Un’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità ha identificato oltre 2mila casi di incidenti in acqua, di cui 1.209 fatali, tra il 2015 e il 2019. Più colpiti gli uomini, specialmente appartenenti al target 45-64 anni. Un opuscolo raccoglie le norme di prevenzione per i più piccoli

Sono stati raccolti dall’Istituto superiore di sanità e presentati in occasione dell’EU Safety Conference di Vienna lo scorso giugno i dati relativi agli incidenti in acqua occorsi tra il 2015 e il 2019, che hanno mostrato oltre 2mila casi di incidenti, di cui mortali 1.209. Più colpiti gli uomini appartenenti al target 45-64 anni.

L’Iss ha utilizzato come fonte le notizie provenienti dalle principali testate online nazionali e locali; pur non registrando la totalità dei casi, i dati raccolti forniscono comunque informazioni importanti ai fini di una efficace strategia di prevenzione.

I principali dati emersi

Dall’indagine dell’Iss emerge l’identificazione di 2.096 casi di incidente in acqua nel quinquennio 2015-2019. Il trend risulta costante, con circa 300-400 incidenti annui, con esito fatale di annegamento o meno. In particolare, negli ultimi anni si evidenzia un aumento di incidenti in acque interne (fiumi e laghi) con un rischio accresciuto di incidente tra gli stranieri residenti in Italia.

I target più a rischio

Il target maggiormente esposto risulta essere quello 45-64 anni, con un’incidenza del 18,2% di tutti gli incidenti, sia fatali che non, seguito dalla fascia d’età 65-79 anni (16,2%) e poi dai bambini di età compresa tra 0 e 10 anni, che rappresentano il 13,9% dei soggetti coinvolti in questa tipologia di incidenti. Tra le vittime prevalentemente gli uomini sia per quanto concerne gli incidenti fatali (con un rapporto di 7 a 1 rispetto alle donne) sia per quanto riguarda incidenti che non esitano in decesso (6:1).

In ogni caso, emerge chiaramente come il 68% degli incidenti da annegamento abbia esito mortale o comunque grave, con ricovero in terapia intensiva e prognosi riservata. Tra gli incidenti non fatali, il 67% non ha avuto necessità di trattamento ospedaliero, il 7,7% è giunto in Pronto Soccorso, l’1,8% ha esitato in ricovero ordinario mentre il 23% in prognosi riservata.

Luoghi e cause degli incidenti

Tra gli incidenti mortali, il 41% avviene in acque interne, il 42% sul litorale, mentre il restante 17% si divide quasi equamente tra mare aperto e piscine. Per quelli non fatali la proporzione è 54% sul litorale, 24% in piscina, 17% nelle acque interne e 5% in mare aperto. Le Regioni che hanno registrato il numero più alto di incidenti sono state la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto.

Quasi 3 incidenti su 10 (28,1%) avvengono a causa di un malore; seguono le condizioni avverse del mare (14,9%) o la caduta dagli scogli (14,3%). A volte le ragioni possono essere concomitanti.

Come prevenire gli annegamenti

Gli annegamenti costituiscono un problema drammatico in tutto il mondo e l’Oms, nel Global Report pubblicato nel 2014, chiedeva a tutti i Paesi di fare lo sforzo necessario per ridurne l’estensione, definendo delle strategie nazionali ad hoc. Per questa ragione, è nato in Italia, su input del Ministero della Salute, l’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, che raccoglie e monitora i dati relativi agli incidenti e propone linee guida per la loro prevenzione.

L’opuscolo dell’Iss per prevenire gli annegamenti dei più piccoli

Rimanendo sul tema della prevenzione, l’Iss ha proposto un opuscolo informativo sulla prevenzione degli annegamenti dei bambini in piscina. Nell’opuscolo si raccomanda una sorveglianza da parte degli adulti sui bambini in presenza di una piscina o di specchi d’acqua nelle vicinanze; di recintare le piscine o altri luoghi a rischio e di far frequentare ai bambini corsi di nuoto.

L’Iss ricorda inoltre che gli anziani, rientrando nei target più a rischio, dovrebbero evitare la permanenza in spiaggia nelle ore più calde per scongiurare malori alla base di annegamenti per le fasce d’età più alte.