Dalla Fofi un appello a mantenere un Servizio sanitario inclusivo e universale

Il Servizio sanitario inclusivo e universale che storicamente è uno dei fiori all’occhiello dell’Italia a livello mondiale non è esente dalla pressione della difficile congiuntura economica in cui versa il paese. Concetto ribadito una volta di più dal presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli, intervenuto alla puntata della trasmissione Obiettivo Radio 1 dedicata alla povertà sanitaria. “Ormai diamo per scontata la possibilità di accedere senza condizioni alle cure di cui abbiamo bisogno ed è merito del nostro Servizio sanitario nazionale universalistico. Dopo quarant’anni, però, anche questo istituto sta entrando in crisi”, ha commentato Mandelli nel suo intervento.

Un accesso sempre più difficile alle cure

Sono passati solo pochi giorni dalla giorni dalla presentazione del Rapporto 2018 – Donare per curare: Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch (ne abbiamo parlato qui), e il presidente di Fofi è tornato a ricordare come anche altre indagini e rapporti, tra cui quelle dell’Istat e di Cittadinanzattiva, indichino tutte la stessa direzione: quella di una sempre maggiore difficoltà degli italiani ad accedere alle cure, a causa della lunghezza delle liste d’attesa (circa 2 milioni di cittadini) o per ragioni economiche (circa 4 milioni).

La soluzione più frequente per chi dispone di sufficienti entrate sufficienti è quella del ricorso alle prestazioni private, con una spesa sanitaria “out of pocket” che è cresciuta del 9,6% dal 2013 al 2017, fino a raggiungere i 37,3 miliardi di euro.
“Certamente occorre aumentare le risorse pubbliche destinate alla sanità, che da tempo oscillano attorno al 6,5-6,8% del Pil, ma bisogna anche procedere a un ripensamento dell’assistenza pur mantenendo fermi i principi di inclusione e di universalità”, ha sottolineato il presidente Mandelli a Obiettivo Radio 1.

Agire su più fronti per salvaguardare il Ssn

Non esiste – per Mandelli – una soluzione unica per salvaguardare il nostro modello sanitario, ma occorre agire su più fronti, in quanto numerosi e diversi tra loro sono i fattori che hanno determinato la crisi del Servizio sanitario nazionale: le incertezze dell’economia, certo, ma ache fattori strutturali che impattano direttamente sull’aumento della spesa sanitaria, come l’aumento dell’aspettativa di vita, il conseguente aumento delle malattie croniche, e il rapido emergere di dirompenti innovazioni in campo farmacologico e tecnologico.
”Si deve riorganizzare l’assistenza per affrontare le patologie croniche sul territorio, così da ridurre le acuzie e la progressione della malattia, evitando quindi il ricorso all’ospedale e a cure di secondo livello intrinsecamente più costose. Altrettanto importante è operare sul piano della prevenzione e dell’educazione sanitaria: giustamente si parla di empowerment del cittadino, ma questo significa anche promuovere abitudini corrette, come l’abbandono di fumo e abuso di alcol, e l’attività fisica. Sono misure che chiunque può attuare a costo zero, anzi risparmiando direttamente”, ha spiegato il presidente di Fofi.
Non da ultimo, sarebbe necessario intervenire per razionalizzare la spesa privata – in continuo aumento – e trasformarla in un secondo pilastro di finanziamento delle cure. “Sono possibili diverse soluzioni, dalle polizze alle mutue. Solo così – ha concluso Andrea Mandelli – potremo assicurare il futuro del nostro Servizio Sanitario”.