Le persone che soffrono di obesità vivono relazioni complesse con il sistema sanitario, infatti spesso riportano di sentirsi giudicate o trattate con meno rispetto da parte dei medici. L’opinione molto diffusa che la responsabilità dell’eccesso di peso sia solo legata a un’alimentazione sbilanciata, può portare a sentimenti di colpa e vergogna che ostacolano il dialogo con i sanitari. Si possono quindi verificare diagnosi tardive, trattamenti superficiali (si riconduce ogni problema al peso) ed evitamento delle cure. 

Per facilitare il paziente, l’associazione “Amici Obesi Onlus” si pone come un ponte fra i pazienti e le strutture mediche e svolge un’attività informativa e di supporto da anni. Il presidente, Iris Zani, in questo video spiega come, prima in presenza, con l’organizzazione di convegni informativi, e successivamente con l’aiuto del web sia stato creato un forum di supporto e di condivisione; il sito dell’associazione è consultabile liberamente.

Con l’avvento dei social sono stati creati due grandi gruppi di riferimento dove afferiscono 23.000 utenti circa. Questi due gruppi si occupano uno prettamente di obesità e l’altro di chirurgia ricostruttiva post dimagrimento. È un’attività diretta e soprattutto immediata, i pazienti si confrontano, è un ambiente abbastanza ristretto e chiuso, protetto soprattutto. Le persone si sentono libere di poter esporre le proprie problematiche e soprattutto non temono il giudizio di chi le circonda.

C’è però bisogno anche di supporto riguardo al percorso che viene scelto. Il paziente a un certo punto ha la consapevolezza di dover chiedere aiuto, di essere ammalato e quindi ha la necessità di iniziare le cure, ma spesso si trova disorientato. Per questo l’associazione aiuta le persone, senza mai condizionare le loro scelte, senza mai dare consigli non richiesti, ma mettendo a disposizione informazioni che possano aiutare nelle scelte più appropriate. E’ importante trovare il percorso giusto di cura, perché l’obesità è una malattia che va affrontata con multidisciplinarietà e soprattutto è una malattia cronica.

Spiega Iris Zani che l’associazione ha iniziato a lavorare anche nei tavoli istituzionali della politica italiana e a collaborare con le Società scientifiche di settore per far sì che l’obesità venga riconosciuta anche a livello giuridico e non solo a livello clinico. La persona che soffre di obesità non è l’unica responsabile della sua condizione, la sua malattia va gestita sotto tutti i punti di vista.

Altro obiettivo importante sarà quello di ottenere dei riconoscimenti e soprattutto l’inserimento delle prestazioni all’interno dei LEA, Livelli essenziali di Assistenza e di conseguenza dare la possibilità a più persone possibile di accedere a percorsi e percorsi di cura.  Attualmente in Italia il Servizio Sanitario Nazionale gestisce l’obesità di terzo grado. È chiaro che occorre occuparsi anche delle pazienti che soffrono di sovrappeso e obesità di primo e secondo grado e far sì appunto che la malattia non devolva allo stato più severo.