Diabete, con Big Data e Intelligenza Artificiale nuove opportunità di cura

Al IX Convegno Nazionale Fondazione Associazione Medici Diabetologi in corso a Roma è stato presentato il position statement su vantaggi e criticità delle nuove tecnologie per la cura del diabete

Big Data e Intelligenza Artificiale offrono nuove opportunità nell’ambito della cura del diabete. Le ha  delineate  l’Associazione Medici Diabetologi in un position statement presentato al IX Convegno Nazionale Fondazione AMD, in corso a Roma fino al 10 novembre.

“La medicina, e con essa la gestione della patologia diabetica, stanno subendo profonde trasformazioni legate a diversi fattori: digitalizzazione, telemedicina, necessità di personalizzare il più possibile le cure, Intelligenza Artificiale e nuovi strumenti informatici di gestione e analisi dei Big Data, pervasività della rete e dei social media in ogni aspetto della vita delle persone”, spiega Domenico Mannino, Presidente AMD.

Tra i principali vantaggi offerti in particolare dalla telemedicina vi sono la possibilità di coinvolgere maggiormente i pazienti e i loro caregiver e la potenziale riduzione dei costi di gestione della patologia. I diabetologi mettono però in guardia anche dalle criticità: il numero ancora limitato di pazienti che accedono a tali tecnologie, il tempo necessario per apprenderne l’utilizzo e il rischio di un effetto “inondazione” di dati, sia sui medici sia sui pazienti.

Individuare nuovi fattori di rischio e terapie personalizzate

“Le opportunità più interessanti sono quelle prospettate dall’applicazione in diabetologia dell’Intelligenza Artificiale e in particolare del Machine Learning che, oltre ad effettuare analisi di tipo descrittivo (reportistica del passato), consente di identificare delle correlazioni ed esprimere delle ‘predizioni’, con ragionamenti di tipo induttivo, tipici della mente umana”, evidenzia Nicoletta Musacchio, Presidente di Fondazione AMD, tra gli autori del documento. “In campo diabetologico questi strumenti di analisi potrebbero individuare nuovi fattori di rischio sia nell’insorgenza del diabete, analizzando database di grandi dimensioni relativi alla popolazione generale, sia nell’insorgenza delle complicanze, analizzando database clinici e amministrativi di pazienti diabetici e individuando i fattori e le variabili comportamentali e terapeutiche più correlate allo sviluppo di ogni specifica complicanza. Il Machine Learning potrebbe, inoltre, indirizzare le scelte di cura: individuare gli elementi correlati alla maggior efficacia di un farmaco aprirebbe le porte a una medicina veramente personalizzata, che utilizza il farmaco giusto per la persona giusta, con esiti migliori e costi contenuti”.

Attenzione a non semplificare

Gli esperti AMD suggeriscono però di non lasciarsi prendere da troppo entusiasmo. “L’Intelligenza Artificiale non è un dispositivo magico che può trasformare i dati in oro. Esso è una naturale estensione degli approcci statistici tradizionali, strumento prezioso e sempre più necessario per i sistemi sanitaro moderni. Data la grande quantità di informazioni che un medico oggi deve valutare (storia personale del paziente, malattie familiari, sequenze genomiche, farmaci, attività sui social media, ricoveri in altri ospedali), la decisione clinica può diventare un compito eccessivo per qualsiasi persona. La complessità della medicina sta superando le capacità della mente umana. Nel momento in cui un maggiore controllo delle scelte viene ceduto agli algoritmi, è importante notare che questi strumenti non sono dotati di alcuna garanzia di correttezza, equità o persino veridicità. Anche con i migliori algoritmi di apprendimento, il giudizio sull’efficacia rimane indispensabile. Questo è particolarmente vero in ambito sanitario, dove l’Intelligenza Artificiale può influenzare la vita di milioni di persone. I medici, in modo proattivo, devono guidare, sorvegliare e monitorare l’adozione dell’IA come partner nelle decisioni cliniche. Solo l’intelligenza umana, con il supporto di quella Artificiale, può avvicinarsi alla realizzazione della vera ‘cura per il paziente’”, conclude Nicoletta Musacchio.