Assumere regolarmente i farmaci è fondamentale per il buon esito delle terapie per le malattie cardiovascolari. Il farmacista può informare i pazienti e supportare le attività di
monitoraggio della compliance
Secondo dati di letteratura riferiti al 2019, a fronte di un’aderenza terapeutica ottimale
dell’80%, la realtà indicherebbe che solo il 55% dei pazienti rispettano le prescrizioni dei farmaci per l’ipertensione e circa il 45% quelle per l’ipercolesterolemia. Un problema esacerbato dalla difficoltà di mantenere un regolare rapporto medico-paziente in tempi di Covid e che potrebbe sortire gravi conseguenze qualora la sospensione dei farmaci per l’ipertensione si prolunghi per circa sei mesi, con un aumento di due-tre volte del rischio
di ictus o infarto.
«La maggior parte degli studi sull’aderenza terapeutica si basano sul rispetto delle prescrizioni da parte del paziente. Nel caso delle malattie cardiovascolari, l’aderenza è un
fattore molto importante anche in prevenzione secondaria dopo un evento, come nel post-infarto – spiega Massimo Volpe, presidente della Società italiana per la Prevenzione Cardiovascolare – La non aderenza terapeutica diventa un vero e proprio fattore aggiuntivo di rischio, una terapia risolutiva non ottemperata può avere effetti altrettanto devastanti della malattia.
Da questo punto di vista, i farmacisti hanno un ruolo molto importante. Possono ad esempio contribuire all’informazione corretta del paziente, o domandargli come mai non ha ripreso la terapia. Si tratta di un obiettivo più facile da perseguire nei piccoli centri rispetto alle città più grandi».
L’importanza della sinergia tra professionisti
Per il presidente della SIPreC, il network che si crea tra medico e farmacista consente di
intercettare con maggiore facilità la tendenza alla mancata aderenza. Quest’ultima, inoltre, è una caratteristica spesso associata alle malattie croniche asintomatiche.
«Nella malattia cronica, il paziente tende un po’ a disaffezionarsi alla terapia, o compie una
scelta tra i farmaci quando è costretto ad assumerne troppi nell’arco di una giornata. Nelle
malattie asintomatiche, invece, il paziente non averte dolore, affanno o altri disturbi che lo
limitano. Sono malattie silenziose, ma altrettanto insidiose, e il non essere persistenti con
la terapia può essere pericoloso, come pure l’automedicazione» aggiunge Volpe.
Da questo punto di vista, per il presidente della SIPreC sarebbe anche importante disporre di confezioni di farmaco a misura del paziente, come i dispensatori divisi per giorni della settimana, che possono aiutare a non dimenticarsi di assumere la terapia. «I più anziani possono farsi aiutare da un familiare o una badante. Anche le terapie di combinazione, che contengono due o tre principi attivi all’interno della stessa compressa, possono essere uno strumento che facilita il paziente, ad esempio nella cura dell’ipertensione e della dislipidemia».