Gli italiani sono poco consapevoli delle modalità di contrarre il virus dell’Epatite C e delle sue conseguenze. A confermarlo è una ricerca quantitativa realizzata da AstraRicerche per Gilead Sciences. I dati rivelano che, benché il 73,9% degli intervistati ha sentito nominare l’infezione, solo il 20,1% ritiene di conoscerla “molto” o “abbastanza”, mentre il 42,5% ha risposto “poco o per niente” e il 37,5% “così così”.
Oggi la comunità scientifica si sta battendo per raggiungere l’obiettivo lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di eradicare il virus dell’Hepatitis C (HCV) entro il 2030. Questo virus è infatti il responsabile dell’Epatite C, ma la sua scoperta è arrivata solo nel 1989. Oggi abbiamo a disposizione un test per diagnosticarlo e cure sicure ed efficaci per curarlo. L’obiettivo di debellare la malattia è quindi reale.
Occorre però informare le popolazioni e sensibilizzarle sull’importanza dello screening, come fatto da Gilead Sciences, società biofarmaceutica che da oltre 35 anni si dedica alla ricerca scientifica e allo sviluppo di farmaci per varie patologie, tra cui appunto l’Epatite C.
L’azienda ha promosso la campagna “Epatite C. Mettiamoci un punto”, che prevede diverse iniziative tra cui un tram che dal 5 all’8 giugno attraverserà Milano veicolando messaggi e informazioni sull’HCV per trasmetterle ai cittadini.
«Gilead è da sempre molto impegnata in ambito di epatiti – ha affermato Carmen Piccolo, direttore medico di Gilead Sciences Italia – Non potevamo, quindi, rimanere fermi di fronte all’appello dell’Oms di eradicare l’Epatite C in tutto il mondo entro il 2030. Il percorso non è semplice, ma dobbiamo disegnarlo assieme per fare in modo che un domani questa patologia sia solo un ricordo».
L’iniziativa ha il patrocinio di 7 associazioni pazienti (Anlaids sezione Lombarda ETS, Anlaids Onlus, EpaC-ETS, Associazione Milano Check Point, Cooperativa sociale Open Group Bologna, Plus Roma, Fondazione Villa Maraini – CRI), di 3 Società Scientifiche (AISF -Associazione italiana studio del fegato, SIMG – Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, SIMIT – Società italiana di malattie infettive e tropicali, e della Città Metropolitana di Milano).
Cos’è l’Epatite C e quali conseguenze porta
Nel corso dell’evento di presentazione della campagna sono intervenuti specialisti, che hanno spiegato come si contrae il virus dell’HCV e cosa accade dopo il contagio.
«In Italia il virus dell’Epatite C è circolato tanto in passato anche nella popolazione generale – ha dichiarato Roberta D’Ambrosio, specialista in gastroenterologia ed epatologa presso fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – È un virus che si trasmette attraverso contatto con sangue infetto e dal sangue si sposta al fegato dove, con il passare del tempo induce alla necrosi delle cellule sane, uccidendo gli epatociti.
Negli anni questi vengono sostituiti da cicatrici, portando alla fibrosi, la cui progressione, se non viene bloccata la malattia, può portare alla cirrosi, che può a sua volta portare allo sviluppo di tumore e insufficienza d’organo. Il virus è stato scoperto nel 1989, quindi prima di quella data non si conosceva e chi si è sottoposto a interventi chirurgici, dialisi, trapianti, ma anche chi ha eseguito tatuaggi o piercing, è a rischio di averlo contratto. Non è quindi solo un problema di chi fa uso di droghe, come si potrebbe pensare».
Lo screening gratuito ma solo per alcune fasce
In Italia è disponibile il test gratuito dell’Epatite C per i cittadini nati tra il 1969 e il 1989, un range troppo ristretto secondo i clinici per individuare la maggioranza dei soggetti potenzialmente a rischio.
«Oggi non sappiamo con certezza quanti sono i malati effettivi di Epatite C perché è una patologia silenziosa e asintomatica e il paziente se ne accorge davvero molto tardi» ha commentato Stefano Fagiuoli, direttore Unità complessa di gastroenterologia, epatologia e trapiantologia ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo; Gastroenterologia, Dipartimento di Medicina Università Milano Bicocca.
«Lo screening è quindi molto importante, ma il decreto attuale presenta dei limiti. Prevede infatti un finanziamento dedicato ai test, ma non investimenti in formazione e informazione, il che comporta mancata conoscenza e una scarsa adesione. Inoltre, lo screening è previsto per una fascia di età nella quale il virus ha un’incidenza più bassa delle aspettative. Diventa, quindi, prioritario adesso estendere il test gratuito a una fascia molto più vasta».