La riforma dell’assistenza territoriale, il cosiddetto DM 71, approda dopo un lungo iter in Gazzetta Ufficiale, prendendo il nome di DM 77, “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”.

Il decreto definisce gli standard che le Regioni dovranno rispettare per l’organizzazione dell’assistenza territoriale. Il rispetto di tali standard sarà vigilato da Agenas, che presenterà delle relazioni semestrali.

Il centro del nuovo sistema di organizzazione è il Distretto sanitario, che costituisce il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi dell’Azienda sanitaria locale (Asl). È previsto, in media, un distretto ogni circa 100 mila abitanti.

All’interno del Distretto si inseriscono poi le Case di comunità, il “il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, socio-sanitaria a valenza sanitaria e il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento”. La Cdc promuove un intervento integrato e multidisciplinare ed è un punto in cui cittadini possono trovare assistenza h24, 7 giorni su 7. Lo standard prevede la presenza di almeno 1 Casa della Comunità ogni 40 mila – 50 mila abitanti.

Rimangono gli studi dei medici di famiglia (spoke delle Case della Comunità), collegati in rete per assicurare delle aperture h12, sei giorni su sette. È poi prevista l’introduzione della figura dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (uno ogni 3 mila abitanti) “figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità, perseguendo l’integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei professionisti e ponendo al centro la persona”.

Per coordinare la presa in carico del paziente e come raccordo tra i servizi e professionisti coinvolti viene istituita la Centrale operativa territoriale (Cot). Il Decreto stabilisce, inoltre, gli standard per l’assistenza domiciliare e per la rete delle cure palliative. Spazio, infine, anche ai servizi di Telemedicina.

Il ruolo delle farmacie

Il DM 77 riconosce alle farmacie convenzionate con il Sistema sanitario nazionale il ruolo di di presidi sanitari di prossimità, sottolineando il loro ruolo in qualità di elemento fondamentale e integrante del Ssn.

Nello specifico, si legge nel Decreto, “la rete capillare delle farmacie convenzionate con il Ssn assicura quotidianamente prestazioni di servizi sanitari a presidio della salute della cittadinanza: in tale ambito vanno inquadrate la dispensazione del farmaco, per i pazienti cronici la possibilità di usufruire di un servizio di accesso personalizzato ai farmaci, la farmacovigilanza, le attività riservate alle farmacie dalla normativa sulla c.d. “Farmacia dei Servizi” (D. Lgs. 153/2009) e l’assegnazione delle nuove funzioni tra le quali le vaccinazioni anti-Covid e antinfluenzali, la somministrazione di test diagnostici a tutela della salute
pubblica”.

«La pandemia ha confermato la centralità di quella rete di prossimità, al servizio della salute dei cittadini, rappresentata dai farmacisti e dalle farmacie di comunità. È un ruolo che ci viene oggi riconosciuto dal decreto sul nuovo assetto della sanità territoriale, che sancisce formalmente il valore strategico del farmacista quale avamposto del Servizio sanitario sul territorio» ha dichiarato a tal proposito Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), in una nota diffusa dalla Federazione.

Le farmacie sono state un punto di riferimento non solo affidabile, ma anche costante in questi due anni e mezzo. «La ricetta dematerializzata, il massivo rilascio di green pass a sostegno dell’economia nazionale, l’esecuzione dei tamponi, la somministrazione dei vaccini Covid e antinfluenzali, insieme al counseling offerto ai cittadini, sono solo alcuni dei servizi che i farmacisti di comunità hanno garantito, con competenza e responsabilità, a tutela della salute pubblica. Servizi oggi divenuti strutturali, oltre la fase emergenziale» ha aggiunto il presidente Fofi.

Tra le eredità dell’emergenza sanitaria vi è anche la consapevolezza della necessità di fare squadra sul territorio, in ambito sanitario, attraverso la messa in atto di un lavoro sinergico degli operatori sanitari. «Le nuove funzioni della Farmacia dei servizi e le sinergie interprofessionali sancite dal Decreto sugli Standard dell’assistenza territoriale non possono che essere il punto di partenza per rilanciare la sanità territoriale, partendo proprio dal farmacista quale figura più prossima ai cittadini» ha concluso Mandelli.