Le statine aumentano il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2?

Un gruppo di ricercatori appartenenti alla Divisione di Epidemiologia dell’Università Statale dell’Ohio e condotta da Victoria A. Zigmont, professoressa presso il College di Salute Pubblica dell’ateneo di Columbus, ha di recente pubblicato sulla rivista Diabetes Metabolism Research and Reviews i risultati di una ricerca sulle statine. L’indagine ha messo in evidenza un rischio aumentato di sviluppare la malattia diabetica di tipo 2 in coloro che fanno uso di questa categoria di farmaci utilizzata per abbassare il livello di colesterolo nel sangue.

Lo studio

Lo studio ha richiesto l’esame statistico dei dati di migliaia di cartelle cliniche riguardanti oltre settemila pazienti. Tra questi, oltre 4500 non erano diabetici ma erano considerati a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari come l’infarto miocardico e l’ictus cerebri. Proprio per ridurre le probabilità di sviluppare una di queste gravi patologie, questi soggetti erano stati sottoposti a trattamento terapeutico con le statine. Lo studio è stato svolto nel periodo tra il 2011 e il 2014 e l’età media dei pazienti coinvolti nella ricerca era di 46 anni. I calcoli eseguiti dal team statunitense di ricercatori, eseguiti tenendo conto della situazione clinica dei pazienti e valutando tutti i dati utili a disposizione, ha permesso di rilevare un fatto significativo sotto il profilo statistico: chi iniziava la terapia a base di statine per abbassare il livello di colesterolo nel sangue presentava un rischio doppio di ammalarsi di diabete di tipo 2. Questo rischio era addirittura triplicato nei pazienti in terapia con statine da oltre due anni.

I commenti

La professoressa Zigmont ha così commentato i risultati emersi dall’indagine scientifica: “Il fatto che all’aumento del periodo di uso delle statine sia associato un aumentato rischio di diabete – qualcosa che chiamiamo una relazione dose-dipendente – ci fa pensare che questa sia probabilmente una relazione causale”.

I ricercatori precisano tuttavia che si è trattato di uno studio retrospettivo i cui risultati, anche se significativi sul piano statistico, dovranno comunque essere confermati da ulteriori accertamenti scientifici.

Sottolineano però l’importanza di valutare con attenzione la situazione clinica dei pazienti e di provvedere al controllo del loro profilo metabolico prima di instaurare una terapia con le statine. Lo scopo finale del loro lavoro non è quello, allo stato attuale, di affermare che sia meglio non prendere le statine quando esista il rischio di infarto cardiaco o di insulti vascolari cerebrali.