Pitaya, un super-frutto da scoprire

Hylocereus undatus (famiglia Cactaceae) è, in genere, conosciuta con il nome di pitahaya o pitaya e spesso indicata come il “frutto del drago” (Dragon Fruit, in inglese).

Esternamente si presenta come un frutto ovoidale (grande una decina di centimetri, del peso tra i 200-600 g) e bitorzoluto (le sue brattee a scaglie ne rendono la superficie simile alla pelle di un drago…), dall’intenso colore giallo oppure rosso cupo, al cui interno si cela una morbida polpa bianca (punteggiata da tanti semini neri commestibili), dolce e succosa, tanto gradevole per il sapore (un mix tra kiwi e pera) quanto per il profumo fiorito.

Storia e tradizione

Originaria del Messico e delle Ande settentrionali, questa pianta si è via via diffusa nel resto del Centro America, sino a toccare l’Asia e l’Australia. Tracce del “frutto del diavolo” sono state rinvenute in antichi siti archeologici correlati ai popoli precolombiani. In Cina, subito dopo la sua diffusione, si diceva che in realtà fosse un uovo di drago o che fosse stato generato dal solidificarsi del fuoco sprigionato da questo animale… La leggenda narra, in particolare, che tale frutto venne creato migliaia di anni fa dal respiro infuocato di un drago nel corso di una battaglia condotta da valorosi soldati che, dopo aver ucciso il mostruoso avversario, presentarono al loro imperatore questo prezioso tesoro. I soldati si nutrirono della carne stessa del drago acquisendone la straordinaria forza, un fatto di certo legato al mito, ma che nel folklore popolare intende sottolineare le incredibili proprietà nutrizionali di questo frutto.

Come si assume la pitaya

Tra le due varietà va di certo preferita quella gialla, meno diffusa ma più pregiata, e la cosa ottimale sarebbe consumare il frutto fresco sbucciandolo proprio come se si trattasse di un fico d’india, per poi mangiarlo a fette; dalla polpa si prepara anche una squisita bevanda chiama “agua de pitaya”. Purtroppo tutto questo si rivela essere piuttosto difficile in Europa, dove il prodotto (estremamente sensibile agli sbalzi di temperatura e pressione) può essere assaporato solo in forma disidrata ed essiccata, per garantire la conservazione delle sue virtù salutistiche. Si consiglia l’integrazione quotidiana di due o tre cucchiaini del prodotto (in bevande, yogurt, macedonie…).

Proprietà del super-frutto

Si può indubbiamente definire un alimento dietetico di grande pregio e un super-frutto: ha un basso contenuto calorico (36 Kcal per 100 g di polpa fresca), è ricco in fibre, sali minerali (calcio, fosforo, ferro e potassio) e vitamine (B1, A e C). Si rivela utile per migliorare la funzionalità intestinale e contrastare i radicali liberi, riduce l’assorbimento dei grassi e contribuisce a regolarizzare i livelli di glicemia. Le sue fito-albumine sostengono il fegato nell’eliminazione dei metalli pesanti e le sue proteine sono un valido carburante per l’attività fisica prolungata. Di certo è un valido anti-stress, quando ci si sente spossati e sotto tono!

Avvertenze da tenere a mente

Nel caso si consumi il prodotto in forma essiccata, va tenuto in considerazione che può sviluppare una marcata azione alcalinizzante e pertanto la sua assunzione va distanziata di almeno un paio di ore dalla somministrazione di farmaci che richiedono per l’assorbimento un ambiente acido (per es. il ketokonazolo), inoltre un aumento di pH a livello gastrico tende ad alterare la velocità di svuotamento gastrico.

La sua assunzione è sconsigliata in soggetti a forte tendenza allergica, pazienti affetti da gastriti, ulcere gastriche e colon irritabile, nei diabetici che seguono una terapia farmacologica e nei bambini di età inferiore ai 5 anni.

Una curiosità: la pitaya rossa può colorare sia le feci sia le urine, ma l’effetto è transitorio e tende a scomparire in pochi giorni.