Durante la trasmissione Report di Rai 3 del 1 novembre 2015 è stato affrontato il tema delle diete dimagranti e delle prescrizioni di farmaci anoressizzanti. In merito alle informazioni veicolate durante la puntata, Sifap, la Società Italiana Farmacisti Preparatori, ha emesso una nota stampa, inviata anche alla redazione di Report.
“L’argomento del trattamento farmacologico del sovrappeso è molto delicato anche perché le informazioni sono spesso contraddittorie, come per altro ha fatto osservare anche la conduttrice alla fine della trasmissione stessa”, fanno notare dalla Sifap. “Proprio per questo riteniamo che un maggior contraddittorio fosse auspicabile ai fini della comprensione del problema. Sono mancate alcune informazioni secondo noi importanti quali -ad esempio- che l’obesità è un fattore di rischio importante per molte patologie, cardiovascolari in primis, e che quindi deve essere curata con medicinali che abbiano un rapporto rischio/beneficio favorevole, che la formulazione efedrina 20 mg – caffeina 200 mg per tre volte al giorno, secondo numerosi e accreditati lavori scientifici, ha dato ottimi risultati nella stabilizzazione del peso corporeo, calcolando che le dosi massime giornaliere previste dalla Farmacopea Ufficiale Italiana sono 250 mg per la prima e 1000 mg per la seconda -quindi di gran lunga maggiori di quelle impiegate in terapia-, che i dosaggi di fendimetrazina utilizzati dai medici erano compatibili con i dosaggi massimi previsti dalla Farmacopea Ufficiale Italiana, che, in un caso di decesso, il parere del collegio medico nominato dal giudice secondo i riscontri autoptici ha portato alla sentenza di assoluzione del medico che aveva prescritto la terapia”, spiegano gli esperti di Sifap.
“Inoltre mentre nella parte iniziale della trasmissione un medico ed altri non “audaci” hanno suggerito la necessità di regolamentare i trattamenti estetici, analogamente non è stato fatto nella seconda parte, mentre forse sarebbe stato più utile anche per i telespettatori che si proponessero dei limiti alla prescrizione medica, per esempio imponendo di identificare chiaramente il paziente come obeso, come avviene per esempio in USA, attestando sulla ricetta che il paziente ha un indice di massa corporea BMI ≥ 30 o un BMI ≥ 27 e presenta rischi di patologie elevati, perché in presenza di altra morbilità, come peraltro suggerito dalla comunità scientifica internazionale.
In conclusione, la tendenza a sottolineare solo gli aspetti negativi di un determinato trattamento, alimentata forse ad arte da chi è in cerca di rivalse, senza documentati riscontri sui presunti danni e per di più con storture tecniche, non giova certo alla serenità decisionale degli organi deputati al controllo e ad una categoria di malati gravi in quanto affetti da obesità, cui viene sottratta la possibilità di cure adeguate.
I farmacisti per altro non sono interessati a preparare terapie pericolose, ma chiedono che i preparati allestiti in farmacia vengano trattati come quelli industriali, ovvero se una molecola è pericolosa lo è in qualunque forma e quindi se molecole vengono vietate da sole o in associazione, lo stesso trattamento venga riservato ai medicinali industriali, altrimenti i provvedimenti sembrano solo battaglie contro una specifica categoria”, concludono da Sifap.
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