A generarla non è un batterio o un virus. Eppure al pari di una infezione, importante, il diabete di tipo 2 va oltre l’epidemia. Gli esperti parlano, da tempo, di diffusione ed effetti pandemici.

Complice scorretti stili di vita fin dall’infanzia – dieta e inattività fisica – che favoriscono lo sviluppo di sovrappeso e obesità, anticamera del diabete e di diverse condizioni di cronicità, decuplicando numeri e implicazioni.

Se ne è parlato in occasione dell’evento: “La pandemia diabete T2. Dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura”, organizzato da Motore Sanità, in collaborazione con AMD (Associazione Medici Diabetologi).

I costi del diabete T2 

Impatto epidemiologico, clinico, economico: la sommatoria di questi tre fattori elevano esponenzialmente i costi della patologia, con implicazioni importanti per la qualità della vita della persona che ne è portatrice, per il territorio e per il sistema in termini di spesa assistenziale e possibili complicanze diabete-correlate.

I numeri per una più chiara visione: attualmente la prevalenza del diabete in Italia viene stimata intorno al 6%, pari a circa 3,6 milioni di persone portatrici di patologia con un grediente differente tra le regioni, in calo lungo la dorsale dello stivale: Nord-est (5,3%), Nord-ovest (5,4%), Centro (5,5%), con picchi al Sud (7%) e nelle Isole (6.7%).

Un possibile sommerso, di casi non segnalati, sottostimano i numeri reali del diabete T2: recenti dati pubblicati dal database nazionale Health Search, che raccoglie 1.200.000 cartelle cliniche della Società Scientifica SIMG (Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie), indicano ad esempio una prevalenza fra gli adulti pari al 7,6%. Numeri che ricadono non costi, avvianti alla non sostenibilità nel lungo periodo, sulla gestione clinica “secondaria” del diabete, a danno e a carico dei sistemi: il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) da lato e i servizi regionali dall’altro.

Il diabete T2, secondo i DATI Arno, riferiti allo Studio Riace (Annali AMD, SID (Società Italiana di Diabetologia )), è infatti causa o comunque correlazione di almeno il 60% della moralità per malattie cardiovascolari (CV), di insufficienza renale, fino alla necessità di dialisi nel 38% di diabetici, di sviluppo di retinopatie nel 22% dei pazienti con T2, di problemi agli arti inferiori e/o ai piedi (il piede diabetico è una complicanza fra le più diffuse e importanti diabete-correlati) che interessano il 3% della popolazione diabatica, di  23.3% di probabilità che i diabetici vadano incontro a un evento CV nella vita. Implicazioni che portano a una riduzione delle aspettative di vita di circa 7-8 anni nel paziente con diabete non in controllo glicemico.

Non meno rilevanti i costi diretti e indiretti del diabete: 8% del budget SSN è assorbito da questa patologia, con oltre 9,25 miliardi di euro solo di costi diretti cui si sommano 11 miliardi di spese indirette, ed una spesa pro-capite di 2.800 €/anno; 90% di costi riferibili alla gestione di complicanze e comorbidità e il restante 10% a fronte soltanto della gestione del problema metabolico.

Aggravante il fatto che le persone con diabete sono per il 32% in età lavorativa, con età compresa fra 20 e 64 anni, e prevalenza del 10% fra i 50-69enni. Un “quadro clinico” emblematico, quello del diabete, della richiesta, complessa e attenta, di un approccio/gestione multidisciplinare. Ovvero della necessità di un team pluriprofessionale e di una rete, strutturata e ben funzionante, capillare, territoriale.

Identikit del paziente con diabete

La relazione al Parlamento diabete 2021, con focus temporale all’anno 2019-2020, del maggio 2022, mette in luce un profilo complesso e ricorrente del paziente con patologia: in eccesso ponderale (71% vs 41% della popolazione non diabetica); iperteso (52% vs 18%); con alti livelli di colesterolo (43% vs 215), sedentario (49% vs 36%), fumatore (23%). Fattori che riconducono alla poca attenzione a stile di vita sani adottati nell’arco della vita.

In Lombardia 

Il diabete incide in maniera importante sui percorsi sanitari. In Lombardia su 10 milioni di abitanti, all’incirca 3 milioni, sono affetti da cronicità, con numeri supposti in crescita nei prossimi anni.

Fare informazione e fare rete sul territorio, dirottando su questo investimenti in termini di risorse e innovazione, coinvolgendo tutti gli stakeholder. Regione Lombardia predilige un modello sussidiario, ciò significa che laddove non riesce a fare lo Stato, il Governo, il Comune, la Provincia, il territorio può sopperire con il lavoro delle Associazioni (di malati, di medici e scientifiche) e del singolo cittadino, del volontariato, per percepire i reali bisogni della popolazione/paziente e da cui ascolto nascono le soluzioni.

La presa in carico del paziente con diabete è un percorso di “cronicità” che richiede, infatti, un lavoro costante e continuativo con il Medico di Medicina Generale, finalizzata alla prevenzione: sani modelli e stili di vita, l’attività fisica intesa come farmaco, coinvolgendo nel percorso anche operatori dello sport e prevedendo un confronto attivo fra diverse Regioni, per rilevate e adottare le migliori “best practice” nella gestione del diabete.

Approvazione del Nuovo Piano Sanitario 

La Lombardia registra 3 milioni di pazienti con cronicità, 600-700 mila con diabete: un dato importante su cui gravano possibilità di crescita sensibili, scarse risorse, denatalità che non favorisce il ricambio generazione, anche a livello delle professionalità.

Comprendere come rendere il sistema nel medio-lungo termine sostenibile è prioritario e la prima azione è diretta all’investimento in prevenzione primaria (prima fase della malattia) che consentirebbe di risparmiare nell’arco di 10 anni 1 miliardo e mezzo di euro e in prevenzione secondaria, secondo pilastro del Piano Sanitario che nel biennio farebbe mettere da parte 850 milioni anno.

Tali attività devono esser portate avanti in sinergia con il territorio: dalle Case di Comunità agli operatori sanitari (MMG e farmacisti), educando in particolare alla prevenzione: sana alimentazione (organizzando anche Corsi di Cucina già promossi e proposti da diverse Associazioni pazienti), esercizio fisico (compreso video tutorial per lo yoga o la cyclette), l’aderenza terapeutica.

Vi è invece evidenza che il 63% dei pazienti con diabete T2 non aderisce alle raccomandazioni delle Società Scientifiche di diabetologia, in particolare ai due controlli annuali di emoglobina o che la metà di pazienti con cronicità non mostra continuità delle terapie farmacologiche. Mentre il paziente può contribuire attivamente alla propria salute e al miglioramento del sistema.

Il ruolo delle farmacie territoriali

Tra gli aspetti più rilevanti vi è la necessità di accogliere ed accompagnare il paziente con diabete T2, soprattutto alla conoscenza e gestione della malattia: ruolo cui può adempiere efficacemente la farmacia, indirizzando il paziente diabetico verso il giusto centro, la giusta associazione, il giusto percorso.

Le farmacie rappresentano una rete capillarissima ed efficace sul territorio: oltre a 3.100 farmacie in Lombardia pari a 1 farmacia ogni 3 mila abitanti. Presente, aperta, che dà accesso senza appuntamento, la farmacia non sostituisce il MMG, ma è in grado di assistere la persona che ha necessità di fare una iniezione, di avere indicazioni sull’uso di un device, sopperendo alle difficoltà che il paziente incontra nelle “attese” per un consulto con lo specialista. Criticità che emerge ricorrente da tutti i malati. Così come della mancanza di PDTA strutturati, che prevedano ad esempio il ri-appuntamento automatico di visite successive.

Nodale la formazione 

Fra clinici, è cruciale che la formazione sia condivisa, tale cioè da permettere a ciascun professionista coinvolto nella gestione del paziente con diabete T2 di contribuire con la propria expertise e di fungere da “raccordo” per tutto il team.

Importante anche il contributo della farmacia: l’immissione dei dati relativi ad un paziente, ad esempio sono reperibili da tutti gli operatori sanitari sul portale di regione Lombardia. E cruciale è la formazione anche del paziente all’uso delle nuove tecnologie. 

La voce dei pazienti

L’attuazione di percosi di prevenzione che si basino su tutti gli strumenti a disposizione: dieta, attività fisica, PDTA dedicati che prevedano anche la programmazione delle visite successive, maggiori tempo di vista con inclusione anche dell’esame ai piedi, reperibilità telefonica di un medico/specialista in caso di acuzie e/o criticità, contenimento dei costi dei device rendendoli più accessibili a tutta la popolazione, potenziamento della telemedicina e del telemonitoraggio per un migliore controllo delle patologia e contenimento delle complicanze.

Sono queste alcune delle priorità che segnalano i pazienti al territorio per una migliore presa in carico dei propri bisogni.