Sintomi e caratteristiche del disturbo bipolare

Il disturbo bipolare o “depressione bipolare” fa parte della categoria dei disturbi dell’umore ed è caratterizzato dall’alternanza di fasi depressive (polo negativo), con sintomi simili a quelli determinati dalla depressione unipolare, e fasi cosiddette “maniacali” o “euforiche” (polo positivo), nelle quali il paziente si sente particolarmente attivo, in forma, allegro, “su di giri” e si trova in uno stato di temporanea esaltazione e grande espansività. La durata di ogni singola fase e l’intervallo tra l’una e l’altra sono estremamente variabili da persona a persona e nei diversi momenti della vita di uno stesso paziente. Solitamente, gli episodi depressivi tendono a manifestarsi con maggior frequenza e a perdurare più a lungo (settimane o mesi), mentre i sintomi maniacali possono comparire in modo evidente soltanto per pochi giorni o settimane e in poche occasioni nell’arco della vita (talvolta, anche una sola). In mancanza di un trattamento adeguato, tuttavia, con l’evolvere del disturbo, fasi depressive e maniacali tendono a presentarsi sempre più spesso, alternandosi sempre più rapidamente tra loro (cicli rapidi). Durante gli stati di euforia si evidenzia uno stato di eccitazione e un ottimismo eccessivo; è presente la sensazione che tutto andrà bene e che si sarà in grado di fare qualsiasi cosa. In alcuni casi, l’euforia può cedere il passo all’irritabilità, l’ottimismo eccessivo può essere sostituito dalla disforia (stato di agitazione e irascibilità, spesso accompagnato da una forte sensazione di frustrazione, talvolta da comportamenti aggressivi). Durante le fasi maniacali, la persona può presentare disinibizione eccessiva e, in genere, comportamenti socialmente inappropriati. In molti casi, la fase maniacale è caratterizzata da umore disforico, con una sensazione di ingiustizia subita e quindi grande irritabilità, rabbia e intolleranza. Spesso queste sensazioni sono accompagnate da un comportamento aggressivo, con scarsa capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni.
Il disturbo bipolare esordisce quasi sempre durante l’adolescenza o, comunque, prima dei 25-30 anni. Nella maggioranza dei casi, il primo episodio è di tipo depressivo. La prima fase maniacale o euforica, invece, può comparire anche dopo diversi anni.
Emettere una corretta diagnosi di disturbo bipolare fin dall’esordio è estremamente importante per poter offrire al paziente la terapia farmacologica adeguata. Un elemento che deve far sospettare che si tratti di disturbo bipolare anziché depressione unipolare, è la presenza di uno o più sintomi ansiosi durante le fasi depressive.
All’origine del disturbo bipolare si riconoscono fattori genetici predisponenti e specifiche alterazioni nei circuiti cerebrali che controllano il tono dell’umore, l’affettività, gli impulsi e alcune funzioni biologiche fondamentali (appetito, sonno, sessualità ecc.). Queste alterazioni sono legate principalmente a modificazioni dei livelli di alcuni neurotrasmettitori in particolare, serotonina, noradrenalina e dopamina. Altri elementi che possono contribuire all’insorgenza del disturbo bipolare comprendono difetti nei meccanismi della risposta allo stress e modificazioni significative dei livelli ormonali. Anche l’ambiente riveste un ruolo chiave, potendo favorire lo scatenamento dei sintomi o, al contrario, prevenendo le manifestazioni. Il disturbo bipolare tende, inoltre, a peggiorare in particolari periodi dell’anno.

Il trattamento farmacologico del disturbo bipolare

Mentre non si conosce una cura definitiva per il disturbo bipolare, questa è tuttavia una patologia ben trattabile che si può tenere sotto controllo. Gli obiettivi del trattamento sono la stabilizzazione dell’umore, riducendo la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, e la prevenzione delle ricadute future. Per raggiungere questi obiettivi è solitamente necessaria un’adeguata cura farmacologica rappresentata prevalentemente da quattro categorie terapeutiche che spesso vengono adoperate in associazione:
stabilizzatori dell’umore,
antidepressivi,
antipsicotici,
ansiolitici.
In aggiunta ai farmaci, sono fondamentali la psicoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia familiare, ai fini di aiutare le persone a riconoscere il disturbo e a sviluppare la capacità di fronteggiare le cause che possono innescare il disturbo. Potrebbero rendersi necessarie, durante l’evoluzione del disturbo, modifiche nella dose o nel tipo di farmaci così come modifiche nel metodo di cura.

 Antonio Lavecchia, Ordinario di Chimica Farmaceutica,  Università degli Studi di Napoli “Federico II”