Una sana alimentazione e una vita attiva sono i primi ingredienti per mantenere una buona salute. Tuttavia, quasi il 50% degli italiani al Sud non pratica sport, contro il 30% dei connazionali del Centro-Nord. Inoltre, solo il 20% dei cittadini del Sud-Italia fa sport in modo continuativo. Chi pratica sport favorisce un risparmio per il Ssn: -97 Euro cadauno, +52 Euro cadauno per i sedentari

Nonostante l’Italia si caratterizzi per un buon livello di attività fisica giornaliera rispetto ad atri Paesi europei, uno studio del 2018 aveva stimato nel nostro Paese la presenza di 2 milioni di persone affette da disturbi alimentari legati anche a stili di vita sedentari e poco inclini all’attività fisica. L’attitudine alla pratica sportiva, tra l’altro, non è omogenea a livello regionale anche, probabilmente, per una differente disponibilità di strutture, servizi e facilities.

Pratica sportiva, le disomogeneità regionali

Le aree del Nord sono quelle che presentano una più elevata quota di soggetti che praticano attività sportiva: il 42% della popolazione adulta la pratica regolarmente a fronte di un 26,8% che la pratica saltuariamente. Queste quote sono pressoché invertite al Sud: la pratica abituale interessa il 27,2% della popolazione a fronte di un 33,2% di sportivi saltuari. Un divario ancora più accentuato nel caso di minori: se la percentuale di sedentari è del 15% al Centro Nord, questa raggiunge quota 22% al Centro Sud, con una riduzione di ben 3 anni sull’aspettativa di vita. Le Regioni che registrano le performance peggiori sono Campania e Sicilia.

Pratica sportiva e disuguaglianze socio-culturali

A pesare sulla differente diffusione della pratica sportiva non è soltanto una diversa disponibilità di strutture e facilities, che al Sud risultano meno diffuse e più obsolete, ma anche le diseguaglianze socio-culturali. A praticare sport sono circa il 50% dei laureati, il 35% tra i diplomati, il 20% di coloro che hanno il diploma di scuola media inferiore, per attestarsi sotto il 10% per coloro che possiedono la licenza elementare o nessun titolo di studio. Non solo, la spesa sanitaria si riduce di 97 Euro tra chi pratica sport mentre cresce di 52 Euro tra i sedentari.

Il rapporto Uisp Svimez

Sono questi i dati più importanti del rapporto “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”, realizzato in partnership tra Uisp (Unione italiana sport per tutti) e lo Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Il report approfondisce i gap che riguardano l’attitudine alla pratica sportiva tra il Mezzogiorno e il resto del Paese fornendo indicazioni su quanta parte di questo gap è legato a un deficit dal lato dell’offerta (infrastrutture sportive) o della domanda (abitudini socioculturali).

L’obiettivo della ricerca, condotta tra dicembre 2020 e settembre 2021, è duplice: da un lato intende verificare la correlazione tra i fenomeni dell’attività fisica e della sedentarietà rispetto alle condizioni di offerta e domanda delle diverse Regioni italiane, con particolare riferimento al Mezzogiorno, dall’altro, stimare l’impatto economico sul sistema sanitario nazionale del fenomeno della sedentarietà attraverso l’impiego di tecniche statistico-econometriche e, soprattutto, incrementare le azioni per la promozione dell’attività fisica e quindi del benessere dei cittadini.

Il problema dei giovani

Il tasso di persone obese varia sensibilmente da Regione a Regione. La Regione con il tasso più elevato di persone obese è il Molise (quasi il 15%), seguito dalla Basilicata (13,7%) mentre quello più basso è la Sardegna (7,25%): in controtendenza i dati delle altre Regioni del sud e delle isole dove il tasso di obesità supera il 12% e quello della Campania dove è leggermente più basso (11,7%).

Tra i minori con eccesso di peso (età compresa tra i 6 e i 17 anni) il Mezzogiorno evidenzia la percentuale più alta, il 31,4%, seguito da Nord-Est (22,4%), Centro (21,3%) e Nord-Ovest (20%). La Regione con la quota più bassa è il Trentino Alto Adige (14,2%), mentre quella con la quota più alta è la Basilicata con un valore allarmante del 40%, Regione in cui 2 ragazzi su 5 sono in eccesso di peso.

Lo sport come livello essenziale di prestazione

Alla luce della recente decisione del Parlamento di avviare una riforma che preveda l’inserimento dello sport in Costituzione Luca Bianchi, Direttore Svimez, in occasione della presentazione del rapporto, ha sostenuto l’importanza di fare dell’attività sportiva un livello essenziale di prestazione.

«Questo significa che dobbiamo introdurre il principio, che dovrà essere un diritto di tutti i bambini, ovunque essi vivano, di avere un minimo garantito di ore di attività sportiva nelle scuole e fuori delle scuole. È quindi decisivo, soprattutto per il Mezzogiorno, riuscire a cogliere appieno l’opportunità delle risorse stanziate dal Pnrr; questo consentirà non solo di superare la crisi del settore sportivo acutizzata dalla pandemia, ma, soprattutto, di ridurre le sperequazioni tra cittadini e territori con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute psicofisico della collettività e, congiuntamente, nel medio e lungo termine di ridurre i costi pubblici e privati connessi a stili di vita sedentari e poco salutari».