In occasione della Giornata per la prevenzione cardiovascolare lo scorso 13 maggio è stata promossa una occasione di confronto e dibattito in Senato che ha messo in luce i rischi cui sono esposti, in primis, i giovani italiani. Per la prevenzione delle patologie cardiovascolari, e non solo, partire da stili di vita sani e pratica sportiva regolare
Due anni dopo l’avvento della pandemia da Covid-19 il quadro che è emerso in occasione della Giornata dedicata alla prevenzione cardiovascolare non è certo confortante. «Da una parte l’emergenza sanitaria ha lasciato a lungo in stand-by le attività di screening e le campagne di prevenzione, lasciando però anche un debito pesante in termini di peggioramento degli stili di vita: cibo compensativo, maggiore sedentarietà, aumento nel consumo di alcolici e fumo. Tutti elemento che mettono a rischio la salute del cuore, ma non soltanto» ha ricordato la senatrice Paola Binetti, della Commissione Permanente Igiene e Sanità e prima promotrice dell’Iniziativa, in apertura dei lavori.
Buone pratiche per la prevenzione
Buona parte delle malattie cardiovascolari possono essere prevenibili seguendo una dieta sana, praticando una regolare attività sportiva, non fumando, tenendo sotto controllo pressione, colesterolo e glicemia. Si tratta di buone pratiche di prevenzione realmente efficaci che dovrebbero essere messe in pratica sin dall’adolescenza.
Difatti a preoccupare è soprattutto l’atteggiamento dei più giovani. Alla stregua di altri coetanei europei, i ragazzi italiani mangiano troppo e male, fumano, consumano troppo alcool e praticano troppo poco sport. Abitudini queste acuite dalla pandemia, che ha costretto a mesi di restrizioni e settimane di duro lockdown che non hanno fatto che peggiorare lo scenario, ha messo in guardia Massimo Volpe, presidente della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), il quale ha ricordato l’importanza di terapie personalizzate, intercettazione precoce delle malattie, aderenza terapeutica…
SOS giovani: il fumo
Francesco Perone, membro del board Siprec Young, ha mostrato dati allarmanti rispetto alle pratiche più diffuse in età giovanile che emergono da alcuni studi condotti negli ultimi anni. Nonostante le limitazioni al fumo, infatti, stando ai dati dell’Istituto superiore di sanità quasi la metà dei ragazzi di età fuma o svapa ogni tanto. Peraltro nel 2021 l’ISS ha pubblicato i dati di uno studio condotto con l’istituto farmacologico Mario Negri dal quale emerge che il 37,5% dei giovani di età compresa tra 14 e 17 anni ha già avuto contatto con il tabacco. A ciò si aggiunge un’indagine condotta sugli studenti europei di 15-16 anni, realizzata nel 2019, che aveva segnalato come gli italiani fossero i giovani con la più alta percentuale di fumatori.
SOS giovani: dieta e sedentarietà
Non va meglio per quanto riguarda altri indicatori, come la dieta o la sedentarietà. Quanto a quest’ultimo punto, l’allarme arriva direttamente dall’Oms. Uno studio condotto nel 2019 sui giovani di età compresa tra 11 e 17 anni mostrava che l’80% non raggiungeva i livelli di attività fisica raccomandati (88% tra gli italiani) Tra gli italiani, sono meno del 10% quelli che arrivano al livello di attività fisica raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità di un’ora al giorno.
Le cattive abitudini sono diffuse tra i ragazzi anche in ambito alimentare: 2-3 su 10 non fanno la prima colazione, con ricadute sulla concentrazione e un eccessivo consumo di snack. La maggior parte inoltre fa un consumo eccessivo di bevande gassate zuccherate mentre solo una parte residuale consuma porzioni adeguate di frutta (17%) o di verdura (13%).
Ripartire dalla prevenzione
Tutto questo non fa che esporre i ragazzi a rischi cardiovascolari molto seri una volta adulti, ha ricordato Volpe, il quale ha proseguito: «lo stile di vita viene sovente sottovalutato, ma è proprio partendo da queste misure che si può invertire il trend, visto che le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte e una delle prime cause di ospedalizzazione».
«Lo sport è una medicina gratuita e fondamentale a scongiurare l’insorgenza di patologie molto serie – ha ricordato Silvia Salis, vicepresidente del Coni – occorre pertanto sensibilizzare e procedere ad una corretta educazione sportiva a tutte le età».