Pazienti fragili e e-Health: negli ultimi mesi ne ha usufruito meno di 1 su 10

Troppo pochi i soggetti fragili che durante la pandemia hanno sfruttato le opportunità del digitale: meno del 10% ha usufruito di tecnologie di riabilitazione e supporto terapeutico in remoto; di questi, il 31% ha riscontrato problemi e difficoltà. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio “Le tecnologie al sostegno della fragilità, disabilità e malattie rare: l’esperienza Covid-19” condotto dall’Istituto Superiore di Sanità

La pandemia da Covid-19 e il conseguente obbligo di distanziamento sociale ha offerto un grande stimolo allo sviluppo delle tecnologie digitali volte ad assicurare continuità dei trattamenti e delle cure. Tuttavia, i limiti esistenti all’accesso alle tecnologie digitali hanno spesso esacerbato le disparità, accentuando in particolare le difficoltà che le “persone fragili”, i loro familiari e i caregiver affrontano quotidianamente.

È cosi che il Centro Nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica e il Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità hanno lanciato un sondaggio online dal titolo “Le tecnologie al sostegno della fragilità, disabilità e malattie rare: l’esperienza Covid-19”, allo scopo di indagare l’effettivo utilizzo delle tecnologie da parte delle persone con fragilità, disabilità e malattie rare, identificando le tecnologie utilizzate e la loro reale fruibilità.

Il questionario ha coinvolto non solo i fragili, ma anche i caregiver e i familiari, per un totale di 350 risposte. «I risultati dell’indagine hanno permesso di acquisire elementi utili a ripensare alcuni percorsi e strategie per migliorare il supporto informativo e tecnologico e far conoscere meglio le risorse disponibili, utili non solo in momenti emergenziali, ma anche e soprattutto per i periodi di normalità» si legge nel rapporto.

Sanità digitale

Fragili e digitale, il questionario

Il questionario, compilato in forma anonima, ha previsto due sezioni: nella prima è stata raccolta l’esperienza diretta della persona fragile, che ha fornito le proprie risposte in maniera autonoma, ovvero con l’aiuto di un familiare o caregiver; nella seconda sono state raccolte le opinioni dell’eventuale familiare, caregiver o rappresentante di Associazione, che ha fornito supporto nella compilazione alla persona fragile.

I risultati principali

L’indagine ha confermato quanto il Covid abbia agito da impulso al lavoro agile: quasi il 90% dei fragili coinvolti ha avviato, nella fase pandemica, questa nuova modalità di lavoro. Tra gli strumenti informatici di maggior uso, il computer (149 persone), seguito da smartphone (95), tablet (65) e altro (16), sottogruppo quest’ultimo che include, prioritariamente, i cellulari tradizionali e cioè quelli sprovvisti delle più moderne funzioni proprie degli smartphone.

Oltre il 90% dei rispondenti ha dichiarato di far uso di social network e applicazioni di messaggistica come strumenti di socializzazione. Un risultato questo che non sorprende, soprattutto in un contesto che ha fortemente limitato i rapporti interpersonali in presenza. Tra i social più utilizzati: Whatsapp (276), Facebook (189), Messenger (130), Instagram (64), Twitter (36), Snapchat (3).

Di contro tuttavia solo meno di un terzo del campione, cioè 100 persone su 313 hanno dichiarato di utilizzare app generiche (fra queste spiccano quelle per le videoconferenze), mentre appena il 10%, pari a 35 persone su 313, utilizza una app di supporto alla propria fragilità o disabilità. La teleassistenza ha rappresentato un’opportunità solo per il 9,2% dei partecipanti, anche se numerosi desidererebbero averne per poter fare interventi da casa.

Le risposte dei caregiver

Tra i caregiver/familiari, appena il 23,7% si è avvalso di app per la vigilanza sanitaria e farmacologica. Nel 53% dei casi sono emerse situazioni di difficoltà riconducibili alla discontinuità assistenziale, e, in particolare, alla forte riduzione dell’erogazione delle terapie di supporto e della riabilitazione in presenza. Il 55% circa ha denunciato un aggravamento di disturbi o patologie durante la pandemia. La maggioranza, l’87%, ritiene che sarebbe importante ricevere una formazione specifica sull’utilizzo delle tecnologie per l’assistenza alla persona fragile.

L’indagine condotta ha dunque evidenziato un utilizzo ancora troppo ridotto delle moderne tecnologie nella gestione e nel trattamento di queste patologie e, nel contempo, ha messo in luce la diffusa percezione circa l’importanza del contributo offerto dalla tecnologia digitale.