Diabete di tipo 2: presentati i dati dello studio CREDENCE

I risultati dello studio di fase 3 CREDENCE – Canagliflozin and Renal Events in Diabetes with Established Nephropathy Clinical Evaluation – sono stati presentati a Roma il 7 maggio scorso subito dopo la conclusione del Congresso Mondiale di Nefrologia di Melbourne.

L’evento, organizzato con il contributo non condizionato di Mundipharma, ha riguardato i nuovi farmaci attualmente disponibili per i diabetici di tipo 2 contro le complicanze renali e cardiovascolari della malattia. Si tratta dell’unico incontro presentato in Italia su questo tema.

I dati sul diabete

Il 6.34% della popolazione italiana, ossia circa 3.84 milioni di persone, è affetto da questa patologia metabolica. In Europa sono invece circa 58 milioni i malati di diabete mellito di tipo 2. Le previsioni per il futuro non sono esaltanti: entro il 2045 saranno 67 milioni gli individui colpiti da questa malattia nel vecchio continente.

Tra le complicanze più temibili vi sono quelle a carico del cuore e dei reni. I risultati dello studio CREDENCE, riguardanti i farmaci ora a disposizione per ridurre i rischi di coinvolgimento dell’apparato cardiocircolatorio e renale, infondono però ottimismo per il futuro.

Lo studio CREDENCE

La ricerca ha coinvolto 4.400 pazienti adulti affetti da diabete mellito di tipo 2, accompagnato da malattia renale cronica diabetica, reclutati in 34 paesi del Nord America, America Latina, Europa, Sud Africa e Asia-Pacifico. I risultati dell’indagine scientifica hanno dimostrato che Canagliflozin è in grado di diminuire la possibilità che la malattia renale progredisca fino allo stadio terminale e si è dimostrato sicuro.

La nefropatia diabetica colpisce circa il 40% dei malati, rappresenta la principale causa che conduce alla fase terminale della malattia renale (ESRD), amplifica il rischio di complicanze cardiovascolari (ad esempio ictus e insufficienza cardiaca) e di altre patologie correlate con la malattia metabolica di base, tra le quali infezioni e depressione.

Vista la scarsa efficacia dei farmaci finora utilizzati per combattere questa grave complicanza del diabete, è stato necessario concentrarsi sulla ricerca di nuovi farmaci.

Lo studio CREDENCE offre validi motivi per essere più ottimisti per il futuro.

I commenti

Il prof. Giuseppe Pugliese, Professore Ordinario di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma, ha dichiarato in merito: “dopo i deludenti risultati che hanno caratterizzato gli studi con potenziali nuovi farmaci nefroprotettivi condotti negli ultimi 15 anni, sono emersi dati molto promettenti con una classe di farmaci per il diabete, gli SGLT2 inibitori. Questi farmaci si sono dimostrati in grado di garantire una riduzione degli eventi sia cardiovascolari, in particolare la morte per cause cardiovascolari e l’ospedalizzazione per scompenso cardiaco, che renali, con riduzione sia dell’albuminuria che del declino della funzione renale. Lo studio CREDENCE, appena pubblicato, è di particolare rilevanza in quanto è stato condotto su una popolazione con nefropatia diabetica ed ha dimostrato l’efficacia del Canagliflozin nel preservare la funzione renale e al tempo stesso assicurare una protezione cardiovascolare, senza significativi eventi avversi. C’è da notare che, nei pazienti con funzione renale ridotta, gli SGLT2 inibitori non sono attualmente indicati in quanto poco efficaci sulla glicemia. Tuttavia, la dimostrazione che questi farmaci sono comunque efficaci in termini di protezione cardio-renale e al tempo stesso sicuri in soggetti ad alto rischio come quelli con nefropatia diabetica può portare ad una revisione delle indicazioni d’uso”.

Luca De Nicola, professore associato di nefrologia presso l’Università della Campania L. Vanvitelli, ha ulteriormente ribadito l’importanza dei risultati ottenuti dallo studio affermando che: “Le terapie finora disponibili riducono del 20% la progressione del danno renale verso la dialisi, ma lasciano ad alto rischio ben il 40-50% dei pazienti trattati. Questo nuovo farmaco garantisce una protezione decisamente più efficace ai pazienti con nefropatia diabetica. La somministrazione di 1 compressa da 100 mg al giorno, in aggiunta ai farmaci nefroprotettivi di uso comune, riduce di più del 30% il rischio di progressione renale. Inoltre, questo farmaco è un cardioprotettivo con una riduzione di circa il 40% dell’incidenza di scompenso cardiaco, la complicanza cardiovascolare più importante nel paziente diabetico. La terapia è anche più facilmente tollerabile: ci sono minori effetti collaterali nel gruppo trattato con questo approccio terapeutico rispetto al gruppo sottoposto alla cura tradizionale”.