Covid-19: uno studio sugli americani vaccinati e non

Uno studio di recente pubblicazione condotto dai Centers for Desease Control and Prevention statunitensi ha analizzato la diversa incidenza di infezione da Covid-19, ospedalizzazione e decesso in soggetti vaccinati e non vaccinati. Ecco i risultati principali

È stato pubblicato uno studio dei Centers for Desease Control and Prevention statunitensi, realizzato a partire dai report settimanali che i centri conducono sul monitoraggio di casi, ricoveri e decessi per Covid-19. Secondo lo studio, che ha analizzato quasi 600mila casi occorsi in 13 Stati USA tra aprile e luglio 2021, non vaccinati il rischio di contrarre l’infezione per i non vaccinati sarebbe di 4,5 volte maggiore rispetto a coloro che hanno concluso l’iter di vaccinazione. Maggiori anche le probabilità di essere ricoverati in ospedale (10 volte maggiore).

Covid-19 vaccini

L’analisi dei dati

I dati analizzati hanno coperto un periodo che va dal 4 aprile al 17 luglio 2021, lasso temporale in cui sono stati segnalati un totale di 569.142 casi di Covid-19 in 13 Stati Usa. Di questi, 34.972 hanno esitato in ricovero e 6.132 hanno portato al decesso di soggetti non completamente vaccinati. Di contro, sono stati riscontrati 2.976 ricoveri e 616 decessi tra quanti completamente vaccinati.

Nel periodo considerato l’incidenza della variante Delta è passata dall’1 al 90% e questo ha portato a un’ulteriore analisi, che ha fatto suddividere il periodo in due momenti: 4 aprile-19 giugno; 20 giugno-17 luglio.

In tutto il periodo considerato, la copertura vaccinale è passata dal 19 al 54%, con forti variazioni per fasce d’età: dal 45% in soggetti appartenenti al target 18-49 anni, al 73% in soggetti di età pari o superiore ai 65 anni. I numeri settimanali aggregati di casi Covid-19, ricoveri e decessi tra soggetti di età pari o superiore ai 18 anni di età raccolti sono stati analizzati suddivisi per fasce d’età: 18-49 anni; 50-64 anni; over 65 e in base allo stato di vaccinazione. Le percentuali dei casi, dei ricoveri e dei decessi in base alla situazione vaccinale, sono stati calcolati per ciascun periodo e fascia di età.

I due periodi considerati

Dal 4 aprile al 19 giugno, le persone completamente vaccinate hanno rappresentato il 5% dei casi, il 7% dei ricoveri e l’8% dei decessi complessivi; queste percentuali sono state più alte dal 20 giugno al 17 luglio (18%, 14% e 16%, rispettivamente). I tassi medi settimanali standardizzati per età, considerati ogni 100mila abitanti, sono stati rilevati più alti tra le persone non completamente vaccinate rispetto a quelle completamente vaccinate per casi segnalati: 112,3 contro 10,1; ricoveri 9,1 contro 0,7; decessi 1,6 contro 0,1, nel periodo 4 aprile-19 giugno. Altresì nel periodo 20 giugno–17 luglio: 89,1 contro 19,4; 7,0 contro 0,7; 1,1 contro 0,1, rispettivamente. Sono stati osservati tuttavia tassi di ospedalizzazione e mortalità più elevati nei gruppi di età più avanzata, indipendentemente dallo stato di vaccinazione.

Variante Delta e conseguenze

Quando l’incidenza della variante Delta ha superato la soglia del 50%, in ciascun gruppo la copertura vaccinale è risultata inferiore all’atteso, mostrando un aumento di ospedalizzazioni e decessi per gli over 65. Nella fase 20 giugno-17 luglio l’incidenza di casi, ricoveri e decessi nelle persone non completamente vaccinate è aumentato settimanalmente, ma l’incidenza di ospedalizzazione e decesso in soggetti che avevano concluso l’iter vaccinale è rimasto inalterato. Ne consegue che il rischio per i non vaccinati di contrarre l’infezione è di molto superiore rispetto a quanti hanno completato il percorso vaccinale, di 4,5 volte maggiore. I non vaccinati presentano inoltre una probabilità di 10 volte superiore rispetto al rischio di ospedalizzazione. È stato poi evidenziato ancora dallo studio che l’efficacia del vaccino sembra ridursi con il trascorrere delle settimane, in particolare negli anziani over 75. Proprio a questo fine, in conseguenza di una ridotta risposta anticorpale da parte di questi soggetti, diversi Paesi, Italia inclusa, hanno deciso di attivarsi per l’avvio di una terza dose vaccinale a partire dai ‘fragili’ per poi proseguire con le altre fasce della popolazione.