Il boom dei generici con Covid-19

La produzione di farmaci generici è in crescita da diversi anni sebbene la redditività delle aziende resti ridotta. L’emergenza sanitaria ha scosso il mercato generando un incremento record della domanda

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato un elemento dirompente per molti settori e il comparto dei farmaci generici non ha fatto eccezione. Lo scenario di mercato si è improvvisamente ridefinito penalizzando molti prodotti, ma espandendo nel contempo la domanda dei farmaci legati alla gestione dell’emergenza: a marzo 2020 gli ordinativi di midazolam, propofol, morfina, rocuronio e cisatracurio sono cresciuti in misura variabile tra il 128% e il 782% rispetto all’anno precedente, obbligando le aziende a far fronte a questo boom in tempi record. Secondo un’indagine svolta da Nomisma su metà delle imprese associate a Egualia (campione che rappresenta circa il 70% del settore dei generici sia in termini di fatturato che di forza lavoro), il 58% delle imprese ha visto crescere la domanda di farmaci, e solo una minima parte ha subito una riduzione (11%). In quasi la metà dei casi le richieste sono cresciute fino al 30% e un quinto delle aziende ha visto espandersi la domanda – in un solo mese – tra il 30% e il 50%. Rispondere a uno sviluppo così improvviso richiede estrema flessibilità da parte delle aziende per riorganizzare in tempo la propria catena del valore. Solo il 40% delle imprese produttrici, in effetti, è riuscito a rispondere completamente alle nuove richieste, mentre più della metà ha ottenuto solo un successo parziale. Il 7% degli intervistati ha anche dichiarato di non aver soddisfatto il surplus di domanda. Per far fronte all’emergenza, oltre il 40% delle imprese ha dovuto riorientare la produzione; un quinto di esse ha introdotto modifiche che hanno inciso per oltre il 30% della produzione complessiva.

Un comparto in crescita

All’arrivo della pandemia, l’industria italiana dei generici si trovava già in un momento complessivamente positivo, sebbene a crescere fosse soprattutto la produzione. All’aumento degli output registrato negli ultimi anni, infatti, si è accompagnato il contemporaneo incremento dei costi di produzione, in particolare quelli legati al personale, cresciuto di 1.400 unità negli ultimi cinque anni. Secondo l’Osservatorio Nomisma 2020 sui farmaci generici in Italia, dal 2014 la produzione è aumentata di oltre il 33%, un risultato superiore anche ai farmaci a brevetto, che nello stesso periodo hanno registrato una crescita del 29%. L’Italia è anche prima in Europa per numero di aziende impegnate nella produzione di generici (45) davanti a Francia (30) e Germania (21), ma seconda per fatturato (2,5 miliardi di euro) dopo l’industria tedesca (2,9 miliardi). Parallelamente al progresso produttivo, però, si sono espanse anche tutte le voci di spesa: il costo per materie prime e materiali di consumo è aumentato di quasi il 37%, per i servizi si è avuto un aumento del 31,4%, e per il costo del personale del 30,3%. Il risultato finale è una redditività contenuta, con un utile medio che non supera il 3% (era il 2% nel 2014). L’effetto del comparto sull’economia, comunque, è positivo. Nomisma calcola che per ogni 1.000 euro di produzione, le imprese di farmaci generici attivino 1.900 euro di domanda aggiuntiva, per un totale di 5 miliardi di euro ogni anno. Anche sull’occupazione il settore produce benefici, non solo perché gli occupati sono cresciuti di oltre un quinto nel periodo 2014-18 (passando da 6.497 a 7.894) ma anche per l’effetto sull’indotto. Secondo il rapporto, “in Italia ogni occupato nelle imprese di farmaci generici genera tre occupati aggiuntivi, per un totale di 27.000 addetti per le aziende considerate”. Compresi i dipendenti del settore, quindi, “se non ci fossero i generici, mancherebbero 35.000 posti di lavoro nel nostro Paese”.

Contributo dei generici alla spesa sanitaria

In Italia la spesa territoriale per i farmaci cresce, ma con andamento opposto per le componenti pubblica e privata. Dopo aver raggiunto il picco di 13,8 miliardi nel 2016, infatti, la spesa pubblica si è progressivamente ridotta fino ai 12,25 miliardi del 2019 (-11%). Nello stesso tempo la spesa privata ha proseguito un trend di crescita già in atto, raggiungendo quota 8,85 miliardi nel 2019 (+15,1% rispetto al 2011) e ora rappresenta il 42% della spesa territoriale complessiva. Se questo trend dovesse continuare ancora per tre o quattro anni, la spesa potrebbe diventare per metà privata. L’andamento divergente di volumi e prezzi dimostra la capacità da parte del sistema produttivo di garantire una crescente disponibilità di farmaci a un prezzo medio costantemente decrescente, in particolare grazie al contributo dei farmaci generici. Dal 2009 al 2019, infatti, il totale delle confezioni acquistate di farmaci di classe A è cresciuto del 3,2%, ma a valore è calato del 21,8%. Questo rende conto del fatto che gli acquisti di farmaci protetti sono diminuiti di oltre il 60% sia a valori che a confezioni, mentre i generici sono cresciuti rispettivamente del 128% (324 milioni di confezioni) e del 149% (2,1 miliardi di euro).