Ferroportina, la proteina che coniuga anemia e malaria

Potrebbe sembrare un paradosso, ma i bassi livelli di ferro tipici dell’anemia sanguigna potrebbero rappresentare un fattore di protezione contro il rischio di contrarre la malaria, malattia che nel 2016 ha colpito circa 216 milioni di persone a livello globale. L’ipotesi non è nuova (si veda qui, ad esempio, l’articolo del 2016 di Ishag Adam su EBioMedicine), e trova una conferma nei recenti risultati ottenuti dai ricercatori dei National Institutes of Health statunitensi e dell’Eunice Kennedy Shriver Institute e pubblicati su Science.

La ferroportina regola i livelli di ferro nel sangue

Il fattore chiave nella possibilità che il ferro contribuisca o meno ad aggravare l’infezione da Plasmodium falciparum è il livello stesso del metallo nel sangue che, qualora troppo elevato, va a interferire con l’azione della ferroportina. Quest’ultima è una proteina del sangue che rimuove il ferro in eccesso nei globuli rossi, prevenendone l’accumulo tossico. Ma facendo ciò impoverisce anche una delle principali fonti di cibo di Plasmodium f., ovvero il ferro stesso: secondo i risultati dello studio, condotto in topi privi di ferroportina, la mancanza della proteina negli eritrociti causa un accumulo di ferro nelle cellule, che sono sottoposte a condizioni stressanti e diminuiscono il loro tempo di vita. I topi sono anche risultati vittime di un maggior numero di parassiti della malaria, con una prognosi peggiore per l’evoluzione della malattia. I livelli di ferroportina nel sangue sono a loro volta regolati dall’ormone epcidina, particolarmente abbondate negli ambienti ricchi di ferro e coinvolta nel suo metabolismo. Somministrando ai topi una dieta ricca dell’elemento, l’ormone è risultato abbassare i livelli di ferroportina negli eritrobalsti, i precursori dei globuli rossi.
La presenza della mutazione Q248H nella proteina, mutazione tipica delle popolazioni africane, protegge inoltre la ferrportina dagli affetti dell’epcidina. Secondo il primo autore dello studio, De-Liang Zhang, sarebbe proprio questa mutazione la responsabile dell’effetto protettivo nei confronti della malaria osservato in molte aree endemiche per la malattia. Lo studio pubblicato su Science ha preso in considerazione anche campioni di sangue di pazienti africani. Nel primo studio, condotto in Zambia su bambini ospedalizzati a causa della malaria, la mutazione è stata riscontrata nel 20% circa dei 66 pazienti, mentre nel secondo è stata individuata in circa il 9% delle 290 donne gravide arruolate in Ghana. In quest’ultimo caso, la presenza della mutazione è risultata essere correlata in modo significativo con una minore probabilità di contrarre la malaria durante la gravidanza.

Integrazione del ferro nei bambini con malaria

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) supporta le azioni di integrazione alimentare con ferro dei bambini africani, sulla base di diversi studi clinici che hanno dimostrato come il trattamento con il metallo volto a prevenire l’anemia non causerebbe un aumento del rischio di malaria clinica o della forma grave della malattia. (si vedano i dati riportati nella e-Library of Evidence for Nutrition Actions (eLENA) dell’Oms).
L’ente delle Nazioni Unite sottolinea anche come la supplementazione con ferro, associato anche ad acido folico o meno, sia una forma di prevenzione della malaria clinica utile soprattutto a livello delle regioni africane in cui sono disponibili servizi per la prevenzione e la gestione della malaria, mentre è sconsigliata nelle zone che ne sono prive a causa di un possibile maggiore rischio di contrarre la malattia.