Colleghi e amici che mi conoscono, ben ricordano la mia doppia vita professionale conseguente al  percorso di studi: l’esercizio professionale esclusivo di medico chirurgo e di specialista pediatra dal 1991 al 2002 e quello esclusivo di farmacista territoriale una volta conseguita la seconda laurea in farmacia e l’abilitazione dal 2002, con rinuncia all’attività incompatibile per norma, di quella di medico.

Nel 1991, con l’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo presso l’Università degli Studi di Milano, mi erano ben chiari il significato e valore dei concetti di efficacia (farmacologica e terapeutica) e sicurezza (safety) dei farmaci; del tutto sconosciuto, invece, quello di qualità, come pure gran parte della legislazione farmaceutiche che, oggi posso affermarlo senza tema di smentita, è purtroppo carente nel percorso di studi della facoltà di Medicina e Chirurgia.

Solamente dopo il conseguimento della laurea in Farmacia e abilitazione all’esercizio della professione di farmacista sempre presso l’Università degli Studi di Milano, ho invece potuto interiorizzare l’importanza ancor più estesa della sicurezza del medicinale, che mai può prescindere dalla sua qualità.

Nei cicli produttivi, distributivi e di dispensazione del medicinale, quanto rilevante sia la necessità delle valutazioni costanti di efficacia, sicurezza, qualità nei diversi ambiti in cui esse entrano in gioco. Valutazioni pre-cliniche, cliniche e post necessarie per valutare il rischio/beneficio del medicinale, sia prima della commercializzazione che a maggior ragione dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio, in modo che tale rapporto si mantenga favorevole nel tempo.

Sul tema della vigilanza all’atto di dispensazione, da qualche tempo a questa parte, i segnali di allerta e criticità si stanno ulteriormente amplificando. Infatti, se da un lato tecnologia e informatizzazione semplificano e velocizzano i diversi processi di dispensazione (es. ricetta dematerializzata per uso umano e veterinario), con beneficio in termini di performance professionali del farmacista ed ancor più di facilitata accessibilità alla terapia da parte dei pazienti e caregivers; dall’altro, sempre la tecnologia informatica e l’uso mal orientato dalla stessa, si sta manifestando come preoccupante “punta dell’iceberg”, nell’universo della contraffazione delle prescrizioni, come le cronache recenti raccontano.

Ancora di più che in passato, farmacovigilanza e professionalità si devono sempre più coniugare per rafforzare l’attività di monitoraggio quotidiano. Tra gli obiettivi portanti delle nostre giornate: orientare e proteggere il paziente, valorizzare il prodotto medicinale (“strumento” di cura e mai bene di consumo) e considerare il ruolo del professionista sanitario, e per qual che ci riguarda, proprio il farmacista territoriale incaricato di pubblico servizio, che all’atto ultimo della dispensazione, è protagonista per norma, con tutte le implicazioni di responsabilità professionale, deontologica, amministrativa ed individuale che ne conseguono.