Rischio cardiovascolare e patologie infiammatorie croniche possono essere ridotte grazie all’intervento proattivo del farmacista. A rivelarlo è una ricerca condotta in 17 farmacie comunitarie canadesi e pubblicata sul British Medical Journal
I pazienti adulti con malattia infiammatoria cronica presentano un rischio di infarto del miocardio di due o addirittura tre volte superiore alla media della popolazione. Ciononostante, la valutazione del rischio cardiovascolare per questi pazienti non è stato inserito nella prassi clinica. A tal proposito, è stato condotto uno studio prospettico pre e post intervento in 17 farmacie comunitarie di Alberta, in Canada, pubblicato sul British Medical Journal, che ha dimostrato l’importanza del ruolo proattivo del farmacista nel ridurre il rischio cardiovascolare.
Rischio cardiovascolare, lo studio condotto
Lo studio ha arruolato 99 pazienti che presentavano una condizione infiammatoria cronica diagnosticata dal medico (artrite reumatoide o psoriasica, spondilite anchilosante, gotta, lupus eritematoso sistemico o psoriasi) e un fattore di rischio non controllato (pressione arteriosa, colesterolo, fumo). I pazienti avevano un’età media di 64 anni. Il campione era rappresentato per il 61% da donne e per l’86% da soggetti di origine caucasica.
Tutti i pazienti arruolati hanno ricevuto:
- una valutazione generale, attraverso la misurazione della pressione sanguigna, circonferenza della vita, peso e altezza;
- una valutazione di laboratorio attraverso analisi di colesterolo totale, colesterolo LDL e colesterolo HDL, funzionalità renale;
- una valutazione e formazione del rischio cardiovascolare personalizzata;
- raccomandazioni terapeutiche e follow-up mensile regolare per 6 mesi.
Come sopra accennato, il rischio cardiovascolare per questi pazienti è doppio o triplo rispetto a quello della popolazione generale, per un effetto combinato di infiammazione cronica e farmaci. Tuttavia, nonostante le linee guida internazionali raccomandino la valutazione del rischio cardiovascolare, lo stesso non è stato ancora adottato nella pratica clinica quotidiana. Difatti, solo il 2% dei partecipanti allo studio aveva effettuato una valutazione del proprio rischio cardiovascolare prima del reclutamento, a conferma della ridotta percezione dello stesso da parte di questa popolazione di pazienti.
L’importanza del ruolo proattivo del farmacista
I ridotti livelli di consapevolezza del rischio da parte dei pazienti enfatizzano l’importanza di un ruolo proattivo del farmacista, che può eseguire uno screening del rischio. Inoltre, l’intervento del farmacista sulla terapia, un più adeguato stile di vita e una maggiore aderenza terapeutica possono ridurre in maniera significativa il rischio cardiovascolare.
Nel corso di un semestre, è stato riscontrato un rischio cardiovascolare ridotto del 24,5%. Grazie all’intervento del farmacista, sono stati evidenziati risvolti positivi anche sui livelli di colesterolo, pressione sanguigna e livello di zuccheri nel sangue. Questo conferma il ruolo cruciale del farmacista che, anche nel nostro Paese, rappresenta una figura cardine per i cittadini e un sicuro punto di riferimento, consentendo indiscussi benefici sulla salute dei pazienti e risparmi notevoli per il sistema sanitario nazionale.