediano”, preceduta solo da Romania, Bulgaria, Grecia, Spagna e Lettonia.
Fumo, obesità, alcool sono problematiche che sempre più coinvolgono le giovani generazioni, mentre tra i senior la solitudine e l’isolamento sociale hanno prodotto un incremento della mortalità prematura per decadimento cognitivo e patologie cronico-degenerative, il che evidenzia la necessità di interventi che favoriscano un contesto sociale più favorevole e inclusivo.
Garantire la prossimità: il ruolo delle tecnologie
Per garantire salute è necessario costruire una rete che consenta anche la dimissione precoce di pazienti anziani e fragili dalle strutture ospedaliere, una comunità di prossimità basata su medici di medicina generale, farmacisti, assistenti sociali, parrocchie, in un mix efficace di sociale e sanitario.
Nell’analisi di Meridiano Sanità sul posizionamento del nostro Paese nel percorso verso il progresso sostenibile rispetto agli Obiettivi delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030, emerge tuttavia come rispetto all’Obiettivo 3 – “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” –, si registri un andamento medio nazionale positivo nella maggior parte degli indicatori analizzati, frutto anche delle diverse iniziative intraprese dal Ministero della Salute nell’ultimo anno e della centralità data al tema della salute durante l’emergenza pandemica. È tuttavia necessario segnalare come siano ancora presenti forti disomogeneità territoriali.
Le nuove tecnologie giocano un ruolo cruciale nell’accorciare le distanze, tanto che anche il concetto di ‘vicinato’ risulta in evoluzione. La prossimità è stata aumentata dalle tecnologie e da soluzioni come la robotica, la domotica assistenziale, i device indossabili.
La pandemia stessa ha dato un importante impulso all’innovazione, garantendo test e vaccini in tempi rapidissimi e una forte spinta all’utilizzo della telemedicina e a quello delle strumentazioni digitali, rispetto alle quali in Italia si era ancora molto indietro.
Territorialità e digitale dovrebbero consentire un accesso più equo ai servizi consentendo un superamento delle diseguaglianze, ‘senza lasciare indietro nessuno’.
Con la pandemia è del resto aumentata anche in modo significativo la consapevolezza da parte dei cittadini circa l’importanza di tutelare la salute globale, intesa come benessere psicologico, superamento delle diseguaglianze e accesso al sistema sanitario nazionale. Temi questi ribaditi con forza nel nostro Paese e portati avanti dal DM77 che punta ad una riorganizzazione del SSN in ottica di prossimità, partecipazione, comunità.
Ricerca e Sviluppo, leve di crescita per il Paese
La spesa in Ricerca e Sviluppo, leva fondamentale per la crescita nel lungo periodo, si è attestata all’1,53% del PIL nel 2020 rispetto al 2,31% della media europea.
Il Covid-19 ha agito come elemento importante verso un maggiore riconoscimento dell’importanza della scienza e dell’innovazione per la salute globale, ma serve un impegno più marcato nel settore R&S, anche perché non è più possibile distinguere l’impegno nella ricerca dallo sviluppo economico di un Paese.
In Italia, attualmente, è stato ricordato, esistono diverse fonti di finanziamento, il tutto in assenza di un sistema unico di anagrafe. Ne consegue la possibilità che diversi progetti vengano replicati.
Il PNRR si pone ora come un’occasione straordinaria da non sprecare: cruciale, in tal senso, sviluppare partnership per dar vita a grandi studi clinici. Investire in ricerca vuol dire fornire opportunità occupazionali alle future generazioni, ma ancor più disporre di terapie geniche, car-T e farmaci biologici in terapia combinata, per poter affrontare le più gravi malattie del nostro tempo.
L’Italia è il primo hub industriale europeo a livello farmaceutico. Tuttavia, la ricerca non può essere regionale e per filiere. La politica è chiamata a coordinare gli interventi in modo organico e guidare la macchina, anche grazie ad un ammodernamento del sistema regolatorio.
Le risorse per la sanità, ancora troppo esigue
Per quanto riguarda le risorse destinate alla sanità, le stesse permangono del tutto insufficienti.
Infatti, anche nel 2021 l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL si è attestata a valori molto inferiori rispetto alla media dei Paesi europei (7,2% dell’Italia vs. l’11% della Germania e il 10,3% della Francia), così come la spesa sanitaria pubblica pro capite a parità di potere d’acquisto (2.580 euro dell’Italia vs. 5.370 euro della Germania e 3.916 euro della Francia).
La spesa sanitaria pubblica dovrebbe aver raggiunto il suo picco nel 2022 per poi diminuire a partire dal 2023, con il raggiungimento di un’incidenza sul PIL, nel 2025, pari al 6%.
Risorse queste insufficienti, in valore assoluto, per recuperare il gap di spesa nei confronti dei principali Paesi competitor e per far fronte allo scenario prossimo futuro legato al complessivo invecchiamento demografico della popolazione ed alla denatalità.
Le politiche di prevenzione e il divario regionale
Il report ha evidenziato un marcato divario tra Nord e Sud del Paese. La Regione con l’aspettativa più alta di vita in buona salute, pari a 67,2 anni, è emersa essere la Provincia Autonoma di Bolzano, seguita dalla PA di Trento con 65,5 anni; di contro, il dato più basso è stato rilevato in Calabria, con 54,4 anni.
L’indice realizzato da Meridiano Sanità per la misurazione delle performance regionali è composto da 3 indicatori: l’Indice dello Stato di salute, l’Indice dei determinanti della salute e l’Indice di mantenimento dello stato di salute.
Più in generale, è stato riscontrato che le regioni che ottengono i punteggi migliori per quanto riguarda i determinanti dello Stato di salute hanno anche i punteggi più elevati nel mantenimento dello stesso.
Con riferimento all’incidenza dei tumori, il tasso di prevalenza più basso è stato registrato in Molise, pari all’ 8,7%. In merito alle malattie cardiovascolari, la prevalenza più bassa è stata quella della Liguria (4,9%) mentre Sardegna e Campania hanno registrato tassi più alti per le malattie cardiovascolari, il diabete, le demenze.
Per quanto attiene alla prevenzione, ancor più forte è emerso il divario Nord-Sud. Nello specifico, le performance migliori sono state quelle di Emilia-Romagna, Umbria e Toscana, mentre Calabria e Provincia di Bolzano le più basse; la P.A. di Bolzano è stata penalizzata soprattutto dai bassi tassi di copertura vaccinale in tutte le fasce d’età.
Ad accentuare un divario già presente il Covid, che ha rallentato ulteriormente le attività di screening delle regioni del Meridione, con effetti drammatici nel medio-lungo termine.
Ad esempio, in Emilia-Romagna il 75,1% delle donne ha effettuato una mammografia nel periodo 2020-2021 mentre in Calabria tale percentuale si è attestata ad appena il 12,8%.
A livello di efficacia efficienza e appropriatezza, ancora una volta si sono distinte l’Emilia Romagna e la Toscana, mentre i punteggi più bassi sono stati registrati dalla Sardegna e dalla Campania.
Anche a livello di comportamenti individuali, i cittadini più virtuosi nella tutela di una buona salute hanno trovato collocazione al Nord, mentre le regioni del Sud sono risultate tutte sotto la media, con Basilicata e Campania con i tassi maggiori di sovrappeso, obesità e sedentarietà.
Uno sguardo al futuro
Alla luce di quanto emerso le risorse stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in particolare quelle assegnate al raggiungimento degli obiettivi della Missione 6 Salute, rappresentano una grande opportunità di messa in sicurezza del sistema, dal momento che mirano non solo a rispondere alle vulnerabilità emerse durante la pandemia Covid-19 ma anche a ripianare le difficoltà preesistenti grazie al rafforzamento delle infrastrutture e alla digitalizzazione dei servizi sanitari.
Dei 18,51 miliardi di euro previsti dal PNRR e dal Fondo Complementare nella Missione 6, ben 16,53 miliardi di euro (89,3%) sono territorializzabili, a testimonianza del ruolo centrale delle Regioni nel processo di rafforzamento della prevenzione e dei servizi sanitari, della modernizzazione e della digitalizzazione degli stessi.
Inoltre, le attività di promozione e prevenzione, sia primaria che secondaria, risultano fondamentali per aumentare gli anni vissuti in buona salute.
Prevenzione e innovazione rappresentano dunque i due capisaldi a cui guardare per il mantenimento del sistema e la preservazione della salute dei cittadini.