Tempi difficili per l’omeopatia in farmacia

La procedura di registrazione Aic ha portato alla scomparsa di moltissimi farmaci omeopatici dal mercato italiano, una situazione che si ripercuote anche sulla quotidianità delle farmacie. Ne parliamo con alcuni farmacisti specializzati in omeopatia

«L’omeopatia è in un momento di crisi, è stata attaccata da più fronti con una campagna quasi denigratoria e, secondo me, senza contraddittorio efficace. Da un lato c’è quasi una volontà di contrastarla, anche su basi non scientifiche, pretestuose, banalizzandola o a volte ridicolizzandola. Dall’altro lato c’è il fenomeno innescato dalle registrazioni delle Aic: tanti prodotti, ad esempio nel campo dell’antroposofia, non sono più in commercio». Le nubi di tempesta sono davvero molto nere per Andrea De Zanetti, titolare della farmacia Legnani di Milano, uno dei principali riferimenti storici in città per i medicinali omeopatici. Un percorso ormai quarantennale che caratterizza anche la storia della farmacia di Cristina Porcu a Cagliari. «Qui il farmaco omeopatico è stato da sempre trattato come tale, cioè come un farmaco. Abbiamo sempre avuto un reparto a sé stante con personale specializzato, anche prima che esistessero i reparti, con l’obiettivo di rendere disponibili ai pazienti tutte le varie branche della medicina omeopatica. Abbiamo fatto delle scelte piuttosto nette sui fornitori: nel mondo dell’omeopatia anche la modalità di diluizione e altre attenzioni in fase produttiva (come l’assenza di esposizione ai campi elettromagnetici) possono modificare le caratteristiche del farmaco. Non tutte le aziende vi prestano attenzione, quelle più grandi hanno un approccio industriale molto spinto e meccanicizzato. Poi, ovviamente, laddove il paziente e il prescrittore richiedano un’azienda che non trattiamo, il procuro è sempre possibile».

«Una farmacia molto grande e centrale come la nostra vede una richiesta ancora piuttosto accentuata di prodotti omeopatici anche se, probabilmente, si registra un accorpamento delle richieste proprio in questa farmacia, altre realtà hanno forse gettato un po’ la spugna» commenta Claudia Mattiello, responsabile del reparto omeopatia della farmacia Ambreck di Milano. La situazione non è diversa anche all’altro estremo della Penisola, come confermato da Cecilia Sanchez Baracaldo della farmacia Menni di Palermo. «All’interno della farmacia è un disastro, c’è stata una grossissima riduzione che disorienta completamente il paziente».

Competenze per consigli corretti

«Per quello che riguarda il mio agire sul consiglio in quest’ambito, non è cambiato molto nei confronti dei pazienti che sono abituati a fruire delle cure omeopatiche – spiega Claudia Mattiello. – Incontriamo forse una piccola contrazione nella disponibilità ad accettare il consiglio, qualche persona appare più incerta rispetto al passato nei confronti dell’omeopatia. Si tende ad affiancare la fitoterapia, che appare meglio accettata». Cristina Porcu sottolinea come il processo di registrazione in corso abbia portato alcune specialità, come ad esempio Mercurius Heel, a poter essere dispensate solo con ricetta ripetibile. «Una cosa che non si era mai verificata prima, e che conferma che si tratta di farmaci a tutti gli effetti. In quanto tali, qualunque farmacista dovrebbe essere perlomeno in grado di gestire in modo corretto una ricetta redatta da un medico omeopata, di riconoscere le scale di diluizione ed essere in grado di comprenderne la differenza. Una Belladonna 5 CH, ad esempio, è diversa da una Belladonna 1000 K. Il farmacista è presente per il consiglio nell’automedicazione, che prevede i farmaci SOP e OTC, e fra i farmaci SOP vi sono anche gli omeopatici. Se ho le competenze sufficienti per consigliare l’omeopatico, esso diventa uno strumento terapeutico in più da offrire a chi mi trovo di fronte» spiega la farmacista cagliaritana.

La percezione dei pazienti

Il quadro che viene fuori dalle testimonianze dei farmacisti indica che c’è ancora uno zoccolo duro di persone con una lunga storia di utilizzo dei medicinali omeopatici. «Chi ha grande fede e una cultura sull’omeopatia vive questo momento in modo attivo, anche rispetto al concetto di prendersi cura di sé stessi, secondo un approccio partecipativo. Chi invece la vive più passivamente si sta spostando verso l’integrazione, pur rimanendo nell’ambito “naturale”, come del resto stanno facendo anche i medici e le aziende» sottolinea De Zanetti. Anche il farmacista milanese racconta di clienti che ancora fanno fatica a capire la difficoltà di reperire medicinali che fino a poco tempo fa si trovavano senza problemi. «La vivono con stupore. Purtroppo anche alcune aziende sono rimaste un po’ ferme, pensando si continuasse a rimandare nell’applicazione delle norme. Alcuni farmaci omeopatici, poi, sono per loro natura irregistrabili, perché è difficile ricondurre la trasformazione delle sostanze all’ambito GMP. La mia impressione è che ci sia un’onda di ritorno contro l’omeopatia, che segue il periodo d’oro degli anni 80 e 90».