Farmacista veterinario: formazione essenziale, ma complicata

Pochissimi i corsi specialistici delle università. Per avviare un’attività di farmacista veterinario è solitamente necessario individuare da sé corsi per apprendere nozioni sia sui prodotti sia sulle normative che regolano il mercato

Un aspetto molto importante per chi desidera intraprendere l’attività di farmacista veterinario è la formazione. Approcciare il mondo degli animali di casa non significa, infatti, solo dover imparare a conoscere nuovi prodotti, occorre conoscere anche le dinamiche di un nuovo mercato così come le normative che lo regolano.

Alcuni farmacisti hanno una formazione specifica in medicina veterinaria e diventano farmacisti veterinari, ma le università che offrono queste specializzazioni sono pochissime e, così, la maggior parte dei farmacisti di comunità deve crearsi da sé una formazione adatta a operare in questo settore.

Il modo più semplice e rapido per iniziare è scaricare materiale informativo dal sito dell’Associazione nazionale imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia (http://www.assalco.it/). È un buon punto di partenza per iniziare a prendere confidenza con il mondo dei pet.

Tuttavia, si tratta di un settore con dinamiche e normative proprie che è bene conoscere prima di commettere involontariamente azioni al limite dell’illegalità. Per esempio, il farmacista veterinario deve conoscere sia le norme relative ai prodotti che può vendere, in particolare i medicinali stupefacenti e psicotropi (D.P.R. n. 309/1990), sia quelle relative ai medicinali veterinari non stupefacenti (decreto legislativo n. 193/2006). Deve sapere anche, però, quali preparazioni galeniche officinali e magistrali può preparare.

A onor del vero, tali normative devono anzitutto far parte del bagaglio culturale del medico veterinario, che prescrive la terapia tramite Ricetta elettronica veterinaria (Rev), però, non va scordato che il farmacista ha la responsabilità della dispensazione, sia in relazione alle corrette formalità della Rev sia all’uso di un farmaco umano o alle possibilità di sostituzione del farmaco stesso.

I farmaci forniti dai veterinari

Il farmacista deve anche sapere che il medico veterinario può fornire al proprietario dell’animale una certa quantità di farmaco adatta a iniziare quanto prima una determinata terapia. Fino al 2012, per il veterinario era possibile fornire solo una quantità limitata di farmaco, prendendola da confezioni già iniziate.

Tuttavia, da novembre 2012, quando è entrata in vigore la legge di riforma della sanità italiana Balduzzi, che prende il nome dal Ministro della Salute Renato Balduzzi del governo Monti, il medico veterinario può vendere anche confezioni intatte. Va da sé che questa opportunità comporti spesso la cessione della terapia completa, a chiaro svantaggio della farmacia.

Questa opportunità è stata anche causa di importanti contrasti tra farmacisti e veterinari perché la legge Balduzzi non delinea chiaramente i confini fino entro cui deve agire il veterinario. Esempi clamorosi sono quelli della vendita di antiparassitari a uso esterno, terapia che non è, in maniera cosi evidente, urgente eseguire, oppure quando il veterinario prospetta la possibilità di non pagare la Rev qualora si acquisti il farmaco direttamente da lui.

Troppe lacune nella formazione

Secondo un’indagine riportata da AboutPharma, su un campione di un centinaio di farmacisti, il 22% non è a conoscenza del fatto che il sistema Rev non ponga limiti al veterinario nell’atto della prescrizione e che, quindi, sia il farmacista stesso ad avere la responsabilità del controllo. Inoltre, il 40% del campione intervistato non conosce le norme relative alle specialità a uso e detenzione esclusiva del veterinario, ai medicinali stupefacenti e psicotropi (dove le responsabilità sono anche di tipo penale). Infine, più del 60% degli intervistati non ha alcuna conoscenza di galenica veterinaria. Riguardo la formazione, solo il 35% dei farmacisti che operano nel settore specializzato della veterinaria segue corsi agendo in modo autonomo, un altro 35% cerca di mantenersi informato, anche se non ha ben chiare le idee sui vari aspetti normativi, il restante 30%, anche se sarebbe molto interessato, non riesce a seguire, invece, nessun tipo di corso di formazione. Un punto di riferimento nel caso di dubbi o controversie rimane l’Ordine professionale, però, la metà dei farmacisti veterinari oggetto dell’indagine non ritiene di essere adeguatamente supportata, in particolare nel caso di problemi normativi, come, appunto, nella vendita diretta di medicinali da parte dei veterinari.

L’Ordine e le norme

Una certa criticità si evidenzia nei confronti dell’Ordine. Le principali problematiche lamentate sono solo in minima parte relative alla formazione e ai corsi di aggiornamento, molte riguardano altri aspetti. Uno di questi è la mancanza di un’interpretazione univoca delle norme. Il farmacista veterinario si ritrova spesso ad affrontare come meglio può alcuni gap normativi, talora anche con possibili risvolti di carattere penale per la propria professione.

Dall’evidente confusione con cui il farmacista veterinario si trova a dover convivere nasce chiara l’esigenza di percorsi formativi, sia da un punto di vista normativo sia di competenze inerenti al benessere e alla salute degli animali in generale. Come già detto, l‘università non dà un contributo adeguato e, quindi, è necessario ricorrere alla formazione Ecm, da parte degli ordini o di altri organismi autorizzati.

Anche in questo caso, però, i corsi sono pochi, difficili da reperire e di solito non riescono a rispondere a tutte le domande del farmacista veterinario. Un aiuto sul versante prodotti e medicinali lo si può avere direttamente dalle aziende produttrici, che sempre più di frequente rendono disponibile formazione specifica.

In relazione alla ricetta elettronica, gli ordini di farmacisti (Fofi) e veterinari (Fnovi) hanno realizzato corsi online specifici, che possono essere raggiunti agli indirizzi

https://www.fadfofi.com/web/corsifad.asp

https://fad.fnovi.it/start/index.php.