I dipendenti delle farmacie di Roma e del Lazio sono scesi in piazza, per la prima volta nella Capitale, lo scorso 1° luglio per uno sciopero di 4 ore, portando alla chiusura delle farmacie dalle 8.00 alle 12.00. L’agitazione è dovuta ai disagi determinati dalla carenza di personale, e alla richiesta di un aumento salariale equo a Federfarma.
La protesta si inserisce nelle numerose mobilitazioni promosse in tutta Italia.
Di fronte a un contratto “fermo al palo” e la richiesta di aumento salariale, Federfarma ha risposto proponendo un aumento di appena 120 euro per il prossimo triennio. Cifra, quest’ultima, giudicata dai sindacati dei dipendenti delle farmacie «inadeguata e irricevibile», oltre che «completamente scollegata dalla realtà economica del settore e dalle legittime aspettative di farmaciste, farmacisti e addetti delle farmacie private che ogni giorno garantiscono un servizio essenziale alla cittadinanza».
Le ragioni alla base della protesta
Alla base della protesta c’è la richiesta di un rinnovo equo del contratto e un giusto salario. I farmacisti sono figure professionali caratterizzate da grande competenza oltre che da una formazione specialistica avanzata che oggi reclamano un riconoscimento dei propri diritti.
Normare la farmacia dei servizi
Tra le altre questioni ci sarebbe anche la necessità di normare la farmacia dei servizi che, proprio nel periodo pandemico Covid-19 ha determinato, per le farmacie, una esponenziale crescita di fatturato, di cui almeno una parte – stando ai giovani farmacisti scesi in piazza – andrebbe riconosciuta a chi ha contribuito in modo determinante a favorire quella crescita.
Claudia Delfini, funzionaria del sindacato Fisascat Cisl Roma Capitale ha spiegato: «Federfarma ci ha informato che i 120 euro offerti per il rinnovo del contratto non sono un dogma, ma che i 360 euro da noi proposti sono una cifra troppo alta. Ci attendiamo una proposta e di essere riconvocati a livello nazionale altrimenti siamo disposti a continuare la mobilitazione».


