Covid-19: ISS avvia due studi per monitorare la risposta immunitaria post-vaccinazione

L’Istituto Superiore di Sanità ha avviato due studi per monitorare la risposta immunitaria nella popolazione dopo l’inoculazione del vaccino. 

vaccino antinfluenzale

Il primo studio longitudinale multicentrico valuterà la risposta anticorpale e la sua durata su due gruppi di soggetti: relativamente sani tra i 30 e i 65 anni di età e di età superiore ai 65 anni, fragili (affetti da almeno due comorbidità). Dopo un anno dalla vaccinazione sarà misurata la risposta cellulo-mediata.  

Il dosaggio del titolo anticorpale sarà effettuato a 1, 6 e 12 mesi dalla vaccinazione; i dati raccolti forniranno informazioni sulla risposta immunitaria indotta dai diversi vaccini in adulti e anziani fragili e, preliminarmente, sulla protezione dall’infezione e/o dalla malattia.

Lo studio sarà coordinato dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’ISS e coinvolgerà 8 centri ospedaliero-universitari dislocati sul territorio nazionale (Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I, Sapienza Università Roma; IRCCS Policlinico Ospedale Maggiore, Milano; Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, Università di Bologna; A.S.S.T. Ovest Milanese, Legnano (MI); Ospedale “Colonnello D’Avanzo” Policlinico Riuniti, Foggia; IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Genova; Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, Palermo; Università di Padova, ULSS 6 Euganea, Padova) e la Fondazione Bruno Kessler, Trento per il disegno campionario e le analisi matematico/statistiche.

Il secondo studio è svolto in collaborazione con la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), ed è dedicato agli anziani residenti nelle RSA: lo studio GeroVAX vuole valutare efficacia, sicurezza e durata delle vaccinazioni anti-Covid-19 sugli anziani più fragili, nei quali la risposta immunitaria potrebbe essere alterata o inferiore.

Lo studio punta a coinvolgere 5.000 residenti in 90 RSA di 10 Regioni italiane: a oggi sono già stati arruolati oltre 2500 anziani nelle strutture di Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Saranno registrate le eventuali reazioni avverse al vaccino nei primi 7 giorni dalla somministrazione e ne sarà valutata l’efficacia, raccogliendo il numero di eventuali nuovi casi di Covid-19, gli accessi in Pronto Soccorso, i ricoveri ospedalieri e la mortalità a 6 e 12 mesi di distanza dalla prima dose. Su un campione di 779 anziani, quindi, sarà valutata la produzione di anticorpi prima del vaccino e a distanza di 2, 6 e 12 mesi dalla prima dose.

Spiega Graziano Onder, promotore del progetto GeroVAX e Direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche e Invecchiamento, ISS: “La distribuzione del vaccino anti-SARS-CoV-2 è stata pianificata per coprire in via prioritaria le RSA, che sono state duramente colpite dall’emergenza Covid-19. Non esistono a oggi dati sull’efficacia clinica e la durata della protezione vaccinale nei residenti di queste strutture, una particolare popolazione in cui la risposta immunitaria al vaccino potrebbe essere alterata dall’elevata fragilità clinica”.

L’indagine GeroCovid RSA è stata avviata quando si moltiplicavano i casi delle RSA travolte dall’emergenza, censite a maggio dall’Istituto Superiore di Sanità in un rapporto nazionale sul contagio da Covidspiega Raffaele Antonelli Incalzi, coordinatore progettoGeroVAX  per SIGGL’utilizzo di una rete già esistente offre chiari vantaggi in termini di tempi, organizzativi e di gestione e semplifica il sistema di raccolta dati già attivo, grazie al supporto di Bluecompanion France che ha realizzato un’infrastruttura tecnologica che consente l’immissione e l’archiviazione diretta dei dati, in assoluto anonimato e sicurezza. La partecipazione al nuovo studio dell’ISS è un ulteriore sforzo nella direzione di comprendere al meglio la portata della malattia nel setting assistenziale delle RSA e soprattutto definire l’efficacia della protezione vaccinale, colmando lacune di conoscenza fondamentali per la corretta gestione della popolazione anziana più vulnerabile”.