Il 6 novembre 2025 è stato un giorno storico per il settore, segnando lo sciopero nazionale di 24 ore dei farmacisti dipendenti delle farmacie private.

La mobilitazione, indetta unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, ha coinvolto oltre 60 mila lavoratrici e lavoratori su tutto il territorio nazionale, inviando un segnale inequivocabile alla parte datoriale e alle Istituzioni.

L’astensione dal lavoro ha avuto un obiettivo primario e non più procrastinabile: il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – CCNL, scaduto ormai dal 31 agosto 2024.

Le ragioni alla base della protesta: riconoscimento professionale e non solo economico

Le motivazioni alla base della protesta non sono state solo economiche, ma hanno toccato la dignità e il riconoscimento professionale. Sul tavolo negoziale, la trattativa si era interrotta a causa di una profonda distanza tra le parti, in particolare sulla proposta di aumento salariale.

A fronte di una richiesta sindacale ritenuta necessaria per adeguare gli stipendi al costo della vita e all’inflazione, l’offerta avanzata da Federfarma era stata giudicata insufficiente. Il divario non riguarda, però, soltanto la busta paga, ma l’urgenza di riconoscere concretamente il ruolo evoluto del farmacista all’interno del modello della Farmacia dei Servizi, dove le responsabilità in termini di consulenza, prevenzione, campagne vaccinali e attività di prossimità sono aumentate esponenzialmente negli ultimi anni. I farmacisti lamentano ritmi di lavoro intensi e una carenza di personale che grava pesantemente sui professionisti in servizio.

La sollecitazione istituzionale: FOFI e “l’indennità di funzione sanitaria”

All’indomani dello sciopero, la risposta del mondo ordinistico non si è fatta attendere. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani – FOFI, è intervenuta sollecitando un’immediata ripresa del confronto tra organizzazioni sindacali e datoriali.

La Federazione, pur non avendo per legge un ruolo diretto nella contrattazione, si è dichiarata disponibile a promuovere un dialogo costruttivo, sottolineando in un comunicato stampa l’urgenza di dare una risposta tempestiva alle aspettative dei colleghi.

Il punto centrale dell’appello della FOFI è la necessità di riconsiderare l’inquadramento contrattuale dei farmacisti dipendenti, spingendo per il passaggio al comparto sanitario.

Nell’immediato, la Federazione auspica l’introduzione di una specifica “indennità di funzione sanitaria” che possa riconoscere e valorizzare in maniera tangibile le competenze e le funzioni che i farmacisti collaboratori svolgono quotidianamente nella sanità di prossimità.

Prospettive e dialogo: le proposte dell’ordine umbro

Similmente, anche gli ordini territoriali hanno espresso la loro partecipazione al dibattito.

L’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Perugia, in una nota del 9 novembre 2025, ha manifestato attenzione e partecipazione al confronto in corso, auspicando che si possa giungere in tempi brevi a una soluzione condivisa.

L’Ordine umbro ritiene che un dialogo costruttivo e continuativo sia la via più efficace per trovare un equilibrio tra le legittime aspettative dei professionisti e le esigenze organizzative delle farmacie.

Similmente alla FOFI, l’Ordine di Perugia ha ribadito la propria disponibilità a fungere da soggetto istituzionale di raccordo e supporto al dialogo, sia a livello locale che nazionale. L’auspicio è che il futuro assetto contrattuale possa finalmente valorizzare le nuove competenze sanitarie del farmacista – dalle attività di telemedicina ai test diagnostici, dalla partecipazione alle campagne vaccinali alla presa in carico del paziente cronico – riconoscendo il contributo concreto che queste funzioni apportano al sistema sanitario territoriale. In tale prospettiva, l’Ordine considera positivamente un percorso condiviso di aggiornamento e allineamento del profilo professionale del farmacista al comparto sanitario, anche attraverso strumenti contrattuali specifici che ne valorizzino le specificità.

La sfida del riconoscimento

 Lo sciopero del 6 novembre ha dunque riacceso i riflettori su una categoria professionale essenziale, ma in attesa da troppo tempo di un riconoscimento contrattuale che ne rispecchi il valore sul campo.

Le istituzioni professionali, dalla Federazione agli Ordini provinciali, spingono per una soluzione rapida e, soprattutto, per un inquadramento che rifletta la realtà di una professione che è ormai parte integrante e irrinunciabile del Servizio Sanitario Nazionale.

La sfida ora è riportare Federfarma e i sindacati al tavolo, trasformando la tensione della piazza in un accordo che garantisca dignità, adeguatezza salariale e la serenità operativa necessaria per proseguire nell’evoluzione della farmacia italiana.

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