Continua il nostro viaggio in dieci tappe per ripercorrere e scoprire i fatti salienti che hanno contraddistinto la storia della Farmacia.

Il percorso è stato oggetto della Mostra “Il Farmacista: nascita di una professione. Viaggio in una storia millenaria” con contenuti a cura delle redazioni di Farmacia News e Tema Farmacia, in esposizione a Cosmofarma 2022 (piazza Innovasoft, pad. 30).

In questo nuovo appuntamento, approfondiamo la figura chiave della farmacia. Galenico, speziale, farmacista: nella storia, dalle origini ai giorni nostri è sempre stato l’intermediario di salute fra medici e ammalati, cui venivano offerti rimedi fitoterapici, gli unici mezzi e strumenti di cura allora disponibili. Rimedi che sono stati poi via via affiancati da principi attivi più efficaci, sempre estratti da elementi naturali in prevalenza vegetali, farmaci di sintesi per giungere fino alle molecole attuali più avanzate, le cosiddette target therapies. Nel tempo i farmacisti hanno comunque sempre assolto al compito di counseling in ambito terapeutico.

Le qualità

Un professionista erudito, ben (in)formato, sapiente in materia di erbe, piante, bacche e ogni altro composto vegetale, capace di formulare con essi preparati (decotti, impacchi, pozioni, essenze, soluzioni di varia natura e origine) in grado di alleviare fino a poter risolvere la patologia, più o meno seria, a monte. Indipendentemente dai secoli e dall’appellativo con cui veniva identificato, il farmacista si è sempre qualificato per elevata expertise, fondeva infatti le qualità e le competenze del medico e del farmacista.

Un tempo le due professioni erano complementari e integrate con una forte formazione alle spalle e elevata statura morale. Il farmacista doveva aver frequentato due anni di lezioni di Chimica Farmaceutica e Botanica presso la Regia Università, aver praticato un tirocinio di cinque anni presso una spezieria autorizzata, avendo dimostrato, per poter praticare la professione, grandi doti etiche e morali, certificate dal Parroco e dal Sindaco.

Prima era il galenico

Il nome deriva da Galeno, medico dell’antica Grecia a cui si deve l’origine di preparati/rimedi medicamentosi composti da miscele di differenti sostanze, prevalentemente di origine vegetale. C’è infatti testimonianza che nel corso di tutto il XIX secolo fino al primo trentennio del XX, il farmacista, il galenico appunto, era colui che preparava e vendeva rimedi prodotti nel laboratorio della farmacia.

Questa accezione è rimasta ancora oggi: i galenici sono composti su ricette preparate appositamente su misura dei bisogni del paziente con dosaggi e essenze regolate e prescritte da un medico/specialista. Già nell’antico Egitto esistevano locali predisposti a conservare droghe, erbe e alcune sostanze minerali che avevano un uso benefico per curare certi tipi di malattie, solitamente poste in vasi eleganti che venivano poi collocati in bella vista sugli scaffali.

Poi divenne speziale

Siamo nel Medioevo e, soprattutto all’interno dei monasteri in cui erano allestiti gli orti botanic,i fonte primaria della materia prima dei rimedi del tempo, spiccano i monaci-speziali, dediti all’“arte farmaceutica”.

Fuori dalle mura conventuali, la professione veniva condotta all’interno di botteghe, ricche di alambicchi, mortai, pestelli, e strumenti di “laboratorio”: grazie a questi mezzi e alle proprie conoscenze e abilità nell’allestimento di prodotti curativi, lo speziale incrementò sempre più i suoi studi chimici.

Era inoltre  supportato nel proprio lavoro da uno o più assistenti, i garzoni, detti “pestapepe”, figure fondamentali e così chiamate perché percuotevano con forza gli ingredienti all’interno dei mortai fino a ridurli in poltiglia, preziosi per produrre e preparare gli elettuari. Tra questi uno dei più famosi, era la teriaca, un antidoto considerato efficace contro ogni veleno e malattia, la cui fabbricazione era sorvegliata dal Collegio dei Medici poi venduta agli speziali e il commercio era liberalizzato nel corso delle epidemie.

Nell’800, più precisamente a metà del secolo, il farmacista prende maggior consapevolezza dei propri mezzi, competenze e risorse, in quanto unico professionista con un laboratorio attrezzato e con ampia disponibilità di materie prime. Il farmacista nel tempo contribuì a rompere i dogmi legati alle teorie ippocratico-galeniche basate sugli “umori”, e consentì l’affermazione degli estratti vegetali come “prodotti” contenenti a loro volta altri preziosi prodotti intrinseci, il principio attivo, con entità funzionale efficace.

Siamo agli inizi di quella che sarà la farmacologia. Essendo il formulatore di benefici medicamenti/rimedi, il farmacista divenne una figura insostituibile per il medico e il paziente, in grado di soddisfare/rispondere ai bisogni e aspettative del malato.

Alcuni dei più insigni farmacisti “storici”

L’elenco sarebbe lungo, ci limitiamo dunque a citare alcuni farmacisti che hanno cambiato la storia di cura e della farmacologia in genere con le loro scoperte:

  • Johann Rudolph Glauber che nel XVII secolo mise a punto le prime preparazioni di acidi e sali;
  • Andreas Sigismund Marggraf, a cui si deve la scoperta del saccarosio dalla barbabietola, nel 1757;
  • Carl Scheele, senza il quale a partire dal 1774, non avremmo avuto ossigeno, cloro, numerosi altri metalli, gas e acidi organici;
  • Heinrich Wackenroder, che rese noto il carotene nel 1846;
  • Poi si ebbe l’avvio di nuova era, quella dell’industria farmaceutica, cominciata con i pionieri Giovanni Schiapparelli e Carlo Erba, e che iniziò ad affermarsi in Italia nell’800;
  • In tempi più recenti la scoperta delle benzodiazepine, ansiolitici ad azione anche ipnotica, anticonvulsivante e anestetica ad opera di Leo Sternbach 1956 cambiò l’approccio al trattamento degli stati ansiosi;
  • infine ricordiamo Tu Youyo, farmacista cinese Premio Nobel per la Medicina nel 2015, a cui si deve l’isolamento dell’artemisinina, erba in uso nella medicina tradizionale cinese, il cui principio attivo naturale è efficace contro il plasmodio della malaria.

Nel XX secolo, l’affermazione del farmacista

Come il medico condotto, il farmacista è stato sempre per il cittadino-paziente, specie nei piccoli centri e/o nelle zone rurali, una figura referenziale, per counseling di prima necessità e/o problematiche più specialistiche, o indicazioni sul tipo di professionista da consultare. E, dunque, la farmacia un’istituzione rassicurante il cui ruolo non solo di dispensazione di farmaci, ma di erogazione di servizi indispensabili per la salute, si sono pienamente affermati negli ultimi anni di pandemia.

Superata la fase di sperimentazione della farmacia dei servizi, con l’offerta di attività di back e front office, di prenotazioni per visite specialistiche, di punto di raccolta di esami di screening e riconsegna dei referti, di monitoraggio delle cronicità, fino all’erogazione di qualche prestazione clinica, la somministrazione di vaccini (antinfluenzali e anti covid), tamponi, la misurazione di pressione e glicemia, la farmacia sta adempiendo al ruolo di dispensatrice di salute di prossimità. Servizio molto apprezzato dai cittadini-pazienti che hanno scoperto nel comporto anche un ruolo sociale di fondamentale importanza, e ormai irrinunciabile.

Il viaggio continua! Prossima puntata: “Le farmacopee in Italia”.