Un nuovo test, che si basa sulla misurazione di colesterolo LDL, lipoproteina (a) e proteina C reattiva (PCR) ad alta sensibilità consentirà di predire il rischio cardiovascolare nelle donne nei successivi 30 anni. È quanto emerge da uno studio presentato in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia – ESC2024 e pubblicato contemporaneamente dal New England Journal of Medicine.
Lo studio condotto
Lo studio parte dall’assunto che i livelli di proteina C-reattiva ad alta sensibilità (PCR), di colesterolo a bassa densità (LDL) e di lipoproteina (a) contribuiscono alla previsione del rischio cardiovascolare a 5 e 10 anni e rappresentano percorsi distinti per l’intervento farmacologico.
Sono, tuttavia, necessarie maggiori informazioni sull’utilità di questi biomarcatori per la previsione del rischio cardiovascolare a lungo termine nelle donne, poiché l’intervento precoce rappresenta un importante metodo di riduzione del rischio.
Il campione arruolato e gli obiettivi
Lo studio ha arruolato quasi 28 mila donne statunitensi (27.939) inizialmente sane cui sono stati misurati attraverso un prelievo di sangue i livelli dei tre biomarcatori al basale e che sono state poi seguite per 30 anni.
L’endpoint primario era il primo evento cardiovascolare avverso maggiore, che era un composito di infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, ictus o morte per cause cardiovascolari che, nel corso delle tre decadi, ha interessato 3.662 donne.
Sono stati calcolati gli hazard ratio aggiustati e gli intervalli di confidenza al 95% tra i quintili di ciascun biomarcatore, insieme alle curve di incidenza cumulativa a 30 anni aggiustate per età e rischi concorrenti.
I risultati ottenuti
L’età media delle partecipanti al basale era di 54,7 anni. Le partecipanti allo studio sono state divise in cinque gruppi, sulla base dei loro livelli lipidici e di PCR del sangue.
Si è evidenziato che le donne con livelli più alti di colesterolo LDL presentavano un rischio aumentato del 36% di incorrere in un evento cardiovascolare nel tempo; quelle con livelli più elevati di lipoproteina (a) del +33%. Ancora maggiori i rischi per le donne con livelli alti di PCR, che mostravano un rischio cardiovascolare aumentato addirittura del 70% rispetto a quelle con valori più bassi.
Considerando insieme i tre biomarcatori è emerso che le donne che presentavano i valori più alti presentavano un rischio aumentato di una volta e mezza rispetto alla possibilità di avere un ictus e un rischio triplicato di infarto rispetto alle donne che presentavano valori più bassi di questi marcatori.
Osservazioni conclusive
Una singola misura combinata dei livelli di PCR ad alta sensibilità, colesterolo LDL e lipoproteina (a) tra le donne statunitensi inizialmente sane è risultata predittiva di eventi cardiovascolari incidenti durante un periodo di 30 anni, hanno evidenziato gli autori dello studio, sottolineando come questi dati supportino gli sforzi per estendere le strategie di prevenzione primaria degli eventi aterosclerotici oltre le tradizionali stime di rischio a 10 anni.