Più del 75% delle donne italiane ha avuto un’infezione da candida nell’arco della sua vita e una donna su tre ha sofferto di questo problema solo nell’ultimo anno, la candida è anche una tra le infezioni intime femminili più diffuse.
Sono alcuni dei dati raccolti dall’indagine che Bayer ha commissionato a GfK Health con l’obiettivo di valutare quale sia l’incidenza dei sintomi più comuni legati alle problematiche intime, con un’attenzione particolare alla candidosi, prendendo come riferimento un campione rappresentativo della popolazione femminile italiana.
Necessaria una corretta diagnosi e l’intervento terapeutico più corretto
Dalla ricerca emerge che ben l’80% delle donne affette da candida non riesce a diagnosticarla, presenta infatti i sintomi propri di questa infezione, ma non è in grado di attribuirli a essa. La professoressa Graziottin, direttrice del centro di Ginecologia e sessuologia medica del centro San Raffaele Resnati di Milano, presente all’incontro organizzato per approfondire queste tematiche, ha sottolineato che questo è normale. Al primo incontro con la patologia può essere che una donna, soprattutto se giovane, non associ i sintomi a una candidosi, ma è importante che si rivolga al ginecologo per utilizzare la terapia più consona ed evitare che ci siano delle recidive.
Dai dati di letteratura, emerge un altro dato da non sottovalutare: una volta diagnosticata la candidosi e consigliata la terapia, il 4% non inizia neppure il trattamento e, tra le donne che invece iniziano la cura, una su due interrompe la terapia prima della sua conclusione, esponendosi quindi a rischio di recidiva.
Il problema della compliance, quindi, si aggiunge a quello delle possibili evoluzioni che una prima infezione da candida espone le donne. Il dottor Filippo Murina, responsabile del servizio di Patologia del tratto genitale inferiore dell’Ospedale V. Buzzi di Milano, ha tenuto a precisare che anche il farmacista svolge un ruolo importante in questo contesto: è il professionista che ha il background culturale adatto a favorire l’interazione tra la donna e il ginecologo o il medico di medicina generale.
“La maggior parte delle persone non sa che la candida è un germe naturalmente presente in tutti gli esseri umani”, spiega Alessandra Graziottin. “In condizioni di salute”, prosegue l’esperta, “la candida è dormiente, in forma di spora. Quando si attiva, assume la forma di ifa: diventa patogena e causa sintomi diversi a seconda della sede e dell’organo colpito”.
Un altro campanello d’allarme scatta quando ci si focalizza sulle giovanissime; la prevalenza dell’infezione da candida nelle adolescenti sessualmente attive, infatti, è del 28% in Italia.
La professoressa spiega perché: “Le vaginiti da candida esplodono dopo la pubertà per il ruolo che gli estrogeni hanno sulla transizione della candida da forma inattiva a forma patogena. Basti pensare che un terzo delle visite ambulatoriali ospedaliere delle adolescenti sono effettuate per vaginiti da candida”.
Un microrganismo da tenere sotto controllo
“Tutte abbiamo la candida, il punto è tenerla dormiente”, spiega Graziottin parlando dei fattori scatenanti. Fondamentale è trattare al meglio il primo episodio, ma già al secondo è importante valutare tutti i fattori predisponenti e quelli precipitanti e contrastare le recidive. La ginecologa, infatti, sottolinea come in molte donne, dopo alcuni casi di infezione attiva di candida, si verifichi uno stato infiammatorio su base immuno-allergica: il 15%-25% di donne presentano tutti i sintomi dell’infezione, ma coltura negativa. In questi casi si è di fronte a una risposta eccessiva dell’organismo in seguito all’attivazione dei mastociti e talvolta anche a vestibolite vulvare (anche detta vestibulodinia provocata).
I fattori predisponenti messi in evidenza dai due esperti sono: gli estrogeni, le terapie antibiotiche, il diabete, la familiarità per il diabete, l’alimentazione ricca di zuccheri e lieviti, abbigliamento sintetico (tra cui l’utilizzo dei salvaslip) e l’ipertono del muscolo elevatore dell’ano. Mentre tra i fattori precipitanti si annoverano di nuovo gli antibiotici, ma anche i rapporti sessuali in presenza di secchezza e ipertono del muscolo elevatore, nonché microabrasioni del vestibolo vaginale.
I sintomi sono da valutare nell’insieme, il prurito, infatti, non è esclusivo dell’infezione da candida, ma ci si dovrebbe trovare di fronte a bruciore e perdite bianche “a ricotta” inodori, talvolta anche a rossore e gonfiore dei genitali, dolore spontaneo e/o provocato (dispareunia superficiale).
Murina, infine, alla luce della sua quotidiana esperienza con le assistite, dichiara: “La conoscenza dei fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento è utile per inquadrare il problema. Se si è contratta la vaginite da candida, un fattore decisamente importante nel trattamento è l’aderenza alla terapia. Una terapia locale e mirata, sicura e a mono-somministrazione garantisce il 100% della compliance e restituisce il benessere intimo e psico-fisico”.