Il dolore cronico è ancora una patologia poco conosciuta che non viene gestita al meglio: molti medici di famiglia hanno difficoltà a riconoscere il tipo di dolore di cui soffrono i propri assistiti e prescrivono terapie modificate nel 97,6% dei casi dai terapisti del dolore. Così, sempre più pazienti con dolore cronico si rivolgono ai centri specialistici direttamente, senza consultare il proprio medico di base, come invece indica la Legge 38. Questo quanto emerge dai risultati del progetto Link Up, un’indagine condotta su 1.379 pazienti con dolore cronico. Lo studio è stato realizzato dall’associazione Vivere senza dolore onlus, con la collaborazione di Simg.
“Il progetto”, spiega Marta Gentili, presidente dell’associazione Vivere senza dolore, ha evidenziato come sia necessario costruire un network tra malato, medico di famiglia e specialista del dolore sia per facilitare il percorso di cura dell’assistito, sia per ottimizzare le risorse a disposizione”, e aggiunge, “riconosciamo al farmacista, purtroppo trascurato dalla legge 38, un ruolo indispensabile sul territorio, sia per la capillare fornitura di farmaci oppioidi, sia per educare e informare i pazienti.”
Aggiunge Pierangelo Lora Aprile, responsabile area Dolore di Simg: “La sfida per la Medicina Generale dei prossimi anni sarà quella di essere sempre di più cardine del comparto delle Cure Primarie. In questo quadro hanno un importante ruolo i farmacisti nella gestione del paziente con dolore: prima di tutto nel fornire consigli di automedicazione per la gestione del dolore semplice da trattare; svolge poi una funzione di filtro e di aiuto per inviare al medico i pazienti quando vengono riconosciuti segnali di allarme o di dolore non correttamente valutato dal paziente. È infine fondamentale che il farmacista, una volta che riceve la ricetta di un oppioide, avalli la prescrizione del medico, rassicurando il paziente sulla terapia che sta ricevendo.”