Nell’ultimo anno il benessere psicologico degli italiani è complessivamente peggiorato, con un saldo negativo del 15%. La condizione economica impedisce a un italiano su 10 di richiedere aiuto psicologico a un professionista. L’86% vorrebbe l’introduzione dello psicologo a scuola; l’89% ritiene che l’assistenza psicologica sia un diritto pubblico e che dovrebbe essere accessibile gratuitamente. È quanto emerge dall’indagine Piepoli realizzata per il Cnop

Il benessere psicologico degli italiani stenta a ri-decollare nel post-pandemia. Rispetto a un anno fa difatti più di 1 soggetto su 4, pari al 26% ritiene sia peggiorato, il 59% dichiara sia rimasto uguale, l’11% ha notato un miglioramento. Il saldo complessivo si attesta al -15%, anche se gli impatti negativi peggiori si riscontrano nel target 35-54 anni e tra gli over 55.

Tra le fonti principali di stress, la condizione economica figura al primo posto per entrambi i sessi (24%), in modo leggermente più marcato negli uomini rispetto alle donne (26% vs. 23%). Seguono: la salute fisica (14%), l’aumento dei prezzi e delle bollette (13%), la situazione lavorativa (13%), l’organizzazione famiglia-lavoro (9%) e la guerra tra Russia e Ucraina (6%).

Un italiano su 10 vorrebbe rivolgersi a uno psicologo, eppure è costretto a rinunciare alle cure per ragioni economiche. È quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop), su un campione rappresentativo della popolazione italiana di uomini e donne over 18.

Gli italiani e il supporto psicologico

Più nello specifico, quasi 1 italiano su 5 si è rivolto a uno psicologo, pari al 17%, anche se tale percentuale aumenta in modo significativo tra i giovani del target 18-35 anni, andando a toccare il 25%; il 14% non si è rivolto allo specialista, anche se ritiene che “avrebbe dovuto”.

Una percentuale consistente ha dichiarato invece di non averne avuto bisogno (61%) oppure di avervi rinunciato per via della spesa eccessiva (9%). Ancora, ben il 47% si rivolgerebbe a un esperto in caso di problemi di natura psicologica, mentre il 38% ne parlerebbe prima con le persone care.

L’effetto della pandemia sulla gestione dei problemi psicologici

Per il 58% del campione il rapporto con i problemi psicologici è cambiato con l’avvento della pandemia: si è più propensi a chiedere aiuto (26%), si parla più facilmente dei problemi psicologici (20%), con meno vergogna (20%) e si affrontano più apertamente certe questioni (18%).

A conferma di questo cambio di passo culturale rispetto ai problemi psicologici e alla loro gestione, emerge che a desiderare l’introduzione dello psicologo a scuola sono ben l’86% dei cittadini, mentre quasi il 90% (89%) ritiene che l’assistenza psicologica sia un servizio che dovrebbe essere reso gratuito e accessibile per tutti attraverso il Sistema sanitario nazionale.