Antibioticoresistenza, il caso virtuoso della Campania

In Campania sono state messe a punto alcune azioni a partire dalla redazione di linee di indirizzo per l’attuazione di programmi sull’antibioticoresistenza che coinvolgono Asl, AO, Aou e Irccs del Sistema Sanitario Regionale

In Italia il Piano Nazionale per il Contrasto all’AntibioticoResistenza (Pncar),  valido per il triennio 2017-2020, rappresenta la strategia per far fronte all’aumento della problematica e alla diffusione di microrganismi resistenti agli antibiotici. Il Pncar prevede uno sforzo di coordinamento nazionale, obiettivi specifici e azioni programmate, che devono essere recepite dalle singole regioni.

In Campania sono state messe a punto alcune azioni a partire dalla redazione di alcune ‘Linee di indirizzo per l’attuazione di programmi di Antimicrobial Stewardship e per l’implementazione locale di protocolli di terapia antibiotica, rivolte alle ASL, alle AO, alle AOU e agli IRCCS del Sistema Sanitario Regionale della Campania’. Preso atto di specifiche criticità – la mancanza dell’infettivologo in molti ospedali; la disseminazione protocolli e l’implementazione protocolli locali; la mancanza di protocolli di infection control; l’elevato consumo di antibiotici sul territorio – sono state decise diverse azioni:

  • formazione di un team multidisciplinare nel quale sia rappresentata ciascuna area clinico-assistenziale e diagnostica (infettivologi o altri clinici esperti di terapia antimicrobica, microbiologi, farmacisti, medici ed infermieri con esperienza in infection control);
  • in ambito ospedaliero: limitare l’utilizzo dei carbapenemi, ricorrendo a regimi terapeutici alternativi che consentano di preservare l’utilizzo mirato degli stessi Carbapenemi, con il supporto del referto microbiologico;
  • in ambito ospedaliero e territoriale: contenere l’uso inappropriato di Fluorochinoloni e di Cefalosporine, poiché il consumo delle due classi registrati negli ultimi anni in Campania sono tra i più alti d’Europa e il PNCAR prevede come indicatore di processo una riduzione entro il 2020 del consumo di Fluorochinoloni almeno pari al 10%,
  • favorire i percorsi di diagnosi rapida, utilizzando anche gli esami point of care per la diagnosi rapida di: Faringite streptococcica (test su tampone faringeo); Polmonite ed infezioni invasive da Pneumococco (test rapido su urine); Polmonite da Legionella (test rapido su urine); Influenza (test su tampone nasale).
  • campagne di comunicazione sul modello OMS, che coinvolgono utenti, medici di medicina generale, farmacisti, Ordini dei Medici;
  • formazione gratuita rivolta a medici, farmacisti, biologi a partire da ottobre 2018; confluenza sulla piattaforma ICAAROweb dei dati regionali di consumo degli antibiotici e appropriatezza d’uso (tutte le Aziende posso attingere report e implementare un sistema di autovalutazione).

“Dopo la stesura delle linee guida, è iniziato il processo di ‘disseminazione’ delle informazioni” ha commentato Giovanni Battista Gaeta, professore ordinario e direttore UOC Malattie Infettive dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli. “Il processo di condivisione di informazioni, è fondamentale, ed è il primo step di una catena di eventi che prevedrà anche il coinvolgimento dei medici sul territorio, dei farmacisti, e non per ultimo un’opera di sensibilizzazione delle persone. È fondamentale sottolineare che spesso sono i pazienti stessi che premono per la terapia antibiotica, o che recuperano gli antibiotici rimasti a disposizione da precedenti terapie, utilizzandoli quindi in maniera impropria e favorendo in tal maniera l’aumento delle resistenze. Per dare un’idea del problema: in Campania abbiamo il 40% di streptococcho pneumoniae resistente ai più comuni antibiotici come i macrolidi. Invece i chinolonici risultano spesso inefficaci perché i Coli che circolano sul territorio hanno una resistenza nel 40-50% dei casi”.

Per essere parte della soluzione, ogni attore deve tenere fede a una responsabilità che dipende direttamente dalla funzione che ricopre: i medici e i ricercatori per quanto riguarda l’appropriatezza e la ricerca; le istituzioni per l’attuazione e la sostenibilità; i farmacisti, gli infermieri e il personale ospedaliero per il rispetto dei protocolli; i pazienti e i caregiver per i comportamenti corretti e il rispetto delle indicazioni del medico; giornalisti per la corretta informazione.