La cura farmacologica dell’ansia

ansiaL’ansia, la cui etimologia latina richiama concetti quali il sentirsi soffocare e il sentirsi stretti, è connotata da varie sensazioni per lo più spiacevoli. Numerosi sono i farmaci utilizzabili per contrastare questo disturbo

L’ansia è generata da un meccanismo psicologico di risposta allo stress, il quale svolge la funzione di anticipare la percezione di un eventuale pericolo prima ancora che quest’ultimo sia chiaramente sopraggiunto, mettendo in moto specifiche risposte fisiologiche che spingono da un lato all’esplorazione per identificare il pericolo e affrontarlo nella maniera più adeguata e, dall’altro, all’evitamento e alla eventuale fuga. Questa caratteristica nei confronti di un possibile pericolo si ritrova soltanto negli uomini e negli animali superiori e favorisce la conoscenza del mondo circostante e un migliore adattamento a esso.

Classi di farmaci

I farmaci più utilizzati in terapia per la cura dell’ansia sono ansiolitici, benzodiazepine, antipsicotici, antidepressivi e antistaminici.
Per quanto riguarda gli ansiolitici, il buspirone è un farmaco non ipnotico molto utilizzato in terapia per la cura dell’ansia cronica di media e grave entità; si tratta di un agonista parziale dei recettori della serotonina con azione ritardata. Il farmaco può essere utilizzato anche per lunghi periodi, dato che non genera né dipendenza, né tolleranza. Poiché il rischio di dipendenza è basso e non ha interazioni farmacologiche gravi, il buspirone è l’opzione più adatta agli individui più anziani e alle persone con una storia di abuso di sostanze. Tuttavia, la sua efficacia è limitata. Ha effetti sul disturbo d’ansia generalizzato, ma non sembra essere d’aiuto in altri tipi di disturbi d’ansia.

Le benzodiazepine costituiscono la classe più comune di ansiolitici. Esse agiscono velocemente, dando di solito sollievo entro 30 minuti o un’ora dall’assunzione. Per questo risultano essere efficaci nel corso di un attacco di panico o un episodio di ansia intensa. Tuttavia, l’assunzione delle benzodiazepine deve essere effettuata con moderazione; tutti i farmaci appartenenti a questa categoria creano assuefazione e dipendenza. Inoltre, è oramai noto da tempo che la cura con le benzodiazepine non può essere interrotta bruscamente, al fine di evitare l’effetto rimbalzo. Le benzodiazepine sono molto utilizzate anche per la cura dell’insonnia (sono farmaci ipno-inducenti) e nell’epilessia (per la loro spiccata attività miorilassante). Alcune tra le numerosissime benzodiazepine utilizzate nella terapia dell’ansia sono diazepam, alprazolam, lorazepam e clonazepam. In particolare, il diazepam è reperibile anche in associazione con ottatropina metilbromuro per il trattamento del dolore spastico a livello gastro-intestinale nel contesto della sindrome ansiosa. L’alprazolam è particolarmente indicato per il trattamento dell’ansia associata ad attacchi di panico. Il suo impiego può essere prescritto dal medico solo in caso di accertata diagnosi della sindrome ansiosa grave: questa benzodiazepina, infatti, crea più dipendenza rispetto agli altri farmaci appartenenti a questa classe farmaceutica.

Gli antistaminici, seppur meno utilizzati in terapia per trattare l’ansia, possono talvolta accelerarne la guarigione, grazie al loro effetto calmante sul cervello. Il più adoperato è l’idrossizina, un antistaminico antagonista H1, con un effetto antagonista in minor misura anche sui recettori 5-HT2, alfa1 e D2. La sua efficacia come ansiolitico è stata testata in alcuni studi clinici condotti negli anni Sessanta e Settanta, dove è stata comparata a placebo e ad altri farmaci, tra cui alcune benzodiazepine. L’idrossizina è registrata in Italia per il trattamento a breve termine degli stati ansiosi.

La paroxetina è un farmaco antidepressivo che agisce come inibitore selettivo del reuptake della serotonina (SSRI). Ha un’emivita di 20 ore circa. È stata originariamente utilizzata come antidepressivo, poi ne è stato esteso l’uso al trattamento del disturbo da attacchi di panico e del disturbo ossessivo-compulsivo. La paroxetina non è registrata in Italia per il trattamento dell’ansia.

Il pregabalin è un farmaco relativamente recente adoperato sia per la cura del dolore neuropatico che per il trattamento dell’epilessia. È ampiamente adoperato in terapia per trattare l’ansia di tipo generalizzato, nonché legata a nervosismo cronico da stress o da lavoro. Pregabalin è simile nella struttura al neurotrasmettitore acido gamma-ammino butirrico (GABA), ma ha effetti biologici molto diversi. Le precise modalità d’azione di pregabalin non sono del tutto note, ma si ritiene che pregabalin influisca sul modo in cui il calcio penetra nelle cellule nervose. In questo modo si riduce l’attività di alcune cellule nervose nel cervello e nel midollo spinale, con conseguente riduzione del rilascio di altri neurotrasmettitori che intervengono nel dolore, nell’epilessia e nell’ansia.

Un minerale speciale per combattere ansia e stress

Per la terapia di tutti i tipi di ansia e stress può essere particolarmente utile l’utilizzo di magnesio. Questo minerale garantisce il corretto utilizzo del calcio e del potassio e anche di molti altri nutrienti. Coopera nel trasporto di sodio e potassio attraverso la membrana cellulare e influenza i livelli di calcio all’interno delle cellule. Il magnesio interviene in oltre 300 diversi processi metabolici (in particolare sul metabolismo delle proteine e degli acidi nucleici) ed è indispensabile per promuovere la funzionalità di numerosi sistemi enzimatici. Il magnesio viene assunto come carbonato di magnesio in una formulazione citrata, cioè la soluzione più assimilabile che viene assunta dall’organismo. I ritmi di vita frenetica e lo stress bruciano le riserve di magnesio dandoci segnali di carenza quali ansia, agitazione, insonnia, stanchezza immotivata e tic nervosi.


Modalità di somministrazione dei farmaci adoperati nell’ansia

Buspirone 7,5 mg, per os due volte al giorno; in alternativa,  5 mg, tre volte al giorno. La dose di mantenimento può aumentare di 5 mg (rispetto la dose iniziale), ogni 2-3 giorni, fino ad un massimo di 20- 60 mg al giorno, da frazionare in più dosi durante la giornata. Possibili interazioni farmacologiche:desametasone, aloperidolo, erba di San Giovanni, diltiazem, antibiotici macrolidi
Benzodiazepine Per il Diazepam si raccomanda di iniziare la terapia per l’ansia con una dose di farmaco variabile da 2 a 10 mg, da assumere 2-4 volte al giorno. Alternativamente è utile la via intramuscolare o endovenosa: 2-5 mg sono indicati per la cura dell’ansia di lieve o moderata entità.Alprazolam si può assumere  ad una dose di farmaco pari a 0,25-0,50 mg, per via orale, tre volte al giorno. La dose può essere aumentata gradualmente ogni 3-4 giorni, al bisogno. La dose di mantenimento non deve superare i 4 mg per dose.Il lorazepam può essere assunto per via orale con una dose iniziale pari a 1 mg, 2-3 volte al giorno. La dose di mantenimento,  variabile in base alla gravità della condizione è di 1-2 mg, 2-3 volte al giorno. Il dosaggio giornaliero può variare da 1 a 10 mg. Possibili interazioni farmacologiche:cimetidina, disulfiram, isoniazide e contraccettivi orali
Idrossizina Si raccomanda ad una dose variabile da 50 a 100 mg, per via orale o per via intramuscolare, 4 volte al giorno.Possibili interazioni farmacologiche: fenitoina, benzodiazepine, narcotici analgesici
Pregabalin Pregabalin viene adoperato ad una dose di 150 mg al dì, frazionati in 2-3 dosi. Dopo alcuni giorni (3-7) è possibile modificare la dose, e aumentarla fino a 300 mg/die.Possibili interazioni farmacologiche:Carbamazepina, lamotrigina, fenobarbitale, fenitoina, topiramato, valproato, gabapentin, antidiabetici orali, diuretici, insulina, fenobarbital, contraccettivi orali, ossicodone, lorazepam, pioglitazone, rosiglitazone
Paroxetina 20 mg/die, che possono essere aumentati fino a 50 mg al dì (è possibile incrementare la dose di 10 mg ogni 2-3 giorni, in base alla risposta). Possibili interazioni farmacologiche:Acido valproico, cimetidina, antiacidi, Anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici


Segni e sintomi

L’ansia si distingue dalla paura vera e propria per il fatto di essere aspecifica, vaga o derivata da un conflitto interiore. Può esistere come disturbo cerebrale primario oppure può essere associata ad altri problemi medici. Inoltre sembra avere una componente cognitiva, una somatica, una emozionale e una comportamentale. Dal punto di vista somatico, l’organismo si prepara ad affrontare la minaccia con una reazione d’emergenza che condiziona l’aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della sudorazione, con spostamento del flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari. Aumentano anche le funzioni del sistema immunitario mentre diminuiscono quelle digestive. I segni somatici, visibili esternamente, possono implicare il pallore della pelle, il sudore, il tremore e la dilatazione pupillare. L’ansia sul piano emotivo provoca un senso di terrore o panico con nausea e brividi, mentre, su quello comportamentale, può determinare atteggiamenti volontari e/o involontari finalizzati alla fuga o al sottrarsi alla fonte dell’ansia.

Antonio Lavecchia, dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico Secondo