È stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il nuovo Piano nazionale Cronicità: un documento strategico, programmatico, che ri-disegnerà la gestione delle malattie croniche in Italia nei prossimi anni in tema di prevenzione e integrazione tra servizi sanitari e sociali.

L’obiettivo è garantire alla popolazione una continuità assistenziale sul territorio tramite percorsi multidisciplinari, sanità digitale in relazione a una condizione clinica, quella delle cronicità, in costante aumento con ulteriori stime in crescita dovute all’invecchiamento demografico e alle evoluzioni terapeutiche che hanno consentito di stabilizzare molte patologie, una volta critiche.

Nel Piano nazionale Cronicità (PNC) saranno coinvolte anche farmacie e associazioni. Criticità importante: non sono previsti finanziamenti aggiuntivi, pertanto il progetto dovrà essere gestito e organizzato sulla base del Fondo sanitario nazionale, con ulteriori investimenti della Missione 6 del PNRR (Piano nazionale Ripresa e Resilienza) per assistenza domiciliare (ADI), telemedicina e rafforzamento dell’assistenza territoriale.

Obiettivi del PNC

Quali sono gli obiettivi principali del PNC che prevede una gestione organizzativa governata e coordinata da una Cabina di Regia Nazionale per favorire l’implementazione e gli aggiornamenti del Piano stesso, integrando in maniera proattiva le risorse esistenti in un’ottica di interazione sociosanitaria?

  • Migliorare la tutela assistenziale a pazienti con malattie croniche;
  • Coordinare azioni preventive per la precoce individuazione e presa in carico dei soggetti a rischio o già affetti da patologie croniche;
  • Uniformare a livello nazionale i percorsi diagnostico-terapeutici delle malattie croniche;
  • Contenere l’impatto della malattia sulla persona e sul contesto sociale;
  • Potenziare in efficacia ed efficienza i servizi sanitari, in termini di prevenzione e assistenza;
  • Favorire equità di accesso alle cure, riducendo barriere e disuguaglianze territoriali;
  • Promuovere un modello di gestione della cronicità di “rete” in cui siano coinvolti il Medico di Medicina Generale, lo specialista, il territorio in primis farmacisti e farmacia e ogni altra figura sanitaria che partecipa all’assistenza primaria.

Con questa logica il Piano stimola la cooperazione partecipata tra sanità di iniziativa e digitale, con parte attiva di farmacie e ADI e dei diversi operatori, mettendo al centro la persona.

Inoltre, il paziente sarà protagonista: un ruolo centrale all’interno del PNC ha, infatti, il Patto di Cura in cui viene promossa la partecipazione, consapevole e attiva di paziente e caregiver nella definizione degli obiettivi di salute e nelle decisioni terapeutiche, in particolare si sottolinea la corretta educazione al paziente riguardo l’importanza di adottare e mantenere stili di vita, strategici nel migliorare la salute e la gestione della malattia, ma anche di mezzi e strumenti per l’acquisizione di competenze di autovalutazione e autocura.

Figure, strutture e enti coinvolti nel PNC: dalle regioni ai luoghi di cura.

L’intero territorio, e soprattutto i professionisti referenziali, sono chiamati a dare il proprio contributo alla buona governance del PNC. Esperienze regionali e modelli organizzativi virtuosi verranno presi in considerazioni per una possibile “replicazione” sul territorio.

Faranno da riferimento, ad esempio, un sistema di teleassistenza per pazienti anziani fragili, adottato dalla Toscana che ha favorito la riduzione dei ricoveri ospedalieri evitabili, il Chronic Care Model (CCM) dell’Emilia-Romagna che tramite un team multidisciplinare per la gestione del diabete e delle patologie respiratorie croniche, ha permesso di contenere lo sviluppo di complicanze, il progetto “Cure integrate per gli anziani” della Lombardia strutturato con percorsi personalizzati tra ospedali, medici di base e servizi sociali, esempio di best practice di integrazione socio sanitaria.

Un ruolo importante avranno le Case della Salute, identificate come strutture territoriali in grado di fornire assistenza multidisciplinare e continuativa, efficaci nel migliorare la qualità delle cure e ridurre i ricoveri ospedalieri non necessari, e le farmacie territoriali.

Queste ultime fondamentali nella gestione delle cronicità in tema di monitoraggio, consulenza, controllo e aderenza delle terapie, prevenzione delle complicanze, rilevando l’importanza del progetto “Farmacie amiche”, in cui le farmacie territoriali come punti di somministrazione di vaccini e monitoraggio della pressione arteriosa, hanno contribuito a migliorare l’accesso ai servizi specie nelle aree rurali.

Non meno cruciali le associazioni di pazienti nel fornire informazioni ai malati, sottolineando l’importanza del loro coinvolgimento nelle politiche sanitarie: un esempio fra tutti, l’Associazione Italiana Diabetici che promuove programmi di supporto scolastico per bambini con diabete di tipo 1.

Infine gli strumenti: oltre alla necessità di fare rete sul territorio, il PNC incentiva il ricorso e l’implementazione della digitalizzazione e delle tecnologie, come telemedicina, monitoraggio remoto e fascicoli sanitari elettronici: strumenti innovativi di grande supporto nella gestione delle cronicità, in grado di favorire il migliore il controllo delle condizioni dei pazienti, promuovendo anche una comunicazione più efficiente tra professionisti. In quest’ottica il progetto “Salute digitale Sicilia” che ha permesso l’accesso in tempo reale al fascicolo sanitario elettronico da parte di medici e pazienti, migliorando l’efficienza diagnostica e la continuità delle cure, è un ottimo esempio referenziale.

Ambiti di attenzione

Oltre alla prevenzione delle malattie croniche, attivata in primo luogo tramite l’assunzione stili di vita sani – alimentazione equilibrata, attività fisica regolare e riduzione del fumo – in cui un ruolo centrale nell’individuazione precoce dei fattori di rischio, quindi di prevenzione, è rivestito dal medico di medicina generale, il PNC porta l’attenzione su alcune condizioni cliniche particolarmente critiche.

Tra queste, l’obesità per cui viene raccomandata l’implementazione di programmi scolastici di educazione alimentare che coinvolgano studenti e famiglie, sul modello del progetto “Scuola in Salute”, attivato in alcune regioni pilota, che integra informazioni sulla problematica a aspetti pratici come laboratori dedicati alla preparazione di pasti sani e bilanciati, e l’uso di strumenti digitali per il monitoraggio continuo del peso corporeo, utili a valutare i propri progressi, come anche a ricevere consulenze personalizzate a distanza, rivolte a studenti e famiglie.

Si aggiungono l’epilessia per la quale è apprezzato il progetto innovativo di Regione Lombardia che ricorre all’uso di dispositivi indossabili per il monitoraggio delle crisi, collegati a una piattaforma digitale centralizzata, mettendo in link diretto medico-paziente, al fine di intervenire in tempo reale in caso di emergenze o di necessità di rimodulazione delle terapie.

In parallelo si sottolinea l’importanza di promuovere campagne di sensibilizzazione e di (in)formazione rivolte a scuole (studenti e insegnanti) e luoghi di lavoro per dare direttive base sulle modalità di intervento durante una crisi epilettica. Infine, l’endometriosi per cui è prevista l’istituzione di centri di riferimento regionali dedicati alla diagnosi e al trattamento della patologia, sull’esempio del recente “Centro Donna” dell’Emilia-Romagna in cui sono stati strutturati percorsi multidisciplinari con ginecologi, psicologi e nutrizionisti, per fornire supporto alle donne in tutte le fasi della malattia, per migliorare la gestione complessiva della patologia e la qualità della vita delle pazienti.

Anche per l’endometriosi si raccomanda l’organizzazione di campagne informative nazionali, tramite media tradizionali e digitali, per favorire consapevolezza e conoscenza della patologia, il riconoscimento tempestivo dei sintomi, quindi fare diagnosi precoce e migliorare l’accesso a percorsi di cura adeguati.


Criticità per la messa a punto del PNC

Il Piano dovrà tuttavia confrontarsi e fronteggiare alcuni limiti, sfide e criticità: esiguità dei fondi, frammentazione dei servizi, la carenza di personale medico e infermieristico; scarsa integrazione tra diversi livelli di assistenza e le disuguaglianze territoriali nell’accesso alle cure tra Nord e Sud Italia.

 

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