Grazie all’Accordo quadro siglato nei giorni scorsi da Federfarma, Assofarm, Governo, Regioni e Province autonome, i vaccini anti Covid-19 potranno essere somministrati anche in farmacia dai farmacisti. Da parte dell’Associazione nazionale professionale farmacisti non titolari (Conasfa) arrivano però a tal proposito alcune riflessioni e perplessità in merito all’evoluzione della professione.
«Abbiamo svolto un ruolo cruciale in questa pandemia, ci siamo spesi in termini di disponibilità, attenzione e purtroppo anche di vite umane in questo lunghissimo anno – si legge in un comunicato stampa diffuso dall’Associazione – Adesso, dopo una lotta il cui merito, una volta tanto, ci viene riconosciuto, alcune Regioni ci hanno finalmente considerati operatori sanitari tanto da inserirci nella fase 1 delle vaccinazioni Siamo quindi “pronti” per essere utili alla campagna vaccinale? In realtà, non siamo pronti, non siamo formati, non siamo tutelati e ci manderanno di nuovo a ” mani nude” a svolgere un ruolo che i farmacisti italiani saranno forse in grado di svolgere ma a rischio proprio e dei cittadini».
L’Associazione insiste soprattutto sul ruolo del farmacista, il quale non deve sostituirsi ai medici e agli infermieri, ma lavorare al loro fianco. Con il nuovo Accordo, la professione «ha un’ occasione di svolta, ma non così. Dobbiamo riflettere tutti su dove andare e su cosa fare. Non si può e non si deve pensare che tutti i colleghi abbiano la stessa visione e si deve vigilare perché in questo momento, svolgendo ruoli delicati e soprattutto improvvisati, molti colleghi mettono a rischio la propria professione».
Conasfa sottolinea anche che occorre che ai farmacisti collaboratori siano riconosciute «oltre le giuste tutele verso i rischi legali anche quelle verso il rischio biologico, la giusta formazione (svolta durante l’orario lavorativo) e un’adeguata remunerazione».
La comunicazione di Conasfa si conclude con una riflessione e una richiesta rivolta ai propri colleghi: «In questo momento sarebbe veramente importante fare una richiesta a tutti, proprio tutti i farmacisti, su cosa pensano della nuova via che sta prendendo la nostra Professione in maniera tale da conoscere qual è realmente la nuova vocazione verso cui dirigere la nostra competenza. Sarebbe bello pensare che ogni Ordine provinciale, in quanto rappresentativo di tutti i farmacisti, promuovesse un’ indagine per capire cosa ne pensiamo di tutti questi nuovi compiti che ci vengono proposti/imposti».