Intervista a Francesco Mangano, presidente Federfarma della provincia di Messina

Francesco ManganobDottor Mangano, qual è la situazione delle farmacie nella provincia di Messina?

La provincia di Messina si estende per una lunghezza di circa 220 km. Oltre che dai Comuni maggiori è costituita da un considerevole numero di piccoli e piccolissimi centri stretti tra il mare e le colline retrostanti. Nel corso del tempo si è avuta la naturale tendenza ad abbandonare i centri montani, inoltre il dissesto idrogeologico ha provocato alluvioni e frane che hanno comportato flussi migratori importanti. Grazie a questi fenomeni esistono Comuni con tre farmacie che originariamente contavano ventimila abitanti e che oggi, sempre con tre farmacie, hanno poco più di quattromila abitanti. Il paradosso sta nel fatto che queste farmacie, oltre a non potersi traferire così come quelle che non hanno un bacino d’utenza sufficiente (ricordiamo che l’art.11 della legge 27 del 24.03.2012 recita “vi sia una farmacia ogni 3300 abitanti”) non hanno potuto partecipare al concorso straordinario perché la legge 40/73 impedisce alle loro farmacie di essere classificate “farmacie rurali sussidiate”. Ma che il concorso straordinario sia stata un’occasione mancata è un fatto risaputo. Alla fragilità del territorio corrisponde la fragilità delle corrispondenti farmacie, che talvolta sopravvivono con grande difficoltà potendo contare su un’utenza di poche centinaia abitanti. A questo si aggiunge la precarietà delle farmacie delle Isole Eolie che, a parte Lipari, sono in grande difficoltà dal momento che il contributo speciale che la Regione siciliana aveva previsto per queste farmacie è stato via via diminuito, per esigenze di bilancio regionale, tendendo rapidamente ad azzerarsi. Il panorama viene completato da una distribuzione diretta molto spinta, giustificata da una spesa farmaceutica superiore alla media, dalla presenza di troppe parafarmacie, anche per “merito” di alcuni titolari di farmacia, di un proliferare di “corner” della GDO che tentano con tutti i mezzi di penetrare nel sistema. Il risultato è che tante (troppe) farmacie non possiedono più gli indispensabili requisiti minimi di sopravvivenza mettendo in difficoltà anche i distributori che presto non saranno più in condizione di resistere.

Cosa sta facendo Federfarma?

Per affrontare questa emergenza il Presidente di questo Sindacato, anche nella veste di responsabile dell’Unione Regionale, ha voluto avviare, in sintonia con i responsabili dell’Assessorato Regionale alla Salute, un nuovo percorso che prevedesse un rapporto nuovo con l’Amministrazione Regionale nel quale ciascuna parte tenesse in considerazione le ragioni “dell’altro”, nel comune interesse di rendere sempre più trasparente la spesa farmaceutica e produrre dei risparmi che possano essere riversati nel sistema per migliorarne l’efficienza. Abbiamo affrontato tutti i rischi della “ricetta dematerializzata” sfidando (prima regione di cinque milioni di abitanti) tutte le incognite di un sistema che non era stato collaudato prima e bypassando la fase sperimentale e ne abbiamo affrontato le inevitabili incongruenza anche a beneficio di tutte le altre Regioni. Avendo raggiunto già una percentuale del 90% di ricette dematerializzate e avendo così creato i presupposti per realizzare economie nella stessa percentuale quanto meno nel controllo delle ricette, peraltro esternalizzato, ci auguriamo che questa economia siano reinvestite nel Sistema anche a beneficio dei cittadini. Abbiamo stipulato un Accordo innovativo con la Regione per la distribuzione dei farmaci del PHT, nel quale abbiamo accettato anche un ruolo attivo nel controllo dell’appropriatezza prescrittiva proprio perché siamo convinti che la Farmacia non può essere esclusa dalla dispensazione dei farmaci innovativi che la stavano portando ad un impoverimento culturale oltre che economico. Ovviamente ci aspettiamo che la Regione apprezzi lo sforzo e che consideri la Farmacia sempre più “terminale del SSR”.

Progetti futuri?

Il Piano Terapeutico Elettronico dovrebbe completare, senza possibilità di errore, il controllo dell’appropriatezza terapeutica. La collaborazione con l’ASP per il completamento dello screening per la prevenzione del carcinoma del colon-retto, l’estensione del “Progetto CUP” a tutte le strutture ospedaliere a ambulatoriali, il potenziamento della “Farmacia dei Servizi” che in un territorio così vasto può trovare nella capillarità del Servizio Farmaceutico la soluzione ai tanti problemi reali dei pazienti: dall’assistenza ai soggetti diabetici alla prevenzione dell’ipertensione, dalla prevenzione dell’osteoporosi a quella dell’obesità infantile. Nella consapevolezza che solo con la collaborazione di tutte le componenti del SSR ci sarà la possibilità di affrontare i nuovi bisogni di saluti dei cittadini.