Congiuntivite, una patologia oculare che ora acquista altri significati

È stato un oculista cinese il primo a dare l’allarme per il nuovo Sars-CoV-2 riconoscendolo come un nuovo virus a causa del quale, in molti pazienti, oltre la polmonite, veniva riscontrata la congiuntivite. Ma vediamo quali sono gli effettivi legami tra questa patologia oculare e il Covid-19

Il primo medico a comprendere di trovarsi di fronte a un nuovo tipo di infezione virale è stato il coraggioso Li Wenliang di Wuhan, un oculista cinese prima attaccato dal regime con l’accusa di allarmismo ingiustificato, poi riabilitato e, in seguito, deceduto proprio a causa del virus contratto probabilmente dai propri pazienti nell’ambiente ospedaliero in cui lavorava. A fargli sospettare la presenza di quello che oggi conosciamo come Sars-CoV-2 è stata l’osservazione che in molti malati erano presenti contemporaneamente la polmonite e una congiuntivite apparentemente virale, con sintomi che gli ricordavano l’epidemia di Sars del 2003.

Dalla comparsa della pandemia i ricercatori hanno intensificato il lavoro in ogni settore per cercare di far luce su tutti gli aspetti di questo virus sconosciuto e su tutti gli organi che possono venirne intaccati. Anche in campo oftalmico si è cercato di chiarire se esiste la possibilità che l’occhio sia una via d’ingresso per il virus, proprio attraverso la congiuntiva, e una ipotetica fonte di contagio. Infatti, il virus è stato riscontrato nella sua forma attiva anche nelle secrezioni oculari con apposito tampone, seppure in una minima parte di pazienti. Al farmacista può essere utile sapere a che punto sono oggi le conoscenze, dato che viene spesso interpellato in prima battuta dalla popolazione.

L’infezione da Covid-19 solo raramente è associata a congiuntivite. Sono segnalati casi sporadici in pazienti confermati positivi alla patologia. In modo sporadico e occasionale la congiuntivite è il sintomo di esordio. Le prove cliniche suggeriscono che i Coronavirus di solito non si leghino alla superficie oculare per dare inizio all’infezione. In ogni caso, quando l’infezione è in corso, i Coronavirus in generale sono in grado di provocare un ampio spettro di disturbi oculari, non solo congiuntivite, ma anche uveite anteriore fino ad arrivare a patologie più complesse e pericolose per la vista del paziente come le retiniti e le neuriti ottiche. Sono necessari ulteriori studi per chiarire meglio tutti questi aspetti. Nel frattempo è della massima importanza che tra i dispositivi di protezione individuale in uso in ambienti a rischio vengano incluse le protezioni per gli occhi: occhiali o visiera trasparente protettiva in plexiglass. È meglio eccedere in prudenza che rischiare di contrarre il virus e diffonderlo.

Come distinguere

La diagnosi differenziale è un esercizio medico tra i più difficili. Anche distinguere tra una congiuntivite causata da Sars-CoV-2 e una di altro genere virale è complicato. In entrambi i casi si tratta di una congiuntivite di natura virale, quindi, caratterizzata da alcuni sintomi tipici comuni. In particolare, sono presenti: arrossamento più o meno intenso, lacrimazione senza altre secrezioni, fotofobia accentuata, a volte monolateralità o comparsa prima in un solo occhio, reazione follicolare della congiuntiva palpebrale e spesso linfonodi ingrossati (linfoadenopatia preauricolare). A oggi non sono stati identificati segni o sintomi precisi in grado di differenziare in modo rapido una congiuntivite da Sars-CoV-2 da congiuntiviti di altra origine virale come, per esempio, quella molto comune da Adenovirus che spesso si associa all’influenza. L’unico strumento fondamentale resta nelle mani del medico che deve valutare tutti i sintomi del paziente nel loro insieme con una approfondita anamnesi e un accurato esame obiettivo. Senza allarmismo, occorre tenere presente che pazienti con congiuntivite virale associata ai sintomi descritti dall’Oms come riferibili al Covid-19 potrebbero avere una congiuntivite da Coronavirus e richiedere, quindi, un approfondimento diagnostico.

Consigli generali

Bruciore e rossore agli occhi, isolati o associati a diversa sintomatologia, possono anche essere, però, semplicemente indice di una congiuntivite allergica stagionale o, comunque, di altra natura.

Il farmacista può essere utile nell’indagare i sintomi e suggerire eventualmente di andare dal medico o dallo specialista, magari con urgenza. Oppure consigliare un rimedio tra quelli a disposizione senza obbligo di ricetta medica. In ogni caso, i consigli utili in generale per prevenire le congiuntiviti sono di lavare spesso le mani con acqua e sapone, di abbandonare l’abitudine malsana di toccare e strofinare gli occhi lungo la giornata, di utilizzare asciugamani personali e di lavare spesso la federa del cuscino.

Classificazione in base alla causa…

Le congiuntiviti sono processi infiammatori che coinvolgono la congiuntiva, provocati dal contatto diretto del sacco congiuntivale con l’ambiente esterno (fattori irritativi chimici, fisici o allergeni) o, più spesso, con l’ingresso e la proliferazione di un agente infettivo (batteri, virus, miceti e protozoi). La classificazione si basa proprio sull’agente scatenante. Si distinguono congiuntiviti infettive, allergiche, sostanze tossiche, da alterata secrezione lacrimale e dovute a cause degenerative-neoplastiche. Le congiuntiviti infettive rappresentano una delle più importanti patologie oculari. Si pensi che costituiscono il 2-5% dei motivi di ricorso al medico di medicina generale.

Molto spesso i pazienti si rivolgono prima al farmacista. Nell’ambito delle congiuntiviti infettive, le più frequenti sono quelle virali. I virus patogeni noti che possono proliferare nella congiuntiva umana sono circa duecento e spesso sono correlati a un’infezione delle vie respiratorie superiori, come il comune raffreddore e il mal di gola. Il gruppo più corposo è quello degli Adenovirus, con almeno 30 sierotipi diversi, seguito dagli Herpes Virus.

… e alle secrezioni

Un altro modo di analizzare una congiuntivite è osservare il grado di iperemia e il tipo di secrezione presente, due sintomi tipici in presenza di uno stato infiammatorio.

Le forme sierose sono caratterizzate da iperemia intensa della congiuntiva, edema diffuso e secrezione scarsa. Di solito l’origine è virale. Le forme catarrali sono le forme più frequenti. La secrezione è mucopurulenta e tende a regredire spontaneamente. Nelle forme acute può essere presente un intenso rossore bulbare.

Le forme purulente si accompagnano a secrezione abbondante e con presenza di pus, appunto. Si osserva un’intensa iperemia congiuntivale e un marcato edema alle palpebre. Di solito i responsabili sono batteri gram positivi. Più raro in farmacia imbattersi in una congiuntivite pseudomembranosa o di tipo follicolare. Manifestazioni più gravi con sintomi meno noti di solito inducono il paziente a rivolgersi direttamente al medico o al pronto soccorso oftalmico e, comunque, è ciò che andrebbe consigliato.

L’uso di lenti a contatto

Una domanda frequente in questo periodo riguarda l’utilizzo di lenti a contatto. Il sacco congiuntivale è dotato di meccanismi di protezione dalle aggressioni esterne. I principali sono l’azione meccanica delle palpebre, il flusso lacrimale e alcuni elementi specifici contenuti al suo interno, come il lisozima e le immunoglobuline IgA. La presenza di lenti a contatto rappresenta un fattore che favorisce l’alterazione del film lacrimale, quindi, il loro impiego rende più probabile l’insorgenza di infezioni.

Il consiglio da dare in farmacia in questo periodo pandemico, quindi, è quello di preferire l’uso degli occhiali.

Chi sceglie o ha necessità di usare le lenti a contatto dovrebbe almeno aumentare il livello di attenzione all’igiene e alla disinfezione nelle fasi di applicazione e di rimozione dei presidi. Le lenti a contatto usa e getta potrebbero essere preferibili. Se la congiuntivite è già presente le lenti non devono mai essere usate. Il tipo morbido, specie quello in silicone-idrogel, può trattenere più facilmente particelle virali che potrebbero penetrare attraverso la congiuntiva o entrare nell’organismo seguendo il percorso mani/naso-bocca/vie respiratorie.

Controllare l’efficacia

Nel caso di una congiuntivite batterica, in cui il medico prescriva un collirio antibiotico, è sempre utile raccomandare al paziente una regola semplice ma importante. Se il principio attivo prescritto è efficace, si devono notare miglioramenti entro i primi tre giorni di trattamento. In caso contrario, è meglio ricontattare il medico perché il batterio potrebbe non essere sensibile e la terapia dovrebbe essere cambiata. Un altro consiglio cruciale è di non sospendere il trattamento ai primi cenni di miglioramento.

Anche se la sintomatologia regredisce è opportuno continuare la cura due giorni in più rispetto a quando ci si sente perfettamente guariti, per evitare situazioni di recidiva. A volte il medico dimentica o non ha tempo di precisare questi importanti dettagli e il farmacista può essere davvero di aiuto.