Le farmacie vista la loro capillarità sul territorio, e la facilità di accesso per il caregiver possono essere un valido partner per il medico di base e la ASL di appartenenza nello sviluppo di un progetto comune di welfare volto a soddisfare la sempre crescente domanda di questo tipo di assistenza. Un esempio di questo è il progetto condotto in regione Lombardia tra il settembre 2011 ed il marzo 2012 in alcune ASL di Varese. In attuazione dell’Accordo siglato tra Federfarma e regione Lombardia è stata avviata la sperimentazione dei nuovi servizi in farmacia che riguardano l’attivazione del servizio di assistenza domiciliare. Qui di seguito riportiamo in parte i dati pubblicati da di Pietro Previtali e Alessandro Venturi, dell’Università degli Studi di Pavia. Il progetto ha subito evidenziato una importante adesione da parte del cliente in farmacia, per lo più caratterizzata da persone fragili con un’età media pari a 80,6 anni. Le prestazioni richieste con attivazione in farmacia sono di due tipologie: prelievi e prestazioni infermieristiche di maggiore complessità, così come rappresentato nella figura 1. Nei distretti di Luino e di Saronno la scelta degli utenti ha determinato un aumento del 12,50% di accessi in farmacia (distretto di Luino) e una percentuale di aumento pari al 38,10% nel distretto di Saronno. Gli accessi in Distretto sono invece diminuiti, sebbene con percentuali diverse, in ognuno dei tre distretti considerati (Figura 2). La modalità con la quale le persone sono venute a conoscenza della possibilità di attivare il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata direttamente in farmacia sono diverse (Figura 3).
La flessibilità dell’orario di accesso in farmacia rispondendo in pieno alle necessità di chi lavora ha efficacemente e notevolmente ridotto i tempi di attesa per l’avvio delle pratiche e del processo nel suo complesso. Per quanto riguarda l’utilizzo dei farmaci il monitoraggio attento dei farmacisti e loro collaboratori ha fatto sì che ci fosse una maggiore compliance al trattamento e continuità terapeutica post-ospedaliera, senza scordare la possibilità di svolgere analisi di prima istanza e ottenere supporto a livello diagnostico, preventivo. La procedura di presa in carico dell’utente da parte dell’erogatore scelto ha reso più semplice e veloce l’attivazione del servizio. Altro notevole vantaggio da non sottovalutare è stato il supporto fornito ai famigliari che spesso si trovano disorientati e impreparati ad affrontare le condizioni in cui versa il parente. La clientela che si è rivolta alle farmacie per il servizio nella maggioranza dei casi era fidelizzata, ma si è anche presentato da un 7% a un 20% di nuova clientela. Tutto fa ben sperare che un presupposto così valido possa essere preso in considerazione dai vari attori del mondo socio assistenziale perché in un momento di continui taglia alla spesa pubblica si pensi anche a coinvolgere un partner affidabile, preparato e motivato a diventare sempre più indispensabile per il proprio territorio.
Cristiana Giussani