La sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica è un’infiammazione del cervello e del midollo spinale con dolori muscolari. In Italia, ne soffrono da 200 mila a 300 mila persone, principalmente donne per un 85% tra i 40 e i 50 anni ed è considerata una malattia rara: ancor oggi, non se ne conoscono le cause e la stanchezza non migliora con il riposo. Sono state prese in considerazioni diverse variabili, ad esempio:
- Infezioni virali (vedi stanchezza post covid)
- Fattori immunitari (vedi fibromialgia)
- Disequilibri ormonali
- Stress e traumi emotivi
- Ruolo del microbiota sulla CFS/ME (studio italiano)
La stanchezza o fatica cronica è contraddistinta da un senso di fatica persistente, affiancato da disturbi secondari cronici come i dolori muscolari, difficoltà di memoria e concentrazione, sonno, dolori alle articolazioni, mal di testa, mal di gola e linfonodi ingrossati.
Terapie
Non esiste nessuna terapia specifica, se non la medicina integrata insieme a consigli igienico-dietetici consoni a elevare la qualità della vita dei soggetti affetti da questa sindrome.
Le terapie farmacologiche oggi in atto sono quelle che tendono ad alleviare la sintomatologia dei soggetti affetti da stanchezza cronica: attraverso gli antidepressivi triciclici (amitriptilina) si cerca di ridare loro il buonumore, con farmaci antidolorifici (Fans) l’obiettivo è contrastare il dolore muscolare e articolare.
La medicina integrata prevede oltre al trattamento igienico-dietetico, anche l’utilizzo dell’agopuntura, dei rimedi fitoterapici e dei rimedi omeopatici, oltre a riflessologia, yoga, reiki e massaggi rilassanti.
Attività fisica:Fare camminate distensive brevi facendo meditazione o preghiera con durata crescente.
Rispetto dei ritmi biologici:Andare a letto ai primi sbadigli del dopo cena, possibilmente sempre alla stessa ora.
Le soluzioni fitoterapiche
Oltre ai consigli igienico-dietetici, la fitoterapia può creare dei fitocomplessi personalizzati a base di piante medicinali. Questi composti agiscono sulla componente psicosomatica: Stress-Traumi.
Iperico
L’Iperico, per i suoi principi attivi (ipericina-pseudoipericina-iperforina), può essere considerato un vero e proprio antidepressivo, tanto da avere le stesse proprietà terapeutiche della sertralina (l’azione è sovrapponibile). Inoltre, ha attività antivirale, antibiotica e antipsicotropa.
Iperico come tonico nervoso
L’azione antidepressiva è dovuta alla capacità dell’ipericina e degli altri componenti di inibire le MAO (mono ammino-ossidasi) in modo da mantenere elevati i neurotrasmettitori dell’umore e della stabilità emotiva.
Iperico con attività antivirale
Studi clinici hanno dimostrato che l’ipericina e la pseudoipericina hanno attività antivirale contro il virus dell’herpes simplex di tipo 1 e 2, dell’influenza di tipo A e B, della stomatite vescicolare.
Interazioni con i farmaci
L’iperico può interagire con tutti gli inibitori delle MAO, gli anticontraccettivi e la ciclosporina-digitale.
Rodiola Rosea
La Rodiola Rosea possiede un’azione tonica e immunostimolante. Dagli studi clinici, ha dimostrato di ridurre la stanchezza e il senso di fatica e aumentare la resistenza dell’organismo allo stress psico-fisico. Aiuta poi a diminuire il tempo di recupero dopo esercizio fisico, aumenta la sintesi delle proteine, dei livelli di ATP e di quelli di beta-endorfine. Infine, si contraddistingue per un’azione antidepressiva.
Griffonia
La griffonia, grazie al suo alto contenuto di ATP, può essere considerata una pianta medicinale specifica, gli studi clinici lo dimostrano, per il dolore cronico diffuso nella fibromialgia oltre alla sua azione antidepressiva.
Nelle preparazioni fitoterapiche viene spesso associata alla rodiola per agire sul dolore muscolo-scheletrico.
2. Cordyceps Sinensis Il Cordyceps sinesi nasce come bruco sottoterra e diventa fungo quando spunta. È un immunostimolante, aumenta le energie e la resistenza fisica. Nove atleti cinesi di nuoto che utilizzavano il cordycep, stracciarono 9 record del mondo.
3. Eleuterococco L’Eleuterococco usato da atleti russi e francesi ha la proprietà di aumentare la resistenza alla fatica.
4. Ginseng Il Ginseng ci aumenta l’ATP a livello muscolare, cioè la nostra energia e forza.
5. Astragalo-Uncaria-Echinacea L’Astragalo, L’Echinacea purpurea e l’Uncaria tomentosa hanno un’azione immunomodulante che riportano all’equilibrio omeostatico l’organismo affetto da sindrome da stanchezza cronica. Bacopa Monnieri – Whitania Somnifera La Bacopa e la Withania aumentano la concentrazione di acetilcolina il primo neurotrasmettitore dei nostri neuroni e il protettore delle nostre sinapsi e di tutta l’informazione.
Quel dolore silenzioso chiamato fibromialgia
La Fibromialgia (FM) è una patologia caratterizzata da dolore muscolo scheletrico diffuso accompagnato da astenia, sonnolenza, alterazione dell’umore, della concentrazione e del comportamento. Negli ultimi anni, tre soggetti su dieci colpiti da Covid-19 presentano una sintomatologia simile alla fibromialgia, tant’è che viene definito un disturbo Long-Covid.
Nessuna forma reumatica è complessa come la FM. Si tratta di una malattia multisistemica di difficile comprensione per la quale non si è ancora trovata una terapia farmacologica efficace. I ricercatori pensano che la sintomatologia sia correlata a una amplificazione della sensazione dolorosa. I pazienti, infatti, presenterebbero una reazione eccessiva a stimoli come caldo, freddo, luce o dolore.
Tra i diversi meccanismi che riguardano la percezione del dolore, gli studi più recenti evidenziano il ruolo dei mitocondri, le famose “centrali energetiche” delle nostre cellule, nel suo sviluppo.
I mitocondri
Nel 2015, ricercatori spagnoli sono riusciti per la prima volta a evidenziare una disfunzione dei mitocondri in campioni cutanei prelevati a malati di fibromi algia. Secondo i loro dati, le disfunzioni mitocondriali, lo stress ossidativo, le infiammazioni sono i tre fattori associati allo sviluppo della FM.
Allora, ritornando ai soggetti che hanno avuto il Covid-19 e che manifestano la stessa sintomatologia dei malati di fibromi algia, dobbiamo ricordare come durante la pandemia essi abbiano avuto una tempesta di citochine (cytokine storm), cioè uno stato di grande infiammazione. Ricordiamoci poi che la sintomatologia fibromialgica in alcuni casi inizia dopo un trauma, una malattia virale/infettiva o uno stress molto importante e che in altri casi inizia molto larvatamente per poi aggravarsi nel tempo.
I sintomi possono iniziare con tensione temporo-mandibolare, mal di testa, dolori diffusi alle articolazioni, colon-irritabile, ansia fino alla depressione.
Altri studi hanno evidenziato come i malati fibromialgici presentino a livello muscolare una maggior concentrazione di glutammato, di piruvato e lattato. Secondo alcune ricerche del 2016, gli esercizi per il potenziamento muscolare, possono ridurre la quantità di queste molecole e determinare una minor percezione del dolore da parte di questi malati.
Evidenze scientifiche
La teoria che la FM sia un disturbo della percezione del dolore è supportata da tre certezze di carattere neuroscientifico:
- La riduzione di materia grigia nelle regioni del cervello responsabili della percezione del dolore;
- Un’attività eccessiva della matrice del dolore nel cervello quando vengono stimolati i recettori del dolore nell’organismo;
- La riduzione della connettività funzionale (densità di interconnessione) di determinate strutture cerebrali.
Un’altra ricerca ha messo in luce come molti malati di FM presentino tempi di addormentamento nettamente allungati. Le ricerche, nel laboratorio del sonno, hanno evidenziato lunghe fasi di sonno leggero, una maggior frequenza dei passaggi tra gli stadi del sonno nonché reazioni di risveglio maggiori rispetto alle persone sane.
Indagando i disturbi muscolo-scheletrici e cognitivi della FM, un altro gruppo di ricercatori ha invece puntato l’attenzione sulla neuropatia delle piccole fibre (la small fiber neurophaty – SFN).
Queste piccole fibre nervose a conduzione lenta che costituiscono circa l’80% della massa nervosa periferica, quando non funzionano bene o quando riducono la loro densità, determinano una maggiore sensibilità al dolore e una maggiore reattività del sistema nervoso.
Una rivoluzione tutta italiana
Nel 2020, una ricerca condotta dai Dipartimenti di Medicina dell’Università di Verona e di Genova, ha gettato le basi per un cambiamento importante nella visione e nell’approccio terapeutico della FM.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, afferma come sia stata appurata l’esistenza di fattori autoimmuni alla base di tale malattia. L’articolo porta la firma del prof. Puccetti e della dr.ssa Dolcino, rispettivamente dell’Università di Genova e dell’Università di Verona. I due ricercatori hanno spiegato come per anni la FM sia stata considerata una malattia psicosomatica al pari di una malattia mentale: seppur queste componenti siano presenti, non si tratta tuttavia della causa scatenante.
L’eventuale depressione, così come altri problemi, sopraggiunge infatti in una seconda fase di una malattia altamente invalidante che a causa dei forti dolori non permette di vivere in modo sereno la quotidianità, il lavoro e le interazioni umane e sociali.
Inoltre, la difficoltà di essere diagnosticata e la scarsa sensibilità alle cure farmacologiche fanno della FM una malattia una tra le prime cause di assenteismo sul lavoro, in quanto colpisce il 10% della popolazione mondiale. Ed è distribuita ugualmente tra i due sessi, contrariamente a quello che si pensava anni indietro, quando si affermava che colpisse prevalentemente la popolazione femminile.
Dallo studio si evince anche che la FM è dovuta a una neuro-infiammazione localizzata a livello delle terminazioni nervose che traducono i segnali dolorosi, i quali non vengono mediati correttamente ma vengono bensì amplificati. Secondo gli autori, non è solo una cosiddetta “malattia del dolore diffuso” ma ha anche un interessamento a livello viscerale (coliti, allergie al glutine, cistiti, prostatiti) con un fortissimo impatto sociale.
Lo studio è stato condotto analizzando il genoma dei pazienti con fibromi algia e confrontandolo con il genoma di persone sane divise per età e per sesso. Nella prima parte dello studio vengono identificati i geni deregolati propri della patologia, in un secondo momento sono state ricercate le alterazioni a livello cellulare. Qui sta la scoperta: tali alterazioni riguardavano le cellule del sistema immunitario con delle caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nelle malattie autoimmuni.
Nuovo approccio terapeutico
Le terapie farmacologiche prima di questa scoperta si basavano su un approccio multidisciplinare del sintomo dei pazienti per attenuare i disturbi. Venivano utilizzati Fans a basso dosaggio come aspirina, paracetamolo e ibuprofene per lenire il dolore, mentre per regolare i cicli del sonno e la depressione venivano prescritti antidepressivi triciclici, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ed altri farmaci ad azione miorilassante.
La scoperta dell’origine della malattia permette di curare non solo i sintomi ma di andare alla base del disturbo utilizzando farmaci e anche piante medicinali immunoregolatori –immunomodulanti che regolarizzano la risposta immunitaria dei pazienti. A seconda della gravità della malattia possono essere utilizzati degli immunosoppressori o farmaci biotecnologici. Grazie a questa ricerca la FM è stata inserita nel registro del Centro Nazionale Malattie Rare.
La fitoterapia per il dolore
Il trattamento fitoterapico nella FM prevede in primis un trattamento igienico dietetico. Significa puntare su una dieta mediterranea ricca di frutta e verdura di stagione almeno 5 volte al giorno inserendo cereali integrali biologici, olio di pesce, di lino o extra vergine di oliva contenenti omega3 e omega6 che sono dei modulatori naturali dell’infiammazione. Vuol anche evitare alcolici, latticini, cibi in scatola, insaccati, zuccheri semplici, carboidrati raffinati e grassi saturi.
Un trattamento igienico dietetico comprende anche attività fisica dolce, da effettuare tutti i giorni con delle tecniche di rilassamento e stretching di almeno 30 min al giorno e una efficace gestione dello stress con il rispetto dei ritmi biologici. Tradotto, stiamo parlando di mangiare lentamente a bocca chiusa, masticando bene e andando a letto ai primi sbadigli.
Rodiola Rosea
La Rodiola rosea è una vera e propria pianta adattogena contro lo stress, l’affaticamento, l’astenia, tutti sintomi del paziente fibromialgico. Essa aumenta la serotonina e la dopamina inoltre blocca la fame nervosa da stress. I suoi effetti sono stati registrati da studi clinici in doppio cieco randomizzato con placebo su 60 soggetti caratterizzati da fatica stress-correlata. Un gruppo di pazienti è stato trattato con estratto standardizzato di Rodiola rosea pari a 600 mg. die per 28 gg, l’altro gruppo con placebo. Le condizioni di fatica e di stress, così come la percezione di salute fisica del gruppo trattato con Rodiola rosea, sono nettamente migliorate rispetto al placebo.
Un altro studio clinico su 101 soggetti affetti da stress trattati con una dose da 200mg di Rodiola rosea due volte al giorno per 1 mese, ha mostrato un miglioramento costante per quanto riguarda i sintomi correlati a stress, affaticamento, qualità della vita, umore, concentrazione. I primi effetti positivi si sono osservati solo dopo tre giorni di trattamento. Tutti sintomi del malato di fibromi algia.
La Rodiola non ha effetti secondari ai dosaggi di 200-300mg die non può essere utilizzata con altri antidepressivi, né in gravidanza e durante l’allattamento.
Iperico Perforatum
L’Iperico è un inibitore delle Mono-ammino-ossidasi (IMAO) e un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonia –SSRI. La sua azione è sovrapponibile alla sertralina, usato da solo non ha effetti collaterali ma può interagire con alcuni farmaci che dipendono dal metabolismo del citocromo CYP450 come la digitale, la teofillina, il warfarin, gli estrogeni e i progestinici e con tutti gli IMAO e i SSRI con i quali non va utilizzato.
Cannabis
La Cannabis, o canapa, è una pianta della famiglia delle cannabaceae. Si distinguono tre sottospecie: la sativa-la indica-la ruderalis. La cannabis rappresenta un’opzione terapeutica molto promettente per i malati di fibromi algia per la sua efficacia sul dolore e per effetti collaterali molto bassi. I composti a base di cannabis sono formati da due principali componenti attivi: Tetraidrocannabinolo (THC) – Cannabidiolo (CBD).
Il THC è il componente psicoattivo che influenza il dolore, l’appetito, l’orientamento e le emozioni attraverso i recettori cannabinoidi (CB1-CB2). Il CBD ha, invece effetti analgesici, antinfiammatori, e anti-ansia attraverso un meccanismo complesso che agisce come un modulatore allosterico negativo del recettore CB1.
In alcuni studi, è stato riscontrato un significativo miglioramento dell’intensità del dolore, della qualità generale della vita dei pazienti e dei sintomi correlati alla fibromialgia dopo sei mesi di terapia con cannabis terapeutica. Considerando gli effetti collaterali degli oppiacei utilizzati oggi nella FM, la cannabis può essere un’efficace alternativa terapeutica.
Immunomodulanti
Essendo stata evidenziata dalle ultime ricerche finora riportate, la componente immunitaria fra le cause della fibromi algia, dovuta a una risposta eccessiva e a un’attivazione anomala del sistema immunitario, occorre anche regolarizzare e modulare il sistema immunitario dei pazienti fibromialgici. Si era notato nei malati di Covid che utilizzando gli immunostimolati si poteva avere una risposta eccessiva deleteria mentre era importante modulare, regolare e riequilibrare il sistema immunitario con gli immunomodulanti.
La Fitoterapia può intervenire con piante medicinali immunomodulanti come Uncaria tomentosa-Astragalo-Echinacea immunomodulanti e antinfiammatori come L’Uncaria, riconosciuti dall’ EMA (Agenzia Europea sul controllo dei farmaci).
Griffonia
La Griffonia simplicifolia è una pianta africana che contiene nei propri semi il 5-HTP cioè il 5- idrossitriptofano precursore della serotonina.
Studi
Ricercatori di Mumbai in India hanno scoperto che il neurotrasmettitore serotonina influenza la produzione di nuovi mitocondri nei neuroni (biogenesi mitocondriali) i mitocondri, come abbiamo visto sopra, sono delle vere e proprie centrali elettriche che generano energia , ottimizzano la funzione cellulare e regolano la sopravvivenza dei neuroni soprattutto sotto stress. Sappiamo come il controllo dello stress sia molto importante nel paziente fibromialgico.
Un altro studio dell’Ospedale Sacco di Milano ha coinvolto 50 pazienti con FM, trattati con Griffonia da 100mg- a 300mg-2-3 volte al giorno, Questi hanno migliorato tutti i parametri clinici studiati facendo registrare una minor difficoltà a deambulare, una riduzione considerevole del dolore e un sonno più sereno. Effetti indesiderati non ce ne sono stati
Inoltre, la Griffonia riequilibra i cicli del sonno permettendo al paziente fibromialgico un miglior riposo, un minor stress cause scatenanti stanchezza, astenia, ansia e depressione influendo sulla sua qualità della vita.
Effetti collaterali
Al dosaggio di 300mg. 2-3 volte al giorno la Griffonia non da nessun effetto collaterale. Non deve essere usata con altri antidepressivi, né durante la gravidanza e durante l’allattamento.
Bibliografia
- Se non diversamente indicato, facciamo riferimento alla descrizione di Aeschlimann, A., Acker, J., Sandor, P.S.: «Fibromyalgie Syndrom – Update 2016» (“Sindrome fibromialgica – update 2016”), in: Fachzeitschrift Rheuma Schweiz n. 1/2017, pp. 42-50.
- Sánchez-Domínguez, Benito & Bullon, Pedro & Román-Malo, Lourdes & Marín-Aguilar, Fabiola & Alcocer-Gómez, Elísabet & Carrion, Angel & Sánchez-Alcázar, Jose & Cordero, Mario. (2015). Oxidative stress, mitochondrial dysfunction and, inflammation common events in skin of patients with Fibromyalgia. 21.10.1016/j.mito.2015.01.010.
- Macfarlane GJ, Kronisch C, Dean LE, et al. EULAR revised recommendations for the management of fibromyalgia. Annals of the Rheumatic Diseases 2017;76:318-328. Link: http://dx.doi.org/10.1136/annr…
- Wolfgang Brückle: Fibromyalgie, Merkblatt der Deutschen Rheuma-Liga (“Fibromialgia, informativa della Lega tedesca contro le malattie reumatiche”, Bonn 9aedizione 2017.
Review: Prof. Dr. med. André Aeschlimann, Bad Zurzach