Bmj: Coordinare meglio la cura dei pazienti anziani per evitare le prescrizioni inappropriate

Almeno la metà dei pazienti anziani potrebbero essere oggetto di prescrizioni inappropriate di farmaci, e la loro presa in carico da parte dei team che li hanno in cura dovrebbe prevedere una migliore coordinazione tra i vari sanitari in modo da minimizzare i possibili rischi derivanti dai regimi di polifarmacia, soprattutto in concomitanza con ricoveri ospedalieri. Rischi che includerebbero una sovra-somministrazione di farmaci già in precedenza assunti, o la mancata riduzione (o lo stop) della somministrazione di alcuni farmaci dopo le dimissioni del paziente.
Lo studio osservazionale condotto dal Royal College of Surgeons irlandese in collaborazione con il dipartimento di informatica dell’università Complutense di Madrid è stato pubblicato sul British Medical Journal ed ha coinvolto oltre 38 mila pazienti irlandesi distribuiti su 44 centri di medicina generale.

Come il sistema influenza l’appropriatezza della prescrizione

Il livello potenziale di prescrizioni inappropriate (determinato sulla base dei quarantacinque criteri della metodologia Screening tool for older persons’ prescription (Stopp)) è aumentato dal 45,3% dei pazienti nel 2012 al 51% nel 2015. Il rischio maggiore di inappropriatezza della prescrizione è risultato essere correlato ad un ricovero ospedaliero, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal numero di medicinali prescritti e dalle coperture sanitarie.
Lo studio irlandese ha focalizzato l’attenzione sui fattori tipici dell’organizzazione del sistema sanitario, e in particolare i ricoveri ospedalieri, che potrebbero influenzare l’appropriatezza prescrittiva nei pazienti più avanti con l’età.

Sono ormai ampiamente riconosciuti dal mondo scientifico i potenziali effetti avversi dei regimi di polifarmacia, sia a livello degli effetti collaterali che possono scaturire dall’interazione tra i vari principi attivi, che per le conseguenze che ne scaturiscono a livello di qualità della vita del paziente e di necessità di ricoveri ospedalieri. L’età media dei pazienti considerati nello studio è stata di 77 anni; il 10-15% del campione ha avuto almeno un ricovero ospedaliero annuo nel periodo considerato (2012-2015).
Gli autori sottolineano come i dati dello studio osservazionale per il momento permettano “solo di identificare nei ricoveri ospedalieri un driver importante di prescrizione potenzialmente inappropriata, sovrautilizzo o utilizzo inaproppropriato dei farmaci”, anche se sono necessarie ulteriori conferme per poter trarre una conclusione di tipo causa-effetto ed escludere la presenza di altri fattori non misurati nel presente studio.

Ottimizzare la strategia di gestione dei pazienti anziani

Il suggerimento conclusivo tratto dai ricercatori irlandesi è quello di “identificare strategie gestionali ottimizzate per i pazienti più anziani come elemento vitale per assicurare la minimizzazione del rischio di prescrizione inappropriata nel corso della transizione delle cure”.
Una migliore coordinazione tra l’ospedale e i sanitari che hanno in cura il paziente sul territorio rappresenta per gli autori dello studio un fattore importante per migliorare la presa in carico dei pazienti complessi, ridurre il numero di errori prescrittivi, di effetti collaterali e di necessità di nuovi ricoveri.
La cartella clinica elettronica sarebbe solo il primo, fondamentale strumento per meglio identificare il rischio correlato ad ogni paziente e guidare le conseguenti decisioni cliniche, sottolinea l’editoriale di commento firmato da Anthony Avery (University of Nottingham) e Jamie Coleman (University of Birmingham).  Un ruolo chiave in tal senso dopo le dimissioni dall’ospedale potrebbe essere svolto anche dai farmacisti, in quanto importante presidio sul territorio che può contribuire a facilitare la comunicazione tra le cure primarie e secondarie: proprio questo fattore, insieme al monitoraggio più stretto del paziente, sono infatti per gli autori gli elementi essenziali che dovrebbero guidare l’ottimizzazione strategica volta ad evitare l’inappropriatezza prescrittiva.