Microbiota: situazione attuale e novità in arrivo

Esiste una comunicazione diretta tra microbiota e cellule del nostro sistema immunitario? Secondo studi recenti, la risposta è affermativa

Il 2019 si è concluso all’insegna di due convegni dedicati all’intestino e al suo contenuto: il microbiota intestinale, ossia la flora intestinale. Sono il XVIII Congresso Nazionale Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), tenutosi a Palermo, che ha visto la partecipazione di oltre mille specialisti in malattie infettive, e il X Congresso Nazionale IG-IBD, presieduto da Alessandro Armuzzi e svoltosi a Riccione alla presenza di oltre 720 specialisti in gastroenterologia. Costituito da circa 500 specie diverse di batteri, il microbiota intestinale cambia nel corso della vita, condizionato da fattori ancora non del tutto conosciuti e svolge un ruolo attivo sia nelle malattie infettive che in disturbi cronici prettamente intestinali come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Tra le patologie di natura infettiva che vedono coinvolto il microbiota intestinale assumono particolare importanza l’Hiv, l’Epatite C e l’infezione da Clostidrium difficile.

Studi svolti negli ultimi anni hanno dimostrato che esiste una comunicazione diretta tra i costituenti della flora intestinale e le cellule del nostro sistema immunitario. Gabriella d’Ettorre, docente presso l’Università La Sapienza di Roma e dirigente medico di I livello Malattie Infettive presso l’Azienda Policlinico Umberto I – Roma, spiega come, nell’ambito dell’infezione Hiv, i farmaci retrovirali abbiano certamente dato un fondamentale contributo al controllo virologico, all’impedimento della trasmissione del virus e al prolungamento della sopravvivenza dei pazienti. Tuttavia, la terapia farmacologica non appare capace di eliminare i danni dovuti all’infiammazione cronica e all’immuno-attivazione responsabili di patologie a carico di organi come il cuore, il rene e il sistema nervoso centrale. In questo senso, precisa Gabriella d’Ettorre, «un ruolo chiave sembra essere svolto dall’intestino, dalla sua mucosa, dal sistema immunitario presente a questo livello e dal microbiota intestinale, per tale ragione lo studio approfondito di questi aspetti e la ricerca di strategie terapeutiche che impattino a tale livello stanno assumendo un ruolo chiave nella ricerca scientifica sull’Hiv».

Funzionalità intestinale e infiammazione cronica

Recuperare l’integrità della funzionalità intestinale potrebbe quindi giocare un ruolo importante nel ridurre i danni dell’infiammazione cronica. Gli studi condotti all’Università La Sapienza di Roma, conclude l’esperta, «per quanto preliminari, sembrano evidenziare che la supplementazione con specifici probiotici abbia interessanti effetti positivi sulla mucosa intestinale nei pazienti con infezione da Hiv, rigenerandone alcune importanti caratteristiche anatomiche e funzionali». Per quanto riguarda il ruolo del microbiota nelle malattie infiammatorie croniche dell’intestino è emerso inoltre che l’alterazione della flora intestinale è in grado di attivare le cellule del sistema immunitario, ossia i mediatori dell’infiammazione cronica nei soggetti affetti da IBD (Infiammatory Bowel Disease). In questi pazienti, infatti, è proprio l’alterazione persistente del microbiota intestinale che mette in moto i meccanismi patologici che sono all’origine sia del morbo di Crohn che della colite ulcerosa. Per questo motivo Federica Facciotti, dell’Istituto Europeo di Oncologia Milano, sottolinea che «un ripristino delle condizioni di equilibrio della flora intestinale può essere un approccio terapeutico in entrambe le patologie».

Tra conoscenze e prospettive future

Ci si mette poi anche la dieta a influenzare negativamente il microbiota. Troppo sale e troppi grassi agiscono infatti in modo negativo sulla flora intestinale, agevolando l’infiammazione della mucosa. Spiega ancora Federica Facciotti: «Chi ha una predisposizione genetica e consuma questo tipo di cibi potrebbe accrescere l’infiammazione e propagarla ulteriormente. Durante le fasi successive alla scoperta della malattia, invece, è possibile fare uso di probiotici, postbiotici o in alcuni casi si può ricorrere al trapianto di microbiota fecale». Ci sono però anche buone notizie in arrivo. Infatti, si sta studiando la possibilità di manipolare la flora intestinale e di utilizzare le cellule staminali per riparare i danni tessutali prodotti dall’infiammazione. Maurizio Vecchi, direttore di Unità Operativa Complessa al Policlinico di Milano e della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente dell’Università di Milano, ha infatti dichiarato: «Sono progetti ancora in fase sperimentale, ma alcune di queste cellule arriveranno in commercio a breve. Ciò significa che stiamo passando dalle terapie biologiche alla manipolazione di cellule batteriche, flora batterica o cellule umane per riequilibrare lo stato infiammatorio».