Interazioni farmaco-cibo sotto la lente

Spesso non ci si pensa, e le medicine vengono assunte in concomitanza col pasto senza prestare troppa attenzione ai cibi che si stanno assumendo e alle possibili interazioni che potrebbero aver luogo coi principi attivi in esse contenute. Anche l’assunzione cronica di certe tipologie di medicinali in parallelo a un altrettanto cronica impostazione della propria dieta potrebbero dar luogo alla comparsa di effetti indesiderati.

Assunzione di farmaci con il cibo

È cosa ben nota e assodata che gli alcolici dovrebbero essere evitati quando si assumono certi tipi di medicinali, tra cui gli antidepressivi. Possono bastare un paio di bicchieri di vino per alterare l’assorbimento del farmaco nel tratto gastrointestinale e il suo metabolismo da parte del fegato, che viene accelerato. L’alcol, inoltre, influenza di per sé le capacità percettive e sensoriali della persona, un effetto che si può sommare a quello di particolari categorie di sostanze – come gli antidepressivi, i tranquillanti e gli antistaminici – che già presentano effetti collaterali a carico del tono dell’umore e dell’attenzione. Questo tipo d’interazione può risultare particolarmente pericoloso durante la guida o altre attività che richiedono alti livelli di attenzione. L’insorgenza di ulcere gastriche potrebbe, invece, essere favorita dalla concomitante ingestione di antinfiammatori della classe dei FANS. Anche l’azione dei farmaci gastroprotettori potrebbe venire ridotta dal contemporaneo consumo di alcol. L’assunzione di alcolici insieme ad agenti antifungini come la griseofulvina potrebbe, infine, provocare tachicardia e vampate di calore.

La tiramina contenuta, tra gli altri, nella birra e nel vino rosso, ma anche nel cioccolato, nel caffè, nelle fave, nel fegato, negli insaccati e nelle carni e pesci in scatola, potrebbe alterare l’azione degli inibitori della monoammina ossidasi (MAOIs – fenelzina e tranilcipromina) provocando picchi anomali di pressione sanguigna. Anche gli antibiotici potrebbero dar luogo a questo tipo d’interazione.

I cibi ricchi di vitamina K, come le verdure a foglia verde e molte spezie quali basilico, prezzemolo e maggiorana, i ceci, il fegato, dovrebbero essere evitati in concomitanza all’assunzione di terapie anticoagulanti orali con warfarina o altri agenti dicumarinici. Questa classe di farmaci, infatti, agisce proprio inibendo i fattori della coagulazione la cui azione dipende dalla vitamina K. Si avrebbe, quindi, un’azione antagonista del cibo rispetto al farmaco, con conseguente maggior rischio di trombosi. I pazienti sotto terapia anticoagulante orale devono sottoporsi a regolari controlli del tempo di protrombina (INR).

Il calcio è un elemento minerale fondamentale che deve essere assunto con la dieta, principalmente tramite il latte e i suoi derivati. Il calcio può però anche diminuire l’assorbimento di un vasto gruppo di farmaci antibiotici in quanto agisce da chetante del principio attivo. L’antibiotico andrebbe quindi sempre assunto a stomaco vuoto, almeno due ore prima o dopo il pasto. Anche l’etidronato, un principio attivo contro l’osteoporosi, può venire inattivato dalla concomitante assunzione di calcio: proprio l’elemento minerale mancante nelle ossa e che viene spesso integrato per combattere la malattia.

L’isoenzima CYP3A4 fa parte della famiglia del citocromo P450 ed è espresso soprattutto a livello delle pareti dell’intestino, dove è coinvolto nel metabolismo di molte categorie di farmaci, tra cui gli antipertensivi, i farmaci per l’HIV, le statine e alcuni immunosoppressivi. Le furanocumarine contenute nel succo di pompelmo sono agenti antagonisti che inibiscono il metabolismo intestinale del farmaco da parte di CYP3A, con conseguente aumento della biodisponibilità per via orale e alterazione dell’effetto rispetto al dosaggio somministrato: un effetto collaterale particolarmente pericoloso nel caso di farmaci deputati a regolare la pressione sanguigna.

I cibi ricchi di iodio vanno evitati nel caso di terapie antitiroidee, proprio perché i farmaci (come metimazolo e propiltiouracile) agiscono diminuendo il normale assorbimento dell’elemento da parte della tiroide. Lo iodio è presente nel sale arricchito e in alimenti di provenienza marina, come i frutti di mare.