Quey (Federfarma Aosta): le farmacie rurali sono un punto di riferimento per le comunità montane

Cesare QueyCesare Quey è presidente di Federfarma Aosta dal 1992 e conosce molto bene la situazione delle farmacie della sua regione: «Malgrado il territorio non facile della regione, le farmacie sono presenti ovunque in modo capillare e il numero di farmacie in relazione agli abitanti è piuttosto alto, con una farmacia circa ogni 2.500 abitanti», inizia il presidente. «Trattandosi per il 90 % di farmacie rurali, esse sono un punto di riferimento particolarmente importante per le comunità, con le quali c’è una profonda conoscenza e fiducia reciproche».

Quey prosegue parlando delle problematiche di alcune farmacie della regione con una bassa popolazione residente e raccontando i progetti legati alla “farmacia di comunità” analoghi a quelli del vicino Piemonte. A proposito di questa tipologia di farmacie, una legge regionale prevede che tutte le farmacie con meno di 5.000 abitanti siano sussidiate: «C’è un’attribuzione di una quota fissa minima di mille euro annui e il resto a scalare secondo il fatturato derivante dal Ssn, con interventi che possono arrivare agli 8.500 euro per le farmacie più piccole», aggiunge Quey.

Le problematiche dipendono da alcune realtà che contano una bassa popolazione residente e che riescono a sopravvivere soprattutto grazie alla stagione turistica: «Essa non sempre però è molto brillante, essendo soggetta a fattori meteorologici ed economici», spiega Quey. «Altro problema recente che ci preoccupa, soprattutto nella zona di Aosta, è lo spostamento di farmacie pubbliche nei supermercati,  fenomeno che può portare a degli squilibri ai bacini di utenza».

I rapporti con le istituzioni sono eccellenti, anche se ci sono alcuni problemi di carattere economico: «Il Ssn nelle regioni a statuto speciale come la nostra è finanziato su bilancio regionale, che però si è dimezzato nell’arco degli ultimi cinque anni: questo rende difficile corrispondere un minimo di remunerazione decorosa per le prestazioni previste dalla farmacia dei servizi», spiega Quey. «Ciò non toglie che si stiano portando avanti dei progetti agganciati al discorso della “farmacia di comunità” come quelli del Piemonte: prossimamente organizzeremo degli incontri sul diabete con lo scopo di dare al farmacista le competenze per prendere totalmente in carico il paziente con questo problema».

Quey conclude sottolineando l’importanza della professionalità: «Non solo per il valore, ma per il futuro stesso del farmacista, che non deve mai dimenticare il suo ruolo di garante della salute né lasciarsi trascinare dalle mode e in derive dal sapore prettamente commerciale per compensare la perdita che si continua registrare sul fatturato derivante dal comparto etico. E questo vuol dire essere in grado di consigliare, ma anche di sconsigliare, un farmaco per il bene del paziente: ho sempre creduto fermamente in questo, perché altrimenti si perderebbe il senso della nostra professione».

Cornelia Pelletta