Anoressia, bulimia e binge eating con la pandemia hanno fatto registrare un autentico boom, con un aumento del 40% di nuovi casi. È questa la fotografia scattata dall’Iss in occasione della XI Giornata del Fiocchetto Lilla, volta a sensibilizzare l’opinione sui disturbi alimentari, proponendo, contestualmente una mappa aggiornata dei centri di cura dedicati

I disturbi alimentari in Italia coinvolgono circa 3 milioni di cittadini, con un’incidenza superiore al 70% tra gli adolescenti, per i quali anoressia, bulimia e binge eating rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Questi disturbi sono in preoccupante crescita, in particolare tra i più giovani, con il coinvolgimento sempre più precoce, anche di pre-adolescenti under 12.

Se la situazione si presentava già grave prima del Covid-19, l’avvento della pandemia e le conseguenti restrizioni imposte dai governi per arginare il contagio hanno determinato un vero e proprio boom. Sono questi i dati principali diffusi in occasione dell’XI Giornata del Fiocchetto Lilla,  che ricorre il 15 marzo, dedicata alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su queste tematiche. Contestualmente, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha presentato la mappa aggiornata dei centri e servizi dedicati ai disturbi dell’alimentazione.

L’impatto del Covid-19 sui disturbi alimentari

I dati relativi a un’indagine conclusa a febbraio 2021, basata sull’incrocio di diversi flussi informativi analizzati dal Consorzio interuniversitario CINECA, hanno evidenziato un aumento dei disturbi alimentari di quasi il 40% rispetto al 2019. Nel primo semestre 2020 sono stati rilevati nei diversi flussi informativi 230.458 nuovi casi contro i 163.547 del primo semestre 2019.

Il carico assistenziale complessivo dei nuovi casi e di quelli già in trattamento, nel 2020, ha raggiunto 2.398.749 pazienti, un dato certamente sottostimato considerata una quota consistente di pazienti che non arriva alle cure.
I dati della survey hanno messo inoltre in luce anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio, con un 30% della popolazione ammalata al di sotto dei 14 anni di età e una maggiore diffusione del problema nella popolazione maschile.

La mappa dell’Iss sulle strutture di assistenza e cura

Le strutture accreditate per la cura dei disturbi alimentari a oggi sono 108 su tutto il territorio nazionale, di cui 101 del Sistema sanitario nazionale e 7 del privato accreditato. La ripartizione territoriale ha messo in luce una presenza più marcata nel Nord Italia, sede di 55 strutture (di cui ben 19 in Emilia-Romagna); seguono il Centro e il Sud (e le Isole) rispettivamente con 18 e 35 centri.

Il censimento dell’Iss, in continua evoluzione, ha mostrato informazioni anche relativamente all’utenza, così come al personale presente all’interno dei centri censiti.
Nel 65% dei centri risultano attualmente in carico 8.947 assistiti, nel 90% dei casi di genere femminile. Quasi 6 utenti su 10 (il 58%) ha un’età compresa tra 13 e 25 anni. Il 7% addirittura meno di 12 anni.

L’anoressia nervosa mantiene il triste primato come diagnosi più frequente, riscontrata nel 36,2% dei casi; seguono la bulimia nervosa al 17,9% e il binge eating al 12,4%.
Dal lato dell’assistenza, sono 1.099 i professionisti che lavorano nei centri dedicati ai disturbi alimentari, con una prevalenza di psicologi (21%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%).

«Facilitare la richiesta di aiuto e informare sull’assistenza sono gli obiettivi della mappatura dei centri – ha spiegato Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità – Dopo aver censito le strutture del sistema sanitario nazionale, infatti, l’Istituto ha iniziato a mappare anche i centri del privato accreditato, notando un forte impatto e coinvolgimento su questi disturbi del comportamento alimentare, purtroppo in crescita durante il periodo pandemico».