Stati Generali della Farmacia Italiana: dalle parole occorre passare ai fatti

Stati Generali Farmacia Italiana

Con la seconda edizione degli Stati Generali della Farmacia Italiana, che ha radunato a Roma, il 28 febbraio, 2.100 titolari di farmacie private, Federfarma chiede alla politica risposte concrete affinché il ruolo della farmacia sia davvero centrale nel Ssn

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Gli Stati Generali della Farmacia Italiana si sono tenuti il 28 febbraio all’Hotel Rome Cavalieri, a Roma. Titolo dell’appuntamento voluto per il secondo anno da Federfarma: Quando il sistema crea valore

Si sono svolti il 28 febbraio a Roma gli Stati Generali della Farmacia Italiana. L’evento voluto da Federfarma, giunto alla seconda edizione, ha radunato nella capitale 2.100 titolari di farmacie private, che hanno potuto confrontarsi sullo stato del settore, sugli obiettivi raggiunti e quelli da raggiungere. Come ha dichiarato Marco Cossolo, presidente di Federfarma: “Mettere mano in forma definitiva ai temi della nuova remunerazione, della Dpc e della convenzione che non possono più aspettare. Ma anche far partire in modo definitivo  Sistema farmacia italia”.

Cossolo: dalla Dpc, alla remunerazione, alla farmacia dei servizi, quel che serve è concretezza

Cossolo si è soffermato anche sulle istanze alla politica: “Mi interessa poco sentire che la farmacia è essenziale. Bisogna mettersi attorno a un tavolo e pensare a come utilizzarla”, ha detto, ribadendo che l’obiettivo più immediato è portare a termine i temi sospesi, dalla dpc alla convenzione. “Se riusciremo a fare queste cose, oltre a questioni più interne alla categoria, come un ammodernamento del nostro statuto, che peraltro era prevista nel nostro programma e che abbiamo già iniziato per renderlo più attuale, saranno stati tre anni di grande soddisfazione”.

Il presidente Federfarma ha anche evidenziato come i percorsi di autonomie differenziate intrapresi da alcune Regioni “non siano utili, anzi credo possa mettere pesantemente in crisi i Livelli essenziali di assistenza”. E ha aggiunto: “La distribuzione dei farmaci è già oggi sin troppo regionalizzata; solo una regione su tre, tra quelle che hanno chiesto le autonomie differenziate, ha pensato di intervenire nell’ambito della farmaceutica, l’Emilia Romagna. Poi vedremo come saranno i patti”.

La frammentazione delle politiche del farmaco attuate a livello regionale, secondo Cossolo, sta minando la funzionalità del servizio farmaceutico territoriale portando addirittura, in molti casi, all’insostenibilità economica della farmacia. In particolare, le criticità riguardano  l’incremento della spesa per acquisti diretti da parte delle Asl (+ 30% dal 2013 al 2017, comprende distribuzione diretta, ospedaliera, distribuzione per conto) e la parallela diminuzione delle confezioni erogate in regime di Ssn (-3,8% dal 2014 al 2018)  che, insieme alla riduzione del prezzo medio dei farmaci, determinata dalla diffusione degli equivalenti, ha portato a un costante calo della spesa farmaceutica (lorda -15,3% dal 2011 al 2017). La soluzione, per Federfarma, consiste nel ridurre la spesa diretta e contemporaneamente incrementare la distribuzione per conto (farmaci acquistati dalle Asl e distribuiti dalle farmacie) adottando nuovi modelli omogenei sul territorio nazionale.

Un altro nodo da risolvere è la remunerazione della farmacia, che secondo Cossolo va sganciata dal prezzo del farmaco, valorizzando invece l’atto professionale della dispensazione e l’erogazione dei nuovi servizi, come ad esempio il monitoraggio dell’aderenza alla terapia dei malati cronici. “Se l’aderenza alla terapia passasse dall’attuale 40% al 60% si otterrebbe un considerevole risparmio. Una migliore gestione delle risorse da parte del Ssn sarebbe possibile anche con l’attuazione dei nuovi servizi in farmacia. Non accelerare l’evoluzione della farmacia dei servizi è un’occasione persa per i cittadini e uno spreco per il Ssn. Allo stesso modo, è uno spreco per il Ssn anche non coinvolgere strettamente le farmacie nella gestione della cronicità: i piani regionali ancora non danno concretezza al ruolo della farmacia”, osserva Cossolo.

Pagliacci: chiediamo investimenti per sostenere le rurali

Silvia Pagliacci, presidente Sunifar, ha chiesto invece per le farmacie rurali “una tutela economico professionale, riportando in quelle farmacie un ruolo che corrisponde al valore che la rurale crea per il territorio. Non chiediamo finanziamenti a fondo perduto, ma investimenti per rendere le farmacie rurali sostenibili”.

Salvaguardare le farmacie rurali, secondo Pagliacci, significa garantire efficienza all’intero sistema farmaceutico: “Non esistono cittadini di serie B; anche chi vive nelle aree interne ha diritto a servizi fondamentali a partire dall’accesso al farmaco fino alla possibilità di svolgere analisi di prima istanza o consulti di telemedicina senza faticosi spostamenti.  Ne traggono vantaggio i singoli ma anche la salute collettiva. Anche le farmacie rurali sono in prima linea con la prevenzione. Grandi campagne nazionali quali ‘DiaDay’ e ‘Abbasso la pressione!’ migliorano la salute e procurano risparmi al Ssn. La farmacia rurale è un baluardo della salute anche nelle zone prive di ospedali e altre strutture sanitarie”.