Le nanotecnologie in ambito alimentare

Si parla sempre più spesso di nanotecnologie, ma forse meno note sono le loro possibili applicazioni in campo alimentare.

latte

Le nanotecnologie, che identificano oggetti e particelle con grandezze comprese tra 1 e 100 nm circa), sono sempre più pervasive dei vari settori industriali e aiutano a sviluppare materiali sempre più avanzati e performanti. Di solito si pensa alle nanoparticelle come a qualcosa di artificiale, ma le stesse molecole biologiche alla base della vita, dai costituenti molecolari del corpo umano, delle piante e degli animali a forme viventi semplici come i virus, o a materiali inorganici naturali come le polveri vulcaniche, rientrano nell’ordine di grandezza che identifica questa classe di materiali.

Tra rischi e benefici

Tra i possibili benefici delle nanotacnologie in campo alimentare, evidenziati sul suo sito dallo European Food Information Council (EUFIC), vi sono la possibilità di rivestire il cibo con particolari nanoparticelle in che agiscono come sensori per evidenziare la deteriorazione dell’alimento o che impediscono l’adesione dei batteri sulla sua superficie. La prevenzione delle frodi alimentari potrebbe giovarsi di codici a barre di dimensioni nanoscopiche inseriti direttamente nell’alimento, che verrebbe così tracciato in modo molto più efficiente lungo tutta la sua catena di fornitura, dall’origine all’acquisto da parte del consumatore finale. A livello di processo di sviluppo, le nanotecnologie potrebbero aiutare a migliorare la texture e i sapore degli alimenti e a ottimizzare la biodisponibilità di nutrienti essenziali quali vitamine, minerali o enzimi, che potrebbero venire nano-incapsulati per preservarne le caratteristiche durante la cottura.

I nanomateriali sono una tipologia relativamente recente e ancora largamente inesplorata dal punto di vista della potenziale tossicità per l’uomo e per l’ambiente, soprattutto a lungo termine. A oggi non sono ancora presenti sul mercato europeo alimenti industriali prodotti con nanoparticelle, la cui sicurezza dovrebbe essere in ogni caso preventivamente accertata dalle autorità preposte alla sicurezza alimentare secondo la normativa vigente sugli alimenti. La rispondenza ai requisiti regolatori si estende anche ai materiali di contatto coi cibi, agli additivi alimentari e ai novel food. Il contenuto in nanomateriali all’interno di un alimento dovrebbe essere comunque segnalato in etichetta dal fabbricante.

Nanoparticelle naturali nei cibi

Basta prendere, ad esempio, le molecole più o meno complesse che costituiscono un componente preponderante di molti alimenti per trovare molti esempi naturali della presenza di nanoparticelle negli alimenti: dalle vitamine alle proteine del latte, dagli oligosaccaridi ai carboidrati complessi, sono solo qualche possibile esempio di un universo tutto da scoprire. Lo stesso corpo umano, con i processi digestivi e del metabolismo, produce continuamente una gran quantità di nanocomposti, essenziali per il suo corretto funzionamento.

I processi di lavorazione tradizionali degli alimenti, come la macinazione per ottenere le farine, potrebbero portare fino alla formazione di particelle dell’ordine della nanoscala, a seconda del grado di raffinazione del materiale. L’ottenimento di nanoparticelle per micro.macinazione è un processo assodato in altri ambiti industriali, come ad esempio quello farmaceutico dove la disponibilità di questo tipo di tecnologia ha permesso l’affermarsi delle moderne tecniche per l’ottenimento di forme farmaceutiche a rilascio controllato e prolungato. Anche le goccioline finemente disperse dell’emulsione che forma la maionese possono in parte ricadere nel campo di definizione delle nanoparticelle, riporta il sito di EUFIC.