Indennità di residenza alle farmacie rurali. Fravezzi: «Abrogare le disposizioni di legge». Lettieri: «Inaccettabile»

In coincidenza con l’approvazione dell’Ordine del Giorno che impegnava il Governo a rivedere in aumento la soglia di fatturato per accedere alle farmacie rurali, è arrivata la proposta da parte di Vittorio Fravezzi, senatore del Gruppo Autonomie, di prevedere un Ddl per «abrogare le norme sull’erogazione dell’indennità di residenza a favore delle farmacie rurali».

«Tutelare le farmacie rurali – ha provveduto a sottolineare il Sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente FOFI, in una lettera di risposta alla proposta – sia pure in misura a nostro avviso oggi insufficiente, rappresenta un elemento di equità nell’accesso all’assistenza e alla cura». Le farmacie rurali sono un presidio di tutela della salute e rappresentano: «Ben altro che la consegna di farmaci da banco», si legge nella lettera. «Nessun drone per la consegna dei medicinali o tecnologia di telecomunicazioni può surrogare la presenza di un professionista della salute e non c’è supermercato che possa offrire questo supporto».

La base della proposta di Fravezzi

La situazione sanitaria è enormemente cambiata negli ultimi 80 anni: «La farmacia oggi opera in un contesto sanitario assai lontano da quello esistente più di ottanta anni fa: abbiamo un servizio sanitario nazionale efficiente, una rete territoriale di ospedali e cliniche, presidi sanitari, assistenza sanitaria domiciliare, medicine da banco che possono essere vendute nei supermercati; abbiamo anche un sistema di comunicazione che rispetto al passato oggi si avvale di una rete stradale capillare, tale da consentire anche la consegna a domicilio dei medicinali e una estesa rete di telefonia via cavo e satellitare in grado di raggiungere le località più lontane o isolate». Per questi motivi, si legge nella proposta di abrogazione, risulta: «anacronistica oggi l’erogazione di un contributo a favore delle farmacie rurali legato al livello numerico della popolazione, tant’è che l’indennità di residenza viene percepita come un balzello a carico dello Stato e degli enti locali, in definitiva a carico dei cittadini ed è per queste ragioni che se ne propone l’abrogazione».

Ordine del giorno a firma Mandelli, D’ambrosio Lettieri e Azzollini

Secondo quanto approvato dalla commissione bilancio martedì scorso, nell’ambito dell’esame del Ddl per la conversione del decreto 243/2016 sulla coesione sociale, già approvato ai primi del mese dalla Camera e da ieri all’attenzione dell’aula del Senato, «si impegna il Governo a valutare l’opportunità di disporre che per le farmacie rurali le agevolazioni sullo sconto scattino con un fatturato non superiore a 450mila euro e, per le altre farmacie, la riduzione dello sconto in caso di fatturato annuo in regime di Servizio sanitario nazionale al netto dell’Iva non superiore a euro 300mila».

Secondo quanto si legge nella lettera del Sen. Lettieri la proposta potrebbe essere stata dettata – fermo restando la stima ribadita nei confronti del collega senatore – «dalla scarsa conoscenza del ruolo peculiare cui sono chiamate le farmacie rurali che, allo stato delle cose, meriterebbero un intervento di tenore opposto». Far venire meno la tutela delle farmacie rurali significherebbe, continua Lettieri: «Aumentare il divario, sempre più marcato, tra cittadino e cittadino in tema di tutela della salute, approfondendo, accanto alle sperequazioni tra una Regione e l’altra, quelle tra città e campagna, tra montagna e pianura».

L’auspicio è quindi che la proposta venga ritirata o che non trovi consensi.